Lo Stato - anno II - n. 18 - 30 giugno 1961

bi guerra per colpa degli americani: e ha detto che il nostro paese ne sarà travolto se il no– i!tro governo non accetterà per intero la po– litica sovietica. Non solo: ha detto èon chiarezza che il PCI •intende imporre questa politica anche per via di un jmpegno delle masse popolari che sappia richiedere questa azione « e. im– porla se nec~ssario ». Questo « imporrE: » di– stinto da « chiedere » e specificato dallo stato . di necessità, è, in c~iaro italiano? un invito alla insurrezione. Che questo invito venga rivolto dai teleschermi, per iniziati va del governo, • è uno dei volti « allegri » della situazione. L'aspetto più grave delle dichiarazioni deV'on. Togliatti: il suo tono da ultimatum. Il capo d'i un partito italiano che solo dalla _realtà nazionale dovesse trarre l' « egemonia del consenso » ( quant'è lontano e astratto il termine gramsciano dalla figura dell'on. To– gliatti) non parlerebbe mai come l'on. To– gliatti ha parlato. E' l'agente generale del mondo comuni– sta in Italia che si rivolge al governo italiano: è l'ambasciatore di un'altra costellazione di Stati, anche se sostenuto dal partito « filoma– cedone » del momento, che parla al paese. E tutti i partiti « filomacedoni » parlano di pac,e. Qualcuno ricorda il famoso articolo di Marcel Deat del 1° settembre 1939. Faut il mourir pour Dantzig? Nessun « filomace– done » è mai morto per nessuna danzica della storia del mondo ... Dunque, il . capo dei nostri « filomace– doni » ci invita alla resa. Altrimenti, il go– verno sarà rovesciato dai filomacedoni e, per di più, ci sarebbe anche il « peggio ». Ci voleva a questo punto un gesto di di– gnità. Non, per carità, che si debba troppo cedere alla potènza icastica, ma insomma, visto che· viviamo, nel mondo delle immagini, qualcosa ci voleva. Salvo il caso di violenza, incontenibile, la dignità interiore domanda di essere espressa anche dalla dignità este– riore. Non occorre essere Demostene per com– battere i filomacedoni. 4 caginobianco Il leader dei nostri comunisti - filomace– doni (molto più « fìlomacedoni » che comu– nisti) poteva anche essere messo a posto da un qualunque giornalista che se ne fosse an– dato in nome del diritto del popolo italiano a non essere ricattato e dello Stato italiano a non ricevete ultimatum dai propri tele– schermi. Diciamo un qualunque giornalista, perché riteniamo un'ipotesi impossibile la più dove– rosa: cioè che il Granzotto avesse interrotto la trasmissione, dopo l'accenno all'imposi– zione delle masse popolari. Avrebbe avuto lo odio dei comunisti e sarebbe divenuto un « peso morto » per gli altri, che con i comu– nisti vogliono andare d'accordo. Il partito dei << filo - filomacedoni » è ancora più largo di quello dei filomacedoni. E chi meglio di questo secondo partito merita il nome di partito della pace? Nessun uomo di buon senso vuole il con– flitto atomico: e non da ora sosteniamo che la situazione di Berlino è così fuori quadro che non si può non risolvere che con la trat– tativa. Sopratutto è essenziale che il fronte occidentale non si divida a Berlino: e se qual– che prezzo si dovesse pagare per questa con– cessione, salvi i diritti essenziali dei berli– nesi e dei tedeschi liberi, questo aumente– rebbe non diminuirebbe la forza dell'occi– dente. Del resto la leadership del cancelliere Adenauer, che ci auguriamo di vedere ricon– fermata da una grande manifestazione di fi– ducia del popolo tedesco, è di tale livello che saprà cono.scere il tempo ed il momento per Ja trattativa e ottenere che essa non sia « im– posta » alla Germania di Bonn; ma sia una occasione per l'aumento del prestigio inter– nazionale della Germania libera. Ma non è una linea di ragionevole mode– razione a Berlino quello che interessa To– gliatti. Il leader comunista ha seguito una linea di richiesta di cose impossibili, come il riconoscimento preventivo della Repubblica tedesca, la rottura preventiva della solida-

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