Lo Stato - anno II - n. 20 - 20 luglio 1961
E N T o l'on. Martino ad « atti di guerra» vuole rispondere con una beUa iniziativa al consiglio di sicurezza del– l'ONU. Quel consiglio di sicurezza che in questo mo– mento, fra l'altro, mostra una sempre più accentuata e ricettività » alle pressioni non sempre disinteressate ed equilibrate dei cosidetti paesi « non impegnati » i quali, normalmente, si comportano in modo ben di– verso da tale definizione quando vi sono da affrontare problemi delicati che toccano una delle potenze e im– pegnate » nel campo occidentale. La questione del– l'Alto Adige è una questione di politica interna.: in questo quadro va mantenuta. Così com'è, essa è oggi dominata dalla necessità di stroncare il terrorismo. Il resto è cattiva politica. Ci sono troppi interessi, non nazionali, che hanno interesse a gettare olio sul fuo– co tra Italia e Austria e tra Italia e Germania. Basta leggere a riguardo «L'Unità». n governo italiano sostiene che l'Alto Adige è un problema. interno. Bisogna rimanere fedeli, in ogni modo, a questa tesi. Festuche e travi Luigi Salvatorelli si congeda (per il periodo e– stivo) dai suoi lettori de e Il Punto » con uno scritto assennato e pacato. In tale scritto, egli non si mostra tenero nei confronti di coloro, e sono molti, che in campo occidentale soffrono di una sorta di e com– plesso di inferiorità » ò addirittura di e colpa » avan– ti alla tematica ed a.gli slogans di Mosca e di Pe– kino. I suoi strali più acuminati li riserva a quanti vivono oppressi dalla paura « di apparire non abba– stanza progressista, socialista, pacifista anticolonia– lista, antimperialista » : pare di rileggere le pagine che Koestler ha dedicato 13 anni fa ai e sofismi del Babbit di sinistra >. Non possiamo che rallegrarci con Salvatorelli per questa sua prosa. Ma non possiamo esimerci dal dire che essa ci sembra non poco fuori posto, in un settimanale che sin dal suo primo numero sembra aver chiamato a raccolta tutti i e fissati » per certi e se emi intellettualistici> - come li chiama Salva– tore li - in virtù dei quali chi non applaude ai e ver– tici> alla e distensione>, a Nehru, a Tito, al FLN, a Lumumba, alla e lotta dei popoli deU' Angola >; chi non era per Kennedy o chi non è per Nenni e per La Malfa, chi non dubita della sincerità democratica del governo federale tedesco e così via, deve consi– derarsi. e massa dannata » fascista ed amico di Eich– mann. Salvatoretli invita certi critici occidentali - a cui ha fatto riferimento nel suo scritto - a non guar– dare solamente alla festuca nell'occhio dell'c Occi– dente libero > ma a soffermarsi anche suUa trave del- 1' c Oriente totalitario». Vogliamo sperare che netto scrivere ciò Luigi Salvatorelli abbia dedicato anche un pensierino ai redattori ed ai collaboratori abitua– li de e n Punto >, nena speranza che il riposo estivo valga a liberarli da certi tipi di e schemi intellettua.– listici », che abitualmente vengono da essi propinati ai lettori con una monotonia ed una intensità che fa pensare molto alla paranoia. bibliotecaginobianco Il Governo del Presidente « Itinerari » pubblica un articolo di Franco Bria– tico sul Presidente della Repubblica. In questo ar– ticolo Franco Briatico spiega le difficoltà del setten– nato e dell'on. Granchi e interpreta le ragioni. della condotta del Capo dello Sfato. Poiché anche noi avevamo, in un numero pas– sato de e Lo Stato >, compiuto il medesimo tentativo, Briatico svolge la sua interpretazione, non tanto in polemica con la nostra, quanto con una particolare interpretazione della nostra. . Egli ci attribuisce una concezione fondata su cose così edificanti come « l'odio e il timore per i nuo– vi gruppi socio-economici disgregatori delle vecchie formule associative, l'odi.o per l'industrialismo, l'o– dio operaio, l'odio per il progresso>. Briatico ag– giunge poi: « Non sempre è il processo logico di que– sta nozione, anzi esso è confuso e mascherato>. Ma questo era ovvio e posta la nebulosità dot– trinale che c'è nella testa del Baget >. Ci piace la precisazione del riferimento e della localizzazione. Il Briatico sostiene poi che alla base delta nostra vi– sione politica vi è « una concezione etica dello Sta– to, nella quale quest'ultimo si mescola alla Chiesa, l'assolutismo bismarckiano al liberalismo sturziano ». Essere questo luogo di mescolamento universale ci da una qualche emozione. Ci si scusi la parte personale, che come non si so– stione con un discorso, così non regge un'analisi e una confutazione. La sola cosa che interessa è che il Briatico, a– vendo giudicato con qualche oggettività della que-: stione del Presidente della Repubblica, si è trovato ad esprimere giudizi del tutto affini ai nostri. « Giovanni. Granchi si trovò ad assumere la pre– sidenza in un clima di sostanziale incapacità delle forze politiche a far valere stabilmente una formu– la piuttosto che un'altra, si trovò ad affrontare la prima seria crisi della efficienza del sistema demo– cratico del dopoguerra >. « La combinazione della maggioranza diveniva sempre più difficile: non c'era formula che riuscis– se a raccogliere attorno una ... ». Ha Briatico la bon– tà di domandarsi il perché di questo fatto? Vedrà che questo è dovuto alla pretesa delle direzioni dei partiti di concepire il governo come un loro dele– gato, un loro mandatario politico. Di questo sistema, sono espressione costituzionale immediatamente ri– levante le crisi extraparlamentari. Il Presidente del– la Repubblica si trova di fronte al problema di ·do– ver assicurare la continuità dello Stato di fronte al– la vacanza delle istituzioni rappresentative. Si è permesso che il problema della resistenza del Presidente alla crisi extraparlamentare venisse interpretato politicamente un colpo di Stato: e fu cosa gravissima per il futuro del nostro paese. E' molto comodo fare come Briatico : denuncia– re· un male e non ricercarne né le cause né i rime– di. Ed è molto scorretto coprire questo comodo vuo– to di responsabilità con la detrazione e con la falsi– fìcazione del pensi.ero altrui. 17
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