Lo Stato - anno II - n. 21-22 - 30 lug.-10 ago. 1961
voleva fare del Festival Inter– nacional del Cine di San Seba– stian una manifestazione degna non solo di Cannes, ma anche di Venezia. Cosa è accaduto? Che il Fe– stival, partito seriamente e su– bito accolto, proprio per la se– rietà delle sue intenzioni, fra le :manifestazioni ufficialmente riconosciute dalla FIAPS (la Federazione Internazionale dei Produttori), ha finito per ac– cantonare sempre più le sue ambizioni artistiche a favore di mire più modestamente com– merciali, motivate dal fatto che il festival, essendo il solo in Eu– ropa in cui i fllms sono sottoti– tolati in spagnolo, aveva finito col richiamare l'attenzione e lo interesse dei grandi distributo– ri dell'America Latina pronti, dopo ogni proiezione, a valuta– re un film secondo il loro giudi– zio e, nel caso, ad acquistarlo. Ma questo loro giudizio, ahimè, era ispirato ai gusti spettacola– ri di quella congerie quanto mai composita che dalle Ande alla Terra del Fuoco, dall'uno all'altro Oceano è il pubblico del Sudamerica, in massima parte iberoglotto: per aver per– ciò favorevole questo giudizio (importante perché apre uno dei più vasti anche se non proprio dei più ricchi mercati del mon– do) i produttori hanno finito per inviare con una certa rego– larità a San Sebas.tiano films minori, di intenti spiccatamente commerciali, trascurando quasi del tutto gli scopi artistici. Con la conseguenza che la critica, soprattutto quella spa– gnola addolorata di veder ri– dotto il proprio festival ad una mostra-mercato, non ha lesina– to rimproveri, rampogne, ac– centi fieramente delusi: in pas– sato e, naturalmente, anche quest'anno, nonostante i films 32 1011otecaginobianco in concorso fossero solamente quattordici, carne a Venezia, e nonostante le manifestazioni collaterali al Festival (retro– spettlive, setioni culturali, in– formative) avessero tutte un to– no di indiscussa serietà. Di questi quattordici films, in– fatti, solo due o tre meritavano di essere visti, gli altri, tutti gli altri, non erano pelliculas de Festival, come quotidianamente scriveva, mesta e irritata, la stampa locale. Il primo premio, ad esempio, One Eyed Jacks. E' vero che lo ha diretto Marlon Brando (che lo ha anche inter– pretato), ma nonostante l'entu– siasmo della giuria (incline a mettere in rilievo le intenzioni commerciali della manifestazio– ne prima ancora di quelle arti– stiche) è solo un western psico– logico ritorto e confuso, eccessi– vamente lungo e scarsamente dinamico. Il suo unico pregio è l'interpretazione vivace e spi– gliata di una quasi esordiente, Pina Pellicer che (questa volta a b<.1ondiritto) ha avuto il pre– mio per la migliore attrice. Anche il film inglese The Na– ked Edge (di Michael Anderson) ha interessato solo per l'inter– pretazione: suo protagonista, infatti, è Gary Cooper giunto qui alla ~-' ..a estrema impresa, e questa presenza - commoven– te, degnissima, limpida di ma– turate esperienze -- riscatta un'opera a sfondo granghigno– lesco, fatta solo per i brividi do– menicali di periferia. Più serie– tà, invece, nel film polacco Od– wiedziny Pre~v_denta (Aspettan– do il Presidente), diretto da Jean Batory e tutto costruito sul dramma di un bimbo che, trascurato dal padre, si crea un personaggio del tutto immagi– nario - il Presidente, appunto - cui confida tutte le sue pe– ne: con conseguenze che altre volte, con temi del genere, ab– biamo visto vicende liete e qua– si comiche (ricordate Harvey?) e che qui, invece, son dolorose e quasi tragiche. In un clima di fervida indagine psicologica. Un clima quasi analogo .- ma ve ne ho già detto a suo tempo, nel film italiano L'im– previsto, di Alberto Lattuada, premiato per la migliore regìa. A parte questo, però, e a parte l'altro film italiano, I mongoli (di Leopoldo Savona che, pur essendo un « cappa e spada», ha pagine di ottimo cinema drammatico) cos'altro è rima– sto da poter citare? Forse l'in– glese · Very Im1)0rtant Person (di Ken Annakin) che fa dello humour sull'evasione di uno scienziato britannico da un campo di concentramento tede-· sco (ma c'era riuscito megl~o Billy Wilder con il suo Stalag 17); l'americano 101 Dalma– tians, un cartone animato in cui Walt Disney ha svolto, con molta suspense e molto pathos una commovente e quasi tene– ra storia di cani; e forse (ma proprio forse), il tedesco Der Gauner und der lieber Gott (di Axel von Ambesser) che, però, non va oltre la farsa con inten– zioni moraleggianti (<< nunca pretendio ser nada màs que u– na comedia burlona,> ha chio– sato, malinconica, la stampa spagnola). Gli altri fllms, invece, Hijo de Hombre, argentino, Vsude Ziji– lide, cecoslovacco, Milagro a los cobardes, spagnolo, Les hon– neurs de la guerre, francese, La carcel de Cabanea, messicano, A raça, portoghese, non sono neanche da citare giacché non sono piaciuti a nessuno. Ma -· ci assicurano, piaceranno sul· Rio de ìa Plata e in Amazzonia. GIAN LUIGI RONDI
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