Lo Stato - anno II - n. 17 - 20 giugno 1961

FANTASIANAPOLETANA SE NON PROVVEDE SANGENNARO. I I I I Signor Direttore, per creare con la fantasia quello che la realtà va met– tendo in scena sul palcoscenico della Sala dei Baroni, non sarebbe bastato il genio di un Pirandello burlone che vo– 'lcsse far ammattire il pubblico. In ef/etti ciò che si sta verificando a Napoli ha addi– rittura del grottesco. Ciò che induce il ben noto "uomo della strada" a stro– picciarsi gli occhi per sincerarsi di non esser vittima di uno scherzo è la situazione creatasi intorno al bilancio àell'Amministrazione Straordinaria chiamata a mettere or– dine nel Comune di Napoli, dopo lo scioglimento della se– ronda gestione Lauro. Infatti accade che Lauro fa proprio quel bilancio e ne propone l'immediata approvazione, e, mentre l' « uomo della strada » sta per riprendersi dallo "choc" causatogli da questa per lui inesplicabile decisione, vz'.enecolpito dalla notizia che il gruppo consiliare demo– cristiano mai avrebbe potuto concedere la sua approva– zione al consuntivo di una delle più catastrofiche gestioni del comune partenopeo! A questa incredibile_inversione delle parti aggiungete la ridda dei vari ordini del giorno presentati e ritirati, approvati e rigettati, la gazzarra inscenata dai social-co– munisti, la totale paralisi dell'Amministrazione grazie al– la quale pile di deliberazioni e di pratiche varie giacciono abbandonate, ed avrete completo il quadro del festival che si sta svolgendo all'ombra del Vesuvio. Come mai si è potuto raggiungere un simile abisso di incoerenza e di indecorosità? Come mai si può essere così irresponsabili da tenere una città come Napoli in simile stato di dissesto? Premettiamo subito che non si può, a nostro avviso, 20 tecaginobianco riversare su Lauro tutto il peso di una situazione che egli - ha certamente contribuito a creare con certe sue impennate e prese di posizione, ma che altrettanto certamente non ha potuto volere; il limite politico del Comandante, è noto, sta proprio nella impetuosità, che spesso gli dà amare de– lusioni, ma non nell'ostmzionismo fine a se stesso. Infatti, subito dopo le elezioni egli aveva chiaramente manifestato di voler collaborare con la D.C. al risana– mento della città. Desiderio di collaborazione spinto al punto, si disse, di fargli anche cedere il timone dell'Ammi– ru'.strazione nelle mani del liberale Cortese, più gradito agli ambienti democristiani. Tale soluzione, avrebbe dovuto riscuotere consensi nel– le file democristiane, e non poteva non esser vista di buon (lcchio dai consiglieri sinceramente pensosi dell'avvenire della città - e nelle predette file non erano certo pochi -, ma vi fu chi si impuntò. Al dottor Barbi, non napoletano pur se eletto al Parlamento con i voti del popolo napole– tano, stavano evidentemente più a cuore le astratte discet– tazioni parapolitiche, che non la soluzione dei problemi di Napoli. Posta perciò la questione in termini di politica nazionale e di insuperabili barriere ideologiche - e non si vede quali potessero essere le "barriere ideologiche" nei confronti del PDIUM che, se un'ideologia ha, la tiene ben celata - e pronunziato quindi il fatale "non possu– mus", la D.C. consentì che si formasse una giunta laurina minoritaria, alla quale si riservava di togliere in qualun– que momento il suo appoggio, se le cose avessero preso una piega indesiderabile. Ciò sentiva molto di ricatto ma Lauro, confidando un po' troppo ingenuamente nel fatto che quei già citati consiglieri interessati alla spluzione degli urgenti e gravi problemi napoletani, non gli avrebbero fatto perdere il necessario appoggio democristiano, accettò.

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