Lo Stato - anno II - n. 20 - 20 luglio 1961
L'antica emergenza è dunque superata. Ma ·è appunto questo che rende superata la giusti– ficazione originaria della convergenza. Per la verità, vi è una sola posizione poli– tica che ha sostenuto con chiarezza che l'emer– genza permane ed è rimasta quindi fedele all'an– tica motivazione della « convergenza » : e que– sta posizione è stata quella dell'on. La Malfa. Posizione tutt'altro che irrilevante, anzi, ap• punto perché marginale, determinante ai fi. m della sopravvivenza della convergenza. Tuttavia questa motivazione dell'emergen– za era tale da poter essere scritta sulla « Voce Repubblicana » ma non detta in Parlamento. Perché l'emergenza per l'on. La Malfa, non sta dunque sulla piazza, ma al Quirinale. . Ma questa « emergenza ·» non poteva esse– re fatta proprio dal Presidente de·l Consiglio. Dunque la motivazione politfoa della con– vergenza, quella che la faceva cosa diversa dal centrismo, non esiste più: e di qui la ragione dell'interrogativo dell'on. Nenni. Con questo interrogativo l'on. Nenni ha posto in imbarazzo tutte le forze politiche che in precedenza avevano negato il centrismo. L'im– barazzo è stato accusato dallo stesso Presidente del Consiglio il quale ha dichiarato che coloro che « riuscissero nel proposito di togliere al go– verno la fiducia del Parlamento avrebbero con– tribuito a ridargli la libertà <l'idifendere parti– colari visioni che gli sembravano essere proficue al Paese ». E' ben singolare motivare una politica con la rinuncia alle proprie idee politiche ma il di– battito parlamentare è stato pieno di queste motivazioni .... L'on. Moro ha tentato una definizione di convergenza: ma per la verità essa si applica molto più al concetto ordinario di coalizione parlamentare che non a quella singolare espe– rienza che furono le « convergenze parallele ». « La convergenza è il libero, autonomo confluire di forza verso un punto comune, ver– so il Governo, partendo da posizioni diverse che restano integre come posizioni di fondo dei partiti, ma per giungere ,a un punto comune ». Ci domandiamo in che cosa questa defini– zione non convenga al centrismo o a qualunque altra coalizione parlamentare : forse che tra il '47 ed il '57 i liberali divennero social-democra– tici e i democristiani mazziniani? No, c'era una collaborazione concreta su un programma de- tecaginobianco terminato: un'alleanza parlamentare, .insomma, cosa vecchia e consueta. La novità della conver– genza fu che essa teorizzò, per bocca dell'on. Moro e grazie all'emergenza, una diversa teo– ria: applicò alla maggioranza quel tipo di rap– porto negativo che è caratteristico dell'opposi– z10ne. Due formazioni parlamentari votano as– sieme contro qualcosa e non contraggono tra di loro alcun rapporto positivo. La conver– genza fu qualcosa di questo: i quattro partiti votano contro « qualcosa » ( gli « opposti estre– mismi » ), ma non contraevano tra di loro alcun ràpporto di alleanza. A significare questo, i quattro partiti non hanno mai avuto formalmen– te riunioni comuni : ciascuno ha rapporti sin– goli con la d.c ..... Insomma, i quattro partiti non sono in grado di fare una alleanza politica. Il dibattito parlamentare ha lasciato le cose a,l punto di prima. Il suo effetto primario è però quello di aver fornito ai repubblicani un'arma notevole nei confronti della d.c.: cioè l'arma di minac– ciare, a partire dalla ripresa autunnale la crisi ogni qual volta la d.c. non accetti le imposta– zioni del P .R.I .. Cioè : in autunno, posta la convergenza e la sua insostituibilità, si avrà una sorta di pieni poteri del partito Repubblicano e dell'on. Rea– le, ago della bilancia di quel partito. Questo è particolarmente grave per la po– litica scolastica. I repubblicani e i socialdemo– cratici hanno chiesto lo stralcio dal piano della scuola della parte che riguarda la scuola pub– blica ed il rigetto dell'emendamento France– schini. Su questo punto il P .R.I., spalleggiato dai socialdemocratici giocherà la carta della crisi. E qualcosa di simile potrà accadere sulle Regio– ni. Su questo punto l'on. Fanfani ha taciuto. L'on. Moro invece si ~ diffuso più a lungo: e giustamente, data la sua carica di Segretario della DC. Egli ha detto: « Nessuno penserà che la DC possa rinunciare ad alcune posizioni di fondo, ad alcune affermazioni di principio, ad alcune impostazioni che rispondano aHa sua stes– sa caratterizzazione di partito politico ». E' non dir nulla sulla questione concreta di governo : soprattutto dopo l'elogio compiuto della rinun– cia alle posizioni ideologiche « di fondo, che restano integre » come condizione del governare. L'on. Reale non chiederà alla DC l'abiura,
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=