Lo Stato - anno II - n. 23 - 20 settembre 1961
Non è detto che il giorno in cui, superata la fase degli opposti $indacalismi che sono per la dottrina della Quadragesimo anno un effetto della situazione patologica della condizione anarchica della società come gli eserciti nella guerra, e non sono le istituzioni di una ordina– ta società civile, non è detto che tutto sarà pace. Il pubblico potere avrà certo bisogno di tutta la sua energia per imporre una giusta leg– ge a dei particolarismi, legittimi nella loro origi– ne e nella loro costituzione e rinforzati dalla ric– ca unità di cui sarebbero espressione. Ma que– sto sarebbe allora una vera ed ideale lotta civile non semplice cozzo di interessi: perchè gli inte– ressi dovrebbero automoderarsi in ragione della ricerca dell'unità e dovrebbero poi salire con le loro argomentazioni al livello del bene comune, dello Stato e della legge. Cancellazione delle antitesi Il moderno ~onflitto delle cla'!isi non è per la Chiesa una vera dialettica civile. Quesa av– viene soltanto sulla base di corpi che hanno una realtà ordinata e una giusta conformazione etica nel loro stesso sorgere, nella loro stessa norrria base. Per questo essa vede la ricomposi– zione dell'ordine sociale solo mediante la can– cellazione delle antitesi t-ra capitale e lavoro. Su questa antitesi l'ultimo e supremo frutto della filosofia moderna, la negazione comunista, ha potuto lasciare li limbo della fantasia mala– ta ed infeconda, e assumere, essa per origine sterile negazione, un corpo reale. Che facendo questo sia poi giunta a negare tutte le conse– guenze dei propri postulati ed all'_incoerenza so– stanziale era inevitabile: tuttavia la forza ori– ginaria dell'errore, tendente a disporre di un grosso potere sociale come propedeuta e come garante, è rimasta notevole. Per questo anche, per dei mali che trascen– dono l'ordine sociale e toccano quello intellet– tuale e quello spirituale, il superamento delle antitesi di classe e la fondazione di istituzioni legate a questo superamento, è un compito grave. Purtroppo su questo punto il disordine in– tellettuale del nostro tempo si è talmente diffu- b1011otecaginobianco so anche tra i cattolici che è ormai abitualé tro– vare persone che non hanno il senso del proble– ma e che oscillano tra un sindacalismo acceso, un vieto filocapitalismo o adorano i nuovi e ric– chi mani dell'industria di Stato. Ma venire meno a questo punto significa estendere la dottrina sociale cristiana come ge– neriche esortazioni morali, non come un viven– te ordine intellettuale ed una ricca sorgente spirituale. Possa dunque l'occasione di meditazione e di discussione che la nuova Enciclica offre ri– portare la. dottrina sociale cristiana nel debito onore, che è in primo luogo obsequium mentis tra i cattolici. G. BAGET-BOZZO l'FLN scopre il suo gioco.
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