Lo Stato - anno II - n. 20 - 20 luglio 1961

D'altra. parte un tale sforzo sa.rebbe apparso fine a se stesso qualora non avesse provocato (come in effetti ha poco provo– cato, per una non adeguata so– luzione delle esigenze ambien– tali per operare) un intervento cospicuo dell'iniziativa privata, capace di dare al Mezzogiorno le condizioni di un sistema e– conomico autopropulsivo a va– sto respiro, un sistema cioè che fosse fonte permanente di red– dito e di occupazione. Oggi, a sei anni di. distanza dallo Schema Vanoni, :va detto chiaramente che il divario eco– nomico tra Nord e Sud se non è aumentato non è certamente diminuito, e ciò ha creato tra l"altro un fenomeno sulla cui gravità è stata richiamata l'at– tenzione della pubblica opinio– ne attraverso il recente suac– cennato dibattito televisivo: il trasferimento, cioè, di una no– tevole parte della manodopera e dei tecnici - tra i più prepara– ti - dal Sud in altre zone, men– tre nel Mezzogiorno poco si è fatto per affrontare e risolvere il problema della preparazione e qualificazione. E' vero, come notava l'on. Preti, che « è più importante formare un uomo, renderlo atto a combattere la sua battaglia, piuttosto che costruire una strada nuova », cosi come è ve– ro che in questi ultimi anni i comuni meridionali in generale si sono svuotati della manodo– pera. Ciò è avvenuto per due moti– vi: 1) perché, nel decennio con– siderato, gli investimenti ordi– nari si sono triplicati nel Nord e raddoppiati soltanto nel Sud, per cui l'efficacia integrativa della << Cassa » è stata diminui– ta notevolmente; 2) perché - mancando una soluzione decisi- 20 bib110 ecaginobianco va nel campo delle infrastrut– ture (:vie,ferrovie, strade, ponti, canali, ecc.) - la industrializ– zazione non ha realizzato in mi– sura adeguata i programmi ne– cessari e quindi ha favorito lo spostamento umano verso altre zone. A proposito del problema del– la scuola merita ricordare che lo Stato spende, come dicastero della Pubblica Istruzione, per ogni abitante nel Nord il 38% più di quanto spende per ogni abitante del Sud; l'INA-OASA (per accennare alla questione dell'edilizia popolare) ha desti– nato negli ultimi cinque anni il doppio dei propri stanziamenti al Nord anziché al Sud. L'on. Cortese osservava che occorre « portare il lavoro dove sono i lavoratori che attendo– no », anziché favorire l'esodo dei lavoratori dove c'è lavoro: ma egli aggiungeva come sia necessario - per far questo - realizzare una politica di indu– strializzamone ed una politica di bonifica sociale. Noi siamo del parere che alla Cassa per il Mezzogiorno sono stati limitati certi compiti fon– damentali e che tuttora ciò av– viene con la realizzazione dei mastodontici piani del Governo convergente, quelli che lo stesso presidente della Cassa prof. Pe– scatore ha definito i « cosiddet– ti piani che ormai stanno pul– lulando nel quadro dell'ammi– nistrazione ordinaria ». D'altra parte manca tuttora una visione unitaria del proble– ma economico nazionale e cjÒ 1;1on fa suffl'Cientemente com:– prendne che il problema del Mezzogiorno e delle aree depres– se in genere è un problema che va visto e risolto nel quadro di una politica nazionale, cosi co– me il problema delle aree sott'"l- sviluppate del mondo va visto nel quadro di quello più vasto del benessere di tutti i popoli. E' una questione di interdi– pendenza economica e sociale che non consente diversivi lii sorta: i1 compito dello S 'che.ma Vanoni era questo e cioè il su– peramento di una politica re– gionalistica incapace di vedere gli aspetti nazionali dei proble– mi; esso intendeva realizzare u– no sforzo nell'interesse sia del– le areP- depresse che di quelle pili sviluppate, le quali ultime avevano ed hanno tutto da gua– dagnare da un crescente e sicu– ro mercato di consumo. « Il problema del Mezzogior– no - scriveva nel suo " Il Nord e il Sud ", ben sessant'anni or sono, Francesco Saverio Nitti - è il più grande problema attua– le: la libertà e l'avvenire d'It.a– lia sono nella soluzione di que– sto problema »: oggi possiamo, purtroppo considerare ancori:\ attuale tale affermazione e ri– chiamare su di essi l'attenzione del Governo: ma come sperare in una politica unitaria e coor– dinata quando essa dev'essere l'espressione di uomini che - nonostante le apparenze di un voto - non sembrano in accor-• do tra loro? Non ha forse di– chiarato proprio in questi gior– ni l'on. La Malfa che i repub– blicani si considerano dei di– vergenti convergenti e che lui personalmente si considera il' più divergente fra i convergen– ti divergenti? E tra le righe dei discorsi e degli scritti di espo– nenti degli altri partiti che so– stengono l'attuale Governo non si· ha forse la medesima conf~s– sione? GIORGIO SACERDOTE

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