Lo Stato - anno II - n. 18 - 30 giugno 1961

b to delle •cose,che quanto più di male è costretto a tollerare uno Stato, tanto è più lontano dalla perfezione » « la tolleranza del male, essendo un dettato di prudenza politica, va ciTcoscritta en– tro i limiti del criterio che la fa nascere, e che è il su.premo bene sociale ». Ora, se la buona co– scienza ,e il modo umano di accedere alla verità contrastano col « bene comune» (come è fil caso del comunismo, « graduale ma inevitabile rovina dei popoli», Pio XI: Charitate Christi) come è possibile parlare di tolleranza, come di un prin– cipio più a1to? C'è solo un mezzo: dubitare che il comunismo sia mtrinsecamente perverso. Deve dunque esser chiaro che nei riguardi del c,o,munismo, in quanto contrario al bene co– mune, non deve valere nessun principio di tolle– ranza ma solo criteri di opportunità e di possi– bilità. Si potrà certamente discutere sui mezzi e sull'intensità di una legislazione anticomuni– sta: mai sul principio. In Ltalia, ad esempio, esiste una associazione detta dei Pionieri, che non è altro che uno squal– lido ritrovo p<i!r l'educazione atea della gioventù. Evidentemente anche ·l'ateismo può dirsi •I modo umano di accedere alla verità», poiché ad esso non si può negare una certa ansia di ricerca e un tormento. Ma applicato ai giovanissimi, que– sto particolare modo di recidere Dio_dalla coscien– za non è socialmente criminale? (Escludendo la ripugnanza che suscita nell'animo cristiano). ~orse non era stato detto che non « può soste– nersi un contratto qualsiasi... dove manchi ogni ga,1;anzi1a di coisdenza .... E 1comesi può parlare di coscienza dove è venuta meno ogni fede in Dio, ogni timore di Dio?» (Charitate Christi, 3 mag– gio 1932). Deve intervenire lo Stato, oppure per rispettare la « coscienza » di quegli educatori si deve -tollerare che la società di domani rischi! di non avere più vera leg,gemorale? Una risposta ai molti interrogativi di questo genere nessuno sa– prebbe trarla dal testo di Castelli. E' da simili incertezze che si confortano e si animano i tentativi e le proposte dei cattolici più in,genui di collaborare coi comunisti. I quali non hanno mai cessato di invitare « a collabora– re sul campo cosiddetto umanitario e caritativo, proponendo anche cose del tutto conformi ... alla. dottrma della Chiesa». Questi esempi non man– cano anche ai giorni nostri. Proprio sul quader– no del 17 giugno :di CIVILTA' C.o\'\.TIOLICA, Pa– dre Giuseppe De Rosa denuncia 1;lI1 caso clamo– roso di cedimento al comunismo, quello dell'Inte- Lo STATf> inobianco sa Universitaria al IX Congresso dell'UNURI. Commenta l'illustre scrittore: « si ha l'impressio– ne di un cedimento, se non ,proprio d'una cattu– ra, degli universitari cattolici, in nome di una malintesa uni,tà studentesca e d'una autonomia che ha funzionato a senso unico, a spese cioè dei cattoliici -ma non certo de'i comunisti». Questo cedimento dipende -però solo in parte dal « pe-: noso disagio, quasi la vergogna di essere catto– lici » che la propaganda laicista ha così ben seminato. C'è anche il peso decisivo di una propaganda interna, sottile ed assidua, volta a « minimizza– re » il contenuto perverso del comunismo. Di que– sta propaganda gli autori sono per lo più illumi– nati dalla teologia progressista, tanto che si può dire che essa oggi più che un equi~oco ideologico costituisce :un vero pericolo politico. Pl·EROVASSA 1 L:LO 11

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