Lo Stato - anno II - n. 20 - 20 luglio 1961
D'altronde è un fatto che il Settentrione ha infrastrutture pressoché perfette, riimltuto di investimenti effettuati da de– cenni, ha un'organizzazione e– conomica aderente alle molte– plici esigenze del nostro tempo, ha possibilità di espansione :ver– so mercati esteri :vicini, ha i più importanti e competitivi com– plessi industriali. Altro elemento signiftcativo è che i consumi sono aumentati nel Sud in misura superiore del reddito: nel 1960 abbiamo 3323 miliardi di lire di reddito pro– dotto e 3346 miliardi di lire di spese per consumi; nel Nord– Centro, nel medesimo periodo, si hanno 11.324 miliardi come reddito e 9.336 miliardi come consumi. Evidentemente le estreme condizioni delle popolazioni me– ridionali .inducono a cammina– re in modo più s:velto verso un tenore di vita meno depresso e poco o nulla Gonsentono al ri– sparmio ed al ~einvestimento per l'industrializzazione. Praticamente, come notava in un suo studio il collega Ma– gnani, ciò dice che almeno per un certo periodo di tempo sarà necessario un maggior apporto dall'esterno all'economia meri– dionale. La necessità di una più intensa accumulazione di capi– tale, non può per ora che ac– crescere tale dipendenza, per– ché, in una zona in cui tanto basso è il livello del reddito pro -capite, questa necessità non può essere soddisfatta con ltl ri– sorse locali. In realtà - dal 1951 al 1959 - a fronte di un reddito di 24 mila 839 miliardi abbiamo con– sumi per 25.067 miliardi, per cui senza l'aiuto esterno di 6 mila 316 miliardi il Mezzogior– no non solo non avrebbe potu- Lo STATO b10110 ecaginobianco to investire una lira, ma non a– vrebbe potuto nemmeno prov– vedere agli ammortamenti. Ora, è vero - come nota pro– prio il Magnani - che per va– lutare la questione in modo o– biettivo occorre non tanto guar– dare ai risultati ottenuti, quan– to pensare a ciò che sarebbe ~tato se non si fosse provveduto ad impostare una politiGa Jne– ridionalista basata su interven– ti eccezionali. Ma è pur vero che se questi interventi fossero stati compiu– ti in maniera più coordinata e razionale; se i medesimi non fossero divenuti in alcuni casi, anziché integrativi, sostitutivi àei normali interventi dei dica– steri economici; se si fossero realizzate maggiori facilitazio– ni fiscali e più vaste iniziative per la formazione del fattore u– mR.no, i risultati potevano esse:– re diversi ed assicurare quindi una .rirluzione del divario tra la area meridionale e quella set– tentr~onale. D'altra parte - nel corso del decennio - è intervenuto an•• che, con la sua. ponderata im– postazione, lo Schema Vanoni, ma t&le Schema, per quanto concerne appunto il Mezzogior– no, è rimasto lettera morta. Guardando al problema nel quadro generale dello s:viluppo economico e sociale del Paese. il compianto ministro Vanoni rilevava come due componenti influiscono sul riequilibramento dei redditi per addetto nelle di– verse circoscrizioni del Paese: l'attivazione di un più intenso processo di sviluppo nelle regio– ni economicamente arretrate; movimenti migratori interni che tendano a compensare la diversa dinamica demografica dei due gruppi di regioni, assi– curando in ciascuno di essi una offerta di forze di lavoro cor- rispondente ai ritmi di svilup– po attendibili. Un attento esame degli inve– stimenti portava lo Schema a considerare la necessità di ri– partire i medesimi nei settori p1opulsivi e dell'edilizia tra Nord e Mezzogiorno nella pro– porzione, rispettivamente, del 52% e del 48%; per quanto ri– guarda l'agricoltura si prevede– va necessario realizzare il 46% degli investimenti nel Nord ed il 54 % dei medesimi nel Mezzo– giorno; circa le opere pubbliche di bonifica si prevedeva ,·he il 68% degli investimenti si rea– lizzasse nel Sud; di essi, quelli per opere irrigue, dovevano es– sere localizzati per 1'82 % nel Mezzogiorno e per il 18 % al Nord; per le imprese di pubbli– ca utilità la ripartizione err. prevista in 64% per il Nord e 36 % per il Mezzogiorno; per le opere pubbliche la ripartizione doveva avvenire del 50% tra Nord e Sud; per le abitazioni si aveva il 53 % circa degli inve– stimenti localizzati nel Sud. « E' del tutto evidente - di– chiarava esplicitamente lo Sche– ma - l'importanza degli effetti di una siffatta ripartizione - che attribuisce al Mezzogiorno poco meno del 50 % degli inve– stimenti nei settori propulsi– vi - in relazione al tendenzia– le pareggiamento che occorre perseguire nelle dotazioni ~m– bientali e sociali tra Nord e Mezzogiorno. Attraverso tali in– vestimenti, ipfatti, si verrebbe a destinare al Mezzogiorno una quota delle nuove attrezzature sociali superiori al peso attuale della sua popolazione; in termi– ni di investimenti ciò corrispon– de ad in:vestire circa 410.000 li– re per ogni abitante del Mezzo– giorno e circa 270.000 lire per ogni abitante delk regioni Cen– tro-Settentrionali ». 19
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