Lo Stato - anno II - n. 20 - 20 luglio 1961
POLITICA ECONOMICA GRAN BRETAGNA E M. E. C. Lo spinoso problema relativo al– fa adesione della G. Bretagna al MEC, è giunto ad un punto cr iti.co. Proprio in questi giorni, infa:tti, Mac-Millan sarà in grado, con il ri– torno in lnghuterra di Duncan Sandys dal suo giro esplorativo nelle capita/,i del Commonwea/,th, di valutare oggettivamente i pro ed i contro - economici e politici - di un inserimento deciso deila G. Bretagna nell' « Europa dei sei »; e di elaborare le eventuali condi– zioni da porre ai paesi del MEC in caso di una decisione positi,,a del governo inglese circa quell'inserì• mento. Che la posizione del governo in• glese sia oltremodo delicata appa• re in modo più che evidente. Uno dopo l'altro i grandi paesi della comunità, dal Canadà a/,l' [n. dia, dall'Australia alla N. Zelan• da, hanno avanzato obbiezioni al– la eventuale adesione inglese al MEC a causa dei contraccolpi che le loro economie potrebbero risen– tire a seguito della fatale riduzro– ne delle loro esportazioni verso la G. Bretagna. D'altro canto, la bilancia com• merciale inglese · e la produ.zione industriale mostrano segni di ,µi.a sempre minore resistenza ali' attac• co che in tutti i mercati mondiali viene portato dai paesi del MEC alle espostazioni britanniche. Co- 3a t/uesta che potrebbe, alla lun• Lo STATO bibliotecaginobianco ga, determinare n~l meccanismo produttivo e finanziario inglese contraccolpi di una portata che sa– rebbe dif ficiie oggi valutare. Ma, cla <Jhe oomiplica ulterior.– mente la situazione e rende dif fici· li le decisioni del governo britan– nico, è l'elemento più squisita– mente politico che si in.nesta sulla base economica del problema. E ad onor del vero tale problema non riguarda solamente la G. Bre– tag,ia, ma tutto il mondo occiden– tale ed il suo equilibrio interno di forze. Perché se è vero che un eventua– le ingresso dell'Inghilterra nel MEC, anche se condizionato, fini– rebbe per ridurre quei margini di manovra autonoma su scala mon,. diale della politica inglese - che non poche volte ha destato dubbi e risentimenti in molti paesi dell' al– le~za atlantica - è anche vero che tale /atto porrebbe agli stessi una serie di i11,terrogativi politici ed economici di tutto rilievo. E' certo, infatti, che alcuni paesi del Commonwealth - Canadà, N. Ze– landa, Australia - particolannente colpiti nelle loro economie dalla eventuale decisione di aderire al MEC, finirebbero per .<1postareil loro asse economico, e conseguen– temente il loro asse politico, verso l'area del dollaro; controbilancian– do così - sempre che il circuito e– conomico statunitense sia in grado di assorbire senza scosse l'ingreso delle nuove entità economiche nel– la sua sfera di influenza - il poten– ziam'ento che al nucleo europeo del– la alleanza occidentale deriverebbe dall'ingresso della G. Bretagna nel MEC. Ma è anche vero che tale fatto potrebbe creare, ad es. all'India, alla Malesia, a Ceylon e ad altri paesi " di colore " del Common• wealth, gravi problemi di equili– brio economico interno, per risol– vere •i quali gli stessi potrebbero trovare " aiuti a buon mercato " nelle iniziative economiche del blocco comuni.~ta, più che mai at– tento a frutt~e ogni difficoltà che si manifesti in campo occidentale. Dalle sintetiche considerazioni sopra fatte, ci"sembra che si possa concludere che il problema di as– sociare la G. Bretagna al, MEC è lungi dal trovare una soluzione, e questo anche nel caso che i '' sei '' mostrassero larga comprensione per le esigenze economiche inglesi. Ciò in quanto -1',e recenti prese di posizione dei laboristi e di certi settori del partito conservatore confermano quanto stiamo per di– re - non sembra azzardato pen• sare che contro la tesi di coloro che sostengono in qualche modo la integrazione, sia sul punto di sca– tenarsi una offensiva che potreb– be portare a conseguenze gravi a livello steuo di governo. 9
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