Lo Stato - anno II - n. 21-22 - 30 lug.-10 ago. 1961

POLITICA INTERNA POLEMICHE A In attesa di poter disporre di un quadro completo e sufficiente– mente indicativo, nella sostanza, dei riff essi che potrà avere sul.la politica inte rna il viaggio a Mosca degli on.li Segni e Fanfani, ci sembra int eressante fermare l' at– tenzione sulla" polemica di stampa , che in questi ultimi tempi si è ac– cesa tra comunisti e socialisti « au– tonomisti ». I temi della polemica sono di– versi, ma noi vogliamo soffermar– ci unicamente su quello che tocca il problema del ruolo politico che in un futuro prossimo saranno chiamate a svolgere le masse so– cial-comuniste, e quello dei modi, degli strumenii e dei tempi attra– verso i quali « liberare » i lavora• tori cattolici dalle ipoteche con– servatrici, al fine di poterli inse– rire decisamente in tutte quelle iniziative volte a mutare radical– mente i rapporti politici di forza in Italia a vantaggio della classe operaia. Le posizioni dei comunisti ri• guardo ai due temi sono quelle di sempre. Il ruolo delle masse orga• nizzate dovrà essere quello di «pre– mere » dall'esterno, attraverso un impegno unitario, sui punti debo– li dello schieramento conservatore, al fine di strappare allo stesso u– na catena di concessioni che ne in- . deboliscano progressivamente il potere politico, sino a metterlo in crisi, facendo scoppiare le contrad– dizioni di interessi tra i gruppi che lo compongono e sostituirlo nel controllo delle leve essenziali del– la società nazionale. Quanto ai rap– porti con i lavoratori cattolici, gli 8 tecaginobianco stessi dovranno essere improntati da una volontà egemonica di con,-· quista di quei lavoratori allcr ca:u– sa del socialismo, cosa che sarà resa possibile dal moltiplicarsi del– le vittorie dei partiti di classe o– peraia, che varranno a sensibiliz– Z()Te la loro sopita coscienza di classe. I socialisti autonomisti giudicano << astratto » questo schema in quan– to sostengono : 1) che appare dubbio poter im– pegnare la classe operaia ad oltrarv za in una lotta le cui. prospettive sono ipotetiche e comunque lonta– ne nel tempo; 2) che è illusorio pensare di cc e– gemonizzare » le masse cattoliche fidando solamente sulla carica di attrazione che su di esse potrebbe– ro esercitare le lotte unitarie delle masse social-comuniste; 3) che l'apporto attivo delle mas– se cattoliche deve considerarsi es– senziale sin dalle prime battute di una eventuale nuova fase di lotte operaie; 4) che tale apporto è più facile avere sia sensibilizzando ed a.ilv tando i loro quadri di << vertice » a liberarsi dalla ipoteca conservatri– ce, che favorendo al massimo quel– la che appare una loro tendenza di base - fatto questo riscontrabile anche tra le masse organizzate nel– la CGIL - di imp~gnarsi, cioè, in lotte a livello aziendale e settoria– le, spesso in contrasto con le diret– tive rigide delle centrali conf ede– rali. A ben considerare le due tesi, ci sembra si possa dire che in esse ria{fiora /,a vecchia polemica, mai sopita nel campo marxista, fra co• loro che nutrono una sostanziale sfiducia nella capacità delle masse ad esprimere una .positiva ed a:uto– noma linea politica, e pertanto ri– tengono essenziale tenerle in «ten– sione rivoluzionaria» sotto la spin– ta dei quadri politici; e coloro i quali giudicano possibile e positi– vo un impegno autonomo delle stesse, che il partito deve inter– pretare, coordinare e r!},ppresenta– re, al fine di concretarlo in conqui– ste ed in istituti politici aderenti alle loro aspirazioni di fondo. I socialisti « autonomisti » sem– brano dire, infatti, che un quadro obbiettivo della situazione sinda– cale italiana, CGIL compresa, di– mostra che le masse sembrano a– ver intuito la necessità di mettere da parte certi rigorismi tipici del– ta metodologia comunista, per muovere alla ricerca di vie auto– nome, nel crogiuolo delle lotte set– toriali ed aziendali, capaci di rom– pere il circolo chiuso e soffocante del « centralismo » politico-buro– cratico delle grandi conf ederazio– ni, alle quali si addebita l'incapa• cità di ridare unità allo sforzo ope– raio, e ·COnl'unità valide e concre– te prospettive politiche. Noi, ob– biettivamente, riteniamo che tale posizione abbia in se più di un ele– mento positivo, soprattutto là dove affiora la esigenza di superare le strozzature partitiche e burocrati– che, al fine di poter cogliere i ter– mini essenziali di un particolare momento storico. Ma per ora dob– biamo {are adclebito agli «autono– misti » di non riuscire a trarre le conseguenze politiche essenziali dalle loro intuizioni. Perché se è vero, come è vero, che vi sono de– terminati fermenti a livello di mas– sa, è pur vero che gli stessi sono la conseguenza diretta della inadegua– tezza strutturale degli istituti del– lo Stato sor~o in Italia dopo il 1945 a contenere ed interpretare le esi– genze storiche del popolo. E se ciò è vero, non si capisce che cosa si ripromettano i socialisti dal muo– versi politicament~ entro certe di– rettive che, nel caso dovessero con– cretarsi, ad altro non porterebbero se non al rafforzamento di quegli istituti, la cui inadeguatezza ha precipitato _da anni il paese i,1, uno stato permanente di crisi, senza con ciò offrire valide prospettive a quell'impegno delle masse che essi auspicano.

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