Lo Stato - anno II - n. 20 - 20 luglio 1961

HATER ET HAGISTRA L'importanza di questa Enciclica di SS. Giovanni XXIII nella storia del magistero pontificio sulla que– stione sociale ci pare risulti anche da una prima let– iu ra. Quello che colpisce è che le formule sono chia– re e precise, e quindi più capaci di· immediato im– pegno per l'azione. Talune di queste soluzioni esa-. mineremo nei nostri prossimi numeri e per questo tralasciamo di farlo adesso. Questa Enciclica è una occasione per portare la pace nella verità tra i cattolici, a cominciare dai cat– tolici italiani; e speriamo che questa occasione ven– ga colta. L'Enciclica da un lato afferma una, dottrina che è, a nostro giudizio, determinante oggi per il retto comportamento cristiano degli uomini: cioè che la legge naturale, di cui, nell'ordine cristiano la Chie– sa è interprete e custode infallibile, obbliga i po– poli e gli Stati così come obbliga i singoli: e che senza il riconoscimento di questa legge, senza farne il fondamento· delle soluzioni politiche, non vi è giu– stizia nè pace. I cattolici hanno per primi il dovere (e quindi la responsabilità) di offrire al mondo solu– zioni di questo tipo. E non le sapranno creare senza Cede e senza docilità. Il timore di Dio è il principio della sapienza. D'altro lato coloro che hanno negato o almeno di– minuito, reso fatto puramente interiore, il magiste– ro sociale della Chiesa, hanno adottato a motivazio– ne di ciò il timore che esso servisse di presidio a po– sizioni umanamente ingiuste. Quale migliore occa– sione di questa Enciclica, così chiaramente pervasa Lo STATO bibliotecaginobianco e clello spirito di verità e di quello di giustizia, per ritrovare, in una ricerca comune, le soluzioni vere, rispondenti ali 'insegnamento della Chiesa? Il pericolo maggiore che corre il magistero nel- 1 'ordine civile e sociale della Chiesa tra i cattolici è di essere coperto di lodi generiche in pubblico, ma di essere temperato da un facile scetticismo in pri– vato. Il primo ossequio che il magistero della Chiesa richiede è l'ossPquio della mente: cioè che se ne ac– cettino i principi, sgombrando ogni proprio giudi– zio particolare (che, se vero, sarà fatto più saldo e più ricco dall'obbedienza) e si usino con criterio di giudizio. Questo appunto noi speriamo che accada. Ba– sterebbe anche poco di questo per riportare un vero principio di unità e di ordine nella confusa e disor– dinata vita politica e civile del nostro paese. Obbedienza e pace, sono le parole grandi e sem– plici del Baronio che SS. Giovanni XXIII ha posto come fondamento del suo pontificato. Se ci sarà l'obbedienza, ci sarà la pace. Se i cattolici italiani politicamente impegnati ac– cetteranno di ricercare in fraternità, sotto la guida della Chiesa, le soluzioni sociali che ona,-.cno dell'En– ciclica, dando il loro contributo allo sforzo più ge– nerale che questa Enciclica certamente, crediamo, i– nizierà, questo sarà un grande apporto alla causa del progresso civile del nostro paese. G. B.B. 23

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