Lo Stato - anno II - n. 17 - 20 giugno 1961
(seguito dalla pag. 15) ro un :più accentuato protezio– nismo. Tale orientamento sareb– be ;giustificato dalle limitate di– mensioni delle aziende italiane e da1la loro cons,eguente debo– lezza. L'esodo rurale, è considerato, in genere, un fenomeno positivo. Esso, però, dovrebbe essere man– tenuto nei suoi 1,imiti naturali e coordinato, per •evitare che da fenomeno fisiologico si trasformi in fatto patologico. A ,questo proposito è stato :rilevato che l'esodo non sempre trae odgine dalla esLguità dei redditi, in quanto fil fenomeno si registra anche in :,i;one agriicole progr,edi– te. I motivi delle migrazioni dal– le campagne verso le città sono, quindi, anche di ordine psicolo– gico e sociale. Considerando il fenomeno da1 punto di vista dei redditi aziendali, alcune orga– nizzazioni indU!lgono nel consi– derare misure che rendano più difficile l'abbandono della terra. La CGIL, dal canto suo, nega che l'•esodo rurale sia ,un feno– meno .fisiologico. « L'imperante capitaUismo agrario» lo rende– rebbe eccessivo e rovinoso. Tale orgamizzazione richiama, per– tanto, « l'opportunità che ·l'as– setto ,monopolistico ceda il pas– so ad una più ·equililbrata conce– zione della vita economica». Sul tema « Proprietà terriera, azienda agraria ed impresa», i contrasti si accendono. Contro l'aff,ermazione che il latitfondismo non rha più rile– vanza, i comunisti ·r.ibattono che esso domina ancora il panorama agral'io italiano. A ta1e rilievo si oppongono i dati del censimento agricolo, ·e si ricorda che le aziende costituite su proprietà di piccolissime dimensioni - cariatteristica della polverizza– zione fondiaria ·esistente in Ita– lia - non sono adatte ad una agricoltura moderna, specie di tipo m·ercantile e in competi'zio– ne nel MEC. La Confagricolt4ra è fa vor:evole ad una Hbera sele- 18 b1bl1otecaginobianco zione economica, senza precon– cetti contro l'uno o l'altro tipo di azienda. L'associazione fra le S.p.A. avana praticamente que– sta tesi, precisando che H pro– blema dei tipi di impresa va po- 1 sto 1n relazione ,con fa efficienza delle aziende. I comunisti si oppongono a queste tesi. Essi .giudicano che U solo modo valido per aiffrontare il probl,ema del tipo di azienda agraria, sia quello di dare « la terra a chi la lavora »; concre– tando tale formula con una de– c-isa riforma agrar1a ig•enerale, :poiché la timida ri.forma sino ad ora attuata non avr 1 ebbe muta– to ,sostanzialmente 1a situazione nelle campagne Italiane. Le critiche alla riforma sono mosse anche da altre parti. Si afferma, infatti, che essa ha creato imprese contadine inef– ficienti, e portato all'inflazione dei piccoli proprietari non agri– coltori, le cui micro-aziende non hanno neppure risolto hl proble– ma del sostentamento delle fa– m·iglie interessate. Opinione opposta esprimono, naturalmente, i sostenitori della opera svolta dagli enti di rif or– ma in ,questi anni. I problemi sul tappeto 'S'ono molti ma quelli che abbiamo in– dicato ,sono i principali temi di carattere generaile. Parler,emo nei prossimi numeri degli altri, mano mano che 1e commissioni i 1 stituite in seno alla conferenza ne faranno ogg,etto di dibattito. IL COMMENTO P LITICO L'on. Fanfani durante il di– scorso d'apertura della Confe– renza Nazionale dell'Agricoltura affermava tra l'altro: « Il meto– do democratico dell'univerrsale consultazione chè abbiamo co– sczentemente scelto, testimonia del profondo ris-petto che il Go– verno ha v.errsoi tesori di espe– rienza d'i quanti vivono nel man .. do rurale o si interessano delle sorti dell'agricoltura. La volontà di tener conto di ogni valida voce, che dal mondo rurale po– tesse interloquire, sia la prova più evidente del f e:rmo orienta– mento del governo ad O'J)erare in modo che della maggiore pro– sperità benefi:eino tutte le zone arretrate, tutte le famiglie mor– tificate». Queste parole dell'on. Fanfa– ni possono considerars.i un esem– pio classico del come con belle parole ed alate espressioni, si possa mascherare la più assolu– ta mancanza di idee e di pro– grammi per risolvere i concreti problemi che assillano l' agricol– tura italiana. Invano, infatti, si cercherebbe nelle altre parti del discorrso del Presidente del Con,- sig·lio un benché minimo accen– no di autenttca ispiraz'ione poli– tica che permetta di dare un senso arrganico allo svolgimento della Conferenza ed alle sue con– clusioni. Si ha così, sin dalle prime battute della Confe:renza. la penosa impress.ione che il go– verno annaspi nel vuoto politiJco e programmati!Co e cerchi d'i riempirlo con la pura e semplice demagogia. Ma andiamo per or– dine: 1) Sul « metodo democratico dell'universale consultazione » per risolvere i problemi agricoli si potrebbe, anche troppo facil– mente, .ironizzare, se tali parole non fossero state pronunciate da un Presiidente del· Consiglio. In questo punto già la Conferenza si è trasf or-mata in una raccolta di « Cahiers de doléanoes » del quale è già chiaramente appar– so che mentre da un Lato esiste una grande confusione di tesi e d'i programmi, dall'altro si no– ta un organico e costante filone programmatico ispirato dai co– munisti, in conformità di una precisa scelta politica.
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