Lo Stato - anno II - n. 19 - 10 luglio 1961

(se.guito di pag. 15) zione professionale sul luogo st-esso del lavoro, e da parte de– gli Ispettorati agrari. 2) Altri accusano la disor– ganizzazione attuale dell'istru– zione professionale, diviisa tra Istituto nazionale professiona– le agricolo, Is,pettorati agrari, Scuole e -o:rganismi dipendenti da enti diversi. Sarebbe neces– saria, invece, una programma– zione nazionale, con visi0ne va– sta e coordinata di tutti gli aspetti del problema. 3) Alicuni rilevano che l'as– sistenza tecnica non possa pre– scindere da,gli aspetti economici, e debba quindi sti 1 ggerire agli agricotori le linee di ìnag,giore convenienza e .segnalare le va– rie situazioni dei mercati. 4) Il miglioramento dei ser– vizi ci1Jili (abitazioni, energia elettrica, acqua, comunicaziòni, scuole, ecc.) è considerato da molti necessario anche per ren– dere meno rapido l'esodo rurale. 5) Una ragionevole rid!UZio– ne delle .tariffe elettriche è indi– spensabile, secondo molti, per elevare il livello di vita e di lavo– ro in quasi tutti i centri rurali. 6) Non manca, però, chi considera pos 1 s,ibile risolvere que– st'ultimo problema nazionaliz– zando le aziende produttrici e di– stributrici dr energia elettr,i,ca. 7) Per quanto concerne la previdenza e l'assistenza sodale, alcuni affermano la necessità che i lavoratori agricoli fruisca– no di prestazioni uguali a quel– le delle altre categorie econo-. miche. 8) Contro tale posizione vi è chi rileva la ,gravità del pro– blema finanziario che il provve– dimerito compo:rterebbe. 9) Considerate le difficoltà pratiche di estendere e mtglio– rare l'assistenza e la previdenza, molti pensano che la soluzione più ragionevole ·sia da ricercare in un piano di sicurezza sociale per tutti, visto sotto l'aspetto di una doverosa. soUdarietà .nazio– nale. IL COMMENTO POLITICO Lo svo.lgimento dei lavori del– la Ccmferenza Nazionale della Agricoltura prosegue stanca– mente, nella universale persua– sione delle scarse utilità delle in– terminabili discussioni, che pon– gono di fronte tesi ormai risapu– te e che hanno un senso logico nella loro coerenza con determi– nate impostazioni politiche. Per– tanto la Conferenza non serve attualmente se non a chi sa agi– tare -più abilmente le proprie te– si politiche. Così è sùcc(!sso anche del gra– ve problema riguardante il pro– gressivo rapido abbandono delle nostre cam'{)<Lgne. La prima tesi, che chiameremo « neocapitali– sta» è quella che trova nume– rose aderenze specie fra i grossi agricoltori e certi economisti e L8 bi ,caginobianco tecnici di tendenza liberale. Si sostiene che in fondo il f enome– no è positivo, a '{)atto che si svol– ga secondo • una precisa rispon– denza alle leggi eccmomiche. Costoro consi.dera,no in sostan– za l'agricoltura come una nar– malie attività industriale, in cui il costo di produzione va ri.dotto sostituendo al lavoro umano quello delle macchine. Un tale punto di vista non tiene nel mi– nimo conto il valore sociale e storico dell ' agricoltura nella vita nazicmale .. Di conseguenza trascura anche il fatto che la trasformazione dell'agricoltura in grandi aziende agrarie di tipo industriale, getterebbe nel la– strico milioni di piccoli coltiva– tori, i quali potrebbero invece trovare la soluzione dei gravosi problemi riguardanti la moder– nizzazi011.ee la meccanizzazione delle loro aziende solo attraver– so un grande sviluppo del siste– ma cooperativo. Su questo problema i comu– nisti hanno preso una posizi011.e molto abile che permette loro di conciliare le esigenze del loro partito con quello di un vasto ceto medio rurale danneggiato dal grave e disordinato abban– dono della terra da parte dei contadini. I comunisti infatti sono contrari all'esodo rurale primo periche esso impoverisce i quadri del loro partito, s,econdo perché rafforza la pressione dei grossi agrari in certe zone, terzo. perché è una tesi popolare che trova ascolto fra i contadini, i quali non lasciano la terra spes– so a malincuore e fra migliaia di piccoli l)Toprietari, tecnici ru– rali, commercianti legati aUa agricoltura, danneggiati in ma– niera irre-parabile da questo f e– nomeno. I comunisti si possono permettere il « lusso » di soste– nere una tesi « ptccolo borghe– se >> chiedendo una politica aven– te· lo scopo di eliminare le cause prime dell'esodo rurale. Non so– lo, ma presentano un program– ma ampiamente articolato e ben– studiato d'intervento nei vari settori. Così nel settore della mezza.dria, ad esempio, uno dei più gravemente col-piti dal fe– nomeno migratorio, i comunisti mirano a creare i presupposti per la creazione di coaperative ( «ros– se» naturalmente) attraverso un ' parziale trasferimento di terre ai contadini. Gli intrighi politici fra i vari partiti frattanto non permetto– no ai nostri governanti di occu– parsi seriamente dei vari proble– mi del paese e quanto essi rap~ presentano, nessuno si preoccu– pa veramente di risolverli, ma solo di imbastirvi sopra specula– zioni politiche. Una costruttiva politica nel settore mezzadrile volta anche a regolare l'esodo dalla terra do– vrebbe fondersi nei seguenti ca– pisaldi:

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