Lo Stato - anno II - n. 18 - 30 giugno 1961
vfil.e mestiere del complice; di ri– chiamo per coloro ,che non han– no ceduto: affinché non si sen– tano soli e trovino il modo e la forna per unirsi e per reagire. Dovere, quindi, che ci ha por– tato a segnalare (o ,a ricordare) il lavoro onesto e costruttivo di pensa tori e saggisti che sanno discernere il vero dal falso, che sanno indiv,i,duare il nemico da combattere, anche se questo usa mine mimetizzazioni e, finanche, queliliadel ,giusto e del predicato– re del Vangelo: adempiendo, del resto, con quest'ultimo travesti– mento, antiche profezie. E non abbiamo fatto distin– zioni (e come potevamo!) tra an– ziani e giOV'ani : tra Prezzolini, che dalla sua ter-razm di New York dà ancora lezioni di ari– stocratico scetticismo (che non è negazione ·della F1ede,ma è un sentimento di Dio formatosi e ar– ri,céhitosi nelle dure, amare espe– rienze di una vita intensa e ope– rosa) e Giampaolo MarteUi, un gioV1a,ne che niella Torino del tra– sformismo neocapitalistico, del– l'impov>erimento neopositivistico e del ripiegamento nella nostal– gia neoillUJSionistica, rivemlica le· ragioni del!J.,a poesia e della cul– tura non contaminate dalle at– tuali mistifl.icazioni. In questi ,giorni abbiamo letto « Lo scrittore disintegrato » di Mario Guidotti, edito da Vallec– chi. Un libro eccezionale, perché coraggiooo. Un libro che, con questi chiari di luna, c'è da me– ra~gliarsi ch!e abbia visto la lu– ce. Infatti, Mario Guidotti, in questo suo saggio denso e mor– dace, pieno di idee e di spunti critici, non esita ad infrangere gli idoli di coccio, a irridere la presunzione dei critici improvvi– sa ti, a portare ,alla luce l'incon– sistenza delle varie tematiche e la banalità di certe ,poetiohe con– sunte, sterili, vecchie anche se sono verniciate ·di frèsco e ven- Lo STATO b I u e(.;aginobianco gono presenta-tè come nuove. E' la cultura « democratica e pro– gressista » in tutti gli 'aspetti; sono le pose av>anguardistiche, l'u!ltima possibilità di sopravvi– venza per i celebraloidi :parassiti, ad -essere centrate da Gilidotti. Fin dalle prime pagine l'auto– i.ie tiene ad esporrie quel che pensa dell'attuale situazione del– la cultura italiana. « Siamo - scrive - in un periodo di esau– rimento spirituale, di 'JX)Vertà,di confusione, di vuoto indefinibi– le... e non si riesce a S'[)eT'are im un domani ohe sia diverso da qwesta disgr,egazione totale dello indivmuo e del cosmo ». Ed anco– ra: « Quel che di buono e valido ogni tanto appalT'e, è frutto di una rendita postuma, prossima anch'essa all'esaurimcm,to. Per– tanto è difficile una prospettiva, per la letteratura, in un mondo che non ne ha una mta. Paralf.si di vita e disintegrazione del lin– guaggio, ~lenzio •eagrafia ». Non si può dire ohe si sia espresso con mezzi termini. Tutto il libro è mantenuto su questo piano, sen– za mai una concessione di fon– do alle distorte opinioni dei tempi. Anche talune inesatte va– l~tazioni storiche o estetiche, _ che affiorano qua e là, non ap– pesantiscono l'insieme e non di– sturbano: si tratta di qualcosa che è fuori del bagaglio ideologi– co deH'autore e che egli perderà per la strada. La batmglia di Guidotti, per– ciò, non può che trova.rei solida– li. Non ~,amo che essergli. vi– cini quando condanna il meri– dionalismo tornacontista di Levi_ e dei suoi dhscepoli o quando de– nuncia la tracotante retorica dell'erotismo e il plateale ricorso al dialetto ( « un arbitrio, un at– ·to meccanico, un,mpostura »). Il capitolo più interessante - almeno per noi - è quello ri– guardante la letteratura catto- lica italiana di oggi. Bisogna ,ammettere che su questo terreno ocoorre andare molto cauti per evitare di nuocere alla oausa che, ·invece, si vuole sostenere. E Guidotti si rende perfettamente conto di questa necessità. Se un peccato ha commesso, è senza dubbio per ,eccesso. La cautela, infatti, non poteva e non può wpedire di scorgere fa m,amma– ticità di una crisi che attanaglia i cattolici e che li rende succubi degli avevrsari. Guidotti ·è trop– po onesto per non riconoscere questo: ha tanto coraggio quan– to basta per ammettere i conti– nui regressi e le imperdonabili sconfitte, ma cerca delle atte– nuanti, delle scusanti per chi, in verità, non [e merita. I fatti so– no lì, dinanzi :allo sguardo di ogni attento osservatore e Gui– dotti n:on può non giungere alla « constatazione inevitabile e ma– linconica » che i cattolici non hanno dato negli ultimi due de– cenni alcun contributo ,positivo alla cultura, ma si sono messi ad imitare i marxisti ed i laicisti. Guidotti riconosce pure che· « certa parzialle adesione al mal– oostu:medominante è ugualmen– te deplorevole » ed è pure inam– missibile « certa mancanza di re– sistenza, di opposizioni, di "apo– stolato" letterario ..., di autorità, di franchezoo., certa abbondanza di rispetto umano, certa defi– cienza sul piano stesso deU'OIJ'ga– nizzaaione culturale... . Sano,. tu-/Jti questi, anche peccati ». Ci sembra, in ogni caso, che il guardingo Guidotti non celi il suo pessimismo. Il nootro àugu– rio, a lettura ultimata, è perciò, che l'autore de « Lo scrittore di– sintegrato » si liberi dai rima– nenti pregiudizi e possa divenire sempre più efficace e persuasivo nella audace polemica a favore di una cultura integrata nella Fede e in una civile saggezza. MONALDO IBIRESOtA:NI 27
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