Lo Stato - anno II - n. 20 - 20 luglio 1961

16 "Orgueil et grandeur,, La temperatura sale in Nord-Africa. Burghiba chiede alla Francia lo sgombero immediato di B'iser– ta e rivendica il suo pezzo di Sahara petrolifero. Tutto questo sta a significare che anche il furbo capo della Tunisia - che De Gaulle aveva eletto a suo mediatore principe nei confronti del F.L.N. - s'è convinto che la politica Nord-Africana del presidente francese è giunta all'ultimo atto, che precede la ca– pitolazione. E per tale ragione, egli tenta di pre-costituirsi un alibi che valga a farsi perdonare da coloro che, in un futuro prossimo, saranno padroni del Megreb, cer– te sue < debolezze > passate e < comprensioni » per il generale De Gaulle. Non sappiamo quali moti abbia suscitato nell'a– nimo di colui che doveva essere il < riedificatore » del– le fortune francesi in .4.frica, la notizia che le sue truppe vengono sbeffeggiate e derise da quella paro– dia d'esercito che sono le < milizie del popolo» tuni– sino ed i < volontari della morte ». Ma pensiamo che siano tali da non far vibrare le corde di quell'orgoglio che in passato ha costituito per lui la molla più forte del suo impegno politico, teso a realizzare un sogno di < grandeur » per la Francia. ltinerarii estivi Il presidente Fanfani ed il ministro Segni sareb– bero in procinto di fare le valigie per Mosca. Non sappiamo se tale voce debba considerarsi alla stregua di un < baUon d'essai » per misurare il tipo e la intensità delle reazioni nei vari ambienti politici e dell'opinione pubblica al ventilato viaggio; oppttre se anticipi una comunicazione ufficiale circa lo stesso. Noi siamo dell'avviso che il viaggio sia nel– le intenzioni del presidente del consiglio, tenuto con– to del fatto che < la voce » è accompagnata dal com– mento che l'on. Fanfani, una volta al Kremlino, rap– presenterebbe ufficialmente tl presidente Kennedy, commento che ha tutta l'aria di porsi come alibi alla decisione presa. Un tale commento ci lascia più che freddini, te– nuto conto del fatto che riteniamo la diplomazia USA ancora sufficientemente efficiente per assicurare i contatti diretti fra i capi delle due massime potenze della terra. Ma se ciò è vero, come è vero• si pone allora la domanda: < cui prodest > il viaggio? Dare una rispo– sta logica e convincente a tale domanda non è facile - URSS ed Italia non hanno problemi diretti in pen– denza - l'Italia, nei confronti dell'URSS, non ha a– perto nessun debito di cortesia: semmai è l'URSS che deve ancora ricambiare la visita fatta lo scorso anno dal presidente Granchi. La chiave per intendere la decisione deU'onJe Fanfani potrebbe essere offerta dai suoi precedenti in materia di viaggi, riferiti al 1958. Nell'estate di quell'anno, infatti, l'on. Fanfani, nell'intento di co– prire con fitte cortine fumogene le debolezze del suo b u ecaginobianco L e o governo bipartito, si sottopose ad una lunga « tour– née » all'estero, che lo porta~ono da Washington a Berlino, da Parigi a Londra e « clou » del viaggio, al Cairo. Quest'ultima tappa, nelle intenzioni di Fan– fani, voleva significare che l'Italia, sotto la sua gui– da preveggente, si proponeva di aprire nel Medio– Oriente nuovi ed insondati orizzonti per il nostro paese e per l'occidente tutto. Sfortunatamente per lui, e la cosa non poteva pe– rò avere diversa fine, tutte le sue fatiche non gli val– sero ad evitare gli scogli appuntiti della politica in– terna sui quali pochi mesi dopo naufragò la navicel– la governativa. Abbiamo l'impressione che il viag– gio a Mosca, se si farà, è stato deciso nel quadro di considerazioni che non si discostano di molto da quel– le che determinarono gli itinerari del 1958. Ma questa volta_ la scelta di Fanfani avrebbe ben altro rilievo di quella cairota del 1958. Un viaggio di <cortesia> compiuto a Mosca, mentre Mosca irri– gidisce sempre più le sue posizioni nei confronti del– la Germania e dell'occidente tutto, ci sembra cosa anacronistica oltre che pericolosa sotto il profilo po– litico. Un viaggio di <cortesia» a Mosca di un pre– sidente del Consiglio di parte cattolica, mentre Mo– sca ed i suoi satelliti aumentano la intensità dei loro attacchi contro i Cattolici dell'Europa orientale, ci sembra poi un fatto assolutamente negativo. Una opinione dell'on Martino L'on. Gaetano Martino in uno scritto apparso su e Il Giornale d'Italia > di lunedì 17 luglio, egli ha denunciato senza mezzi termini l'Austria di aver com– piuto < atti di guerra » net confronti dell'Italia a se– guito di quanto successo in questi ultimi tempi in Al- to Adige ed in alcune regioni confinanti. • Se non andiamo errati, neppure i settori così det– ti di e estrema destra » erano anco<ra giunti a tanto in modo così esplicito. Per la buona ragione, pensia– mo noi, che non occorrono particolari doti < diplo– matiche » per mantenersi entro limiti obbiettivi di valutazione dei fatti, anche quando gli stessi tocchi– no punte, come è nel caso della questione Alto-ate– sina, di indubbia gravità. Ed i.n questo momento il corso naturale delle cose in Alto-Adige deve muoversi, come sembra muoversi, sui binari di una decisa anche se oculata eliminazione delle centrali più vicine del terrorismo. E diciamo questo in quanto ci sembra che l'on. Martino non sia conseguente nelle conclusioni alle premesse del suo discorso. Infatti, secondo logica, piaccia o non piaccia la cosa, ad < atti di • guerra » si dovrebbe rispondere con < atti di guerra». Mentre

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