Lo Stato - anno II - n. 20 - 20 luglio 1961

bi LA «GRANDE MALATA» AGRICOLTIJRA E POLITICA La Conferenza Nazionale sull'agricoltura Renibra voler rimandare a settembre la pubbli– cazione delle conclusioni a cui è giunta dopo diverse settimane. di interminabili discussioni. Le ragioni di questo rinvio sono puramente po– litiche. La conferenza si è aperta in chiave po– litica, si è svolta in chiave politica e pertanto chi dal di fuori ne ha diretto la fila ha prefe– rito per il momento rimandare ad una epoca più propizia ai propri fini politici l'elaborazione delle conclusioni. Non è improbabile però che da settembre si arrivi a novembre, quando i partiti liberi ormai della minaccia di uno scio– glimento anticipato delle camere potranno sca– tenare le loro offensive demagogiche. I primi risultati della Conferenza hanno dato pienamente ragione alle tesi da noi più volte esposte nei numeri scorsi, che il successo sarebbe stat(l di quella parte che avesse più a– bilmente saputo manovrare sul piano politico. La grande sconfitta di questa prima torna– tu di lavori è stata la Confederazione Nazionale dell'Agricoltura, la quale ha subito completa– mente l'iniziativa dei suoi avversari, che ave– vano ormai portato il dibattito dal piano tec– nico ed economico, a quello politico. Non solo ma l'isolamento del presidente Gaetani dopo il suo polemico intervento contro l'on. Canipilli, nella stampa e fra i partiti (fra i quali è bril– lata l'irriconoscenza dei liberali) è divenuto qua– si assoluto. Il successo maggiore va invece ai comunisti i quali sono riusciti a sollevare un'ampia di– scussione sull'assetto attuale della proprietà ter– riera in Italia. In un numero passato, in cui mettevamo in guardia dei pericoli di una poli– ticizzazione del dibattito alla Conferenza Nazio– nale dell'Agricoltura, scrivevamo tuttavia che « non è che non si debba discutere su tali pro– blemi, anzi! 11. Ora noi siamo convinti che uno ecaginobianco dei problemi centrali della nostra agricoltura, sia da un punto di vista politico che da un punto di vista tecnico, è l'attuale assetto della pro– prietà: da 11 un punto di vista politico perché la distribuzione e le forme di proprietà sulla terra hanno inciso profondamente sull'estensione del fenomeno comunista nelle campagne, da un punto di vista tecnico perché la divisione ec– cessiva delle proprietà e la mancanza di un adeguato sviluppo cooperativo è un grave osta– colo alla meccanizzazione ed al riammoderna– mento sia nel settore produttivistico che in quel– lo commerciale della nostra agricoltura. Noi respingiamo decisamente le tesi con- . servatrici del Gaetani il quale non si è evidente– mente reso conto dei profondi mutamenti so– ciali e politici sopravvenuti nel nostro paese fi– no al punto di difendere nell'assetto attuale la mezzadria, ma d'altra parte abbiamo visto con crescente preoccupazione l'ampio seguito, con– sapevole o inco~apevole, che la tesi comunista della « terra chi la lavora 11 ha avuto in seno al– la Conferenza. Noi pure potremmo riassumere le tesi fin qui sostenute con una frase sintetica, poiché siamo convinti che la terra va « a chi se la me– rita 11. Ora un tale criterio dovrebbe concretar– si evidentemente in una politica da parte dello Stato che tenga conto delle molteplici situazio– ni, diverse nelle varie parti d'Italia, in relazione ad esigenze non solamente economiche ma an– cht politiche e sociali. Un discorso in sè meriterebbe inn.1nzi tutto l'attuale assetto _della piccola propnctà coltiva– trice a carat~ere familiare, la quale occupa un va$tO spazio· in seno all'agricoltura italiana. Da un punto di vista politico l'atteggiamento dei coltivatori diretti 'in Italia può definirsi uno de– gli aspetti più positivi dell'attuale sistema s°"'. ciale italiano. La po~one nettamente anti-

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