Lo Stato - anno II - n. 17 - 20 giugno 1961
b UMORISMOCOLLETTIVISTA L'ULTIMO LIBRO DI M.A.SCIOLOCHOV Non ,c'è nell'individuo soltan– to la naturale brama di staccar– si dalla massa e di far valere in essa la propria rpersonalità, ma v'è pure, in aperto contrasto, la velleità irrazionale di scaricare su.gli altri, si chiami «prossimo» o« ma•ssa >>o«collettività», l'in– comodo f.ardello di oneri e re– sponsabilità di stretta pertinen– za personale. Ora, il Comunismo fa leva p:ro– prio su questa tendenza d:i:sgre– ga trice dell'umana personalità, per sollecitare l'individuo a scio– gliersi nella massa, e la massa ad annientare, con la sfera dei suoi interessi privati, l'individuo. E mentre i novelli maestri e pro– feti del Comunismo nostrano al– zano alti clamori, perché la vo– lontà individuale si dissolva nel– la volontà sociale, l'interesse privato nell'interesse collettivo, suscitando l'Hlusione che io non ho ,Pi\! bisogno di provvedere a me stesso perché a me provvede la società o collettività, ('il che è molto comodo), ecco venire dal– la patria del collettivismo, la U.R.S.S., l'ultimo libro di Mi– chail Aleksandrovic (Sciolochov) 28 tecaginobianco Terre dissodate (Editori Riuniti Roma), che è tutta una massic– cia, anche se talora velata, can– zonatura del collettivismo mede– simo, eome dimostra la tragico– mica vicenda della collettiviz– zazione forzata e integraJle ten– tata dai dirigenti comunisti nel villaggio cosacco di Gremiaci Log. In ottemperanza ai punti pro– grammatici del Comunjs,mo, in virtù dei quali il potere deve es– sere tenuto ,e amministrato da proletari incompetenti, la dire– zione del « colcos Stalin » con i suoi problemi di stretta natura a,gr.i:cola è affidata ad ·un ex-lavo– ratore d'offioina, Davydov, il quale colleziona errori su errori, socializzando tutto, perfino il pollame, che poi, contraddicen– dosi, finisce con il restituire agli ex proprietari: « Mi sono sba– gliato. - E d'un tratto, senza sapere lui stesso come, s'infer– vorò tutto: - Deve capire, caro segretario, che io di agricoltura non ne so proprio niente. Non voglio giusti-[tcarmi, ma non sono stato io il solo a sbagl~(lffe.... Si tratta di un lavoro nuovo ... » (paig. 527). Soctalizzar-e hl pollame! « Che stupidaggine! Mi morderei le mani ... » (p. 179); non resta che dconoscere « l'errore con corag– gio veramente bolscevico » e da– re « l'ordine di riprendere nelle case le galline e i volatili in ge– nere » (p. 180), giacché « man– cano i pollai e lo stato d'animo dei colcosiani è peggioroto. E' inutile irritarli senza· necessità » (p. 185). Pr1vaiti dei loro piccoli beni, dalla terra a:gli attrezzi ag:r:iicoli, dal grano al bestiame etc., e ob– bligati, di buon grado o loro malgrado, ad entrare nel colcos, i contadini ·manifestano la loro irritazione e delusione, pvenden– <lusela, nel lavoro dei campi, as– sai comoda ed allegra : « Così non è possibile andare avanti. Ho soltanto ventotto uomini per lavorare. E anche questi non vogliono fare più nulla ... E non c'è verso di far ca– pire la ragione, a questi ani– mali. Ho dodici aratri, ma ho fa– ticato a trovare chi li conduces– se... Beschlbnov, Kugenkov, quel porco schifoso di Atamanstciu– kov e gli altri, ti fanno piangere di rabbia, ma non lavorano. Sem-
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