Lo Stato - anno II - n. 23 - 20 settembre 1961

di permettere una competizio: ne tra gli sforzi di ognuno, d1 evitare un livellamento che non può non impe<:i~e il liber~ im– pegno di uomm1 e gruppi per un graduale sviluppo delle ri– sorse economiche; - l'iniziativa pubblica de– ve uniformarsi al « principio di sussidiarietà » e cioè avere un carattere dÌ orientamento, di stimolo, di coordinamento, di supplenza, di integrazione. Al fine di evitare qualsiasi in– terpretazione erronea su q~es~o punto, il documento pont1ftc10 espressamente rileva che « de– v'essere sempre riaffermato il principio che la presen~a dello Stato in campo economico, an– che se ampia e penetrante, non va attuata per ridurre sempre più la sfera di libertà dell'ini– ziativa personale dei singoli cit– tadini, ma anzi per garantire a quella sfera la maggiore a_m– piezza possibile nella effettiva tutela, per tutti e per ciascuno, dei diritti essenziali della per– sona; fra i quali è da ritenersi il diritto che le singole persone hanno di essere e di rimanere normalmente le prime respon– sabili del proprio mantenimen– to e di quello della propria fa– miglia; il che implica che nei sistemi economici sia consenti– to e facilitato il libero svolgi~ mento delle attività produttli– ve n. Una « convivenza ordinata e feconda » richiede un apporto concorde e perequato degli sfor– zi singoli e di quelli dei pub– blici poteri: ormai non manca– no davvero documentazioni pre– cise sulla scarsa efficacia eco– nomica realizzata laddove tutto è stato statalizzato e la più che vasta area di sfruttamento lad– dove tutto è lasciato alla incon– trollata azione individuale. La « Mater et Magistra >, of– fre un quadro sintetico, ma completo delle <e esigenze del bene comune sul piano nazio– nale ». che vanno considerate nell'insieme di una politica eco– nomica ispirata a vera giusti- zia: • I) dare occupazione al mag– gior numero di lavoratori; 2) evitare che si co~titui- Lo STATO bibliotecaginobianc~ scano categorie privilegiate, an– che tra i lavoratori; 3) mantenere una equa pro– porzione fra salari e . prezzi ~ rendere· accessibili beni e servi– zi al maggior numero di citta– dini; 4) eliminare e contenere gli squilibri tra i settori dell'agri– coltura, dell'industria e dei ser– vizi; 5) realizzare l'equilibrio tra espansione economica e svilup– po dei servizi pubblici essen– ziali; 6) adeguare, nei limiti del possibile, le strutture produttive ai progressi delle scienze e del– le tecniche; 7) contemperare i migliora– menti nel tenore di vita della generazione presente con l'ob– biettivo di preparare un avveni– re migliore alle generazioni fu– ture. Ed in tema di « esigenze del bene comune sul piano mon– diale n occorre: a) evitare ogni forma di sleale concorrenza fra le econo– mie dei diversi Paesi; b) favorire la collaborazio– ne tra le economie nazionali con intese feconde; c) cooperare allo sviluppo economico delle Comunità poli– tiche economicamente meno progredite. « E' ovvio - conclude a que– sto punto l'enciclica - che le accennate esigenze del bene co– mune. tanto sul piano naziona– le che su quello mondiale, van– no tenute presenti pure quan– do trattasi di determinare le a– liquote di reddito da assegnar– si ai responsabili della direzione delle imprese in forma di pro– fitti; e agli apportatori di capi– tali in forma di interessi o di dividendi ,,. Non crediamo di rischiare la attribuzione della qualifica di faziosi se diciamo che il sinteti– co programma formulato dal Santo Padre e valevole per tutti i popoli, ambienti e tempi, do– vrebbe trovare una incondizio– nata approvazione da parte .di quanti hanno a cuore le sorti della società umana ed anche, egoisticamente, di se stessi e dei propri interessi, interessi che si identificano in una ordi- nata convivenza, capace di ri– spettare i diritti di ciascuno. D'altra parte, a conferma di ciò. sono le adesioni ai principii dell'enciclica pervenute da tut– to il mondo e. particolarmente significative. proprie da quanti - pur non professando la no– stra confessione religiosa ·- hanno trovato nelle parole del Pastore della Chiesa Cattolica una interpretazione esatta e completa delle esigenze di tutti. Stabilito il punto base dei rapporti tra Stato ed iniziativa privata, inquadrato il concetto di socializzazione, delineati i diritti del mondo del lavoro, af– fermate le esigenze del bene co– mune sul piano interno e mon– diale, Giovanni X'XIII, con una visione completa e vasta .dei problemi, .ritiene di dover ri– chiamare i responsabili ad una più approfondita disamina del– la questione della qualificazione ed istruzione professionale, qua– le strumento di elevazione e di miglioramento del tenore di· vita. Ad implicita risposta a quan– ti - anche tra le file cattoliche - pongono in dubbio « il prin– cipio del diritto naturale della proprietà privata sui beni pro– cluttivi », l'enciclica ricorda che e< il ct ir itto di proprietà sui brni anche produttivi ha valore per– manente, appunto perché è di-· ritto naturale fondato sulla priorità ontologica e finalistica dei singoli esseri umani nei confronti della società »; ed a conferma di ciò giustamente di– chiara come « vano sarebbe ri– badire la libera iniziativa per– sonàle in campo economico, se a siffatta iniziativa non fosse acconsentito di disporre libera– mente dei mezzi indispensabili alla sua affermazione ». Che poi, una tale libertà vada su– bordinata al comune interesse e che essa non debba divenire la base per la creazione di mo– nopoli di gruppi a discapito della comunità appare ovvio: la « Mater et Magistra » lo ricono– sce implicitamente allorché pro– pugna, per la proprietà privata, « la effettiva diffusione fra tut– te le classi sociali n. Il nostro tempo ha veduto al– largarsi in modo impressionan.., 15

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