Lo Stato - anno II - n. 16 - 10 giugno 1961

mano ad una setta di manichei che, .però, andando più avanti e contro i loro stessi predeces– sori, hanno capovolto gli stessi concetti del bene e del male. Cosi si arriva a definire Testori « scrittore cattolico » e si esalta in Testori colui che ha ripro– posto « in termini ,poetici ~ lo eterno conflitto tra Bene e Ma– le. Il Bene si ,sa da chi è rappre– sentato; il Male da coloro che cercano di opporsi in ogni modo al dilagare della sottoumanità cantata dai neoveristi. Il sessualismo di Testorì tro- CINEMA va così giustificazione ed esalta– zione presso i tanti soloni della critica: uno di questi, dalle co– lonne di un settimanale radica– le, è arrivato al ridicolo ed al grottesco fingendo di commuo– versi dinanzi all' « amore come catarsi» che sarebbe la temati– ca preferita dell'autore de « Il fabbri-eone >> e de « L' Arialda ». Così stando le cose è doverosa una sola considerazione e cioè, che nessun contatto o colloquio è possibile con chi senza ritegno offende il buonsenso e la verità. FAUSTO BELFIORI UN TAXIPOURTOBROUK P.arigi, giugno. Non tutti i fìlms che si pro– iettano in questi giorni con successo sugli Champs Elysées sono realmente indicativi delle tendenze del cinema francese contemporaneo, soprattutto da un punto di vista estetico; talu– ni però ci permettono di scor– gere, .per un certo clima cui mi– rano, dei mutamenti psicologici notevoli (e insoliti) nell'opinio– ne pubblica francese, in parti– colare quelli che, sulla linea an– tica della Grande Illusion di Re– noir e su quella più recente del Passage du Rhin di Cayatte sembrano auspicare una mag– gior comprensione nei conlfronti dei tedeschi. I tede,s·chi - ed era logico - dalla fine della guerra ad oggi non avevano mai fatto una gran bella figura nel cinema dei loro ex-avversari. Come esempio per tutti valga il neoreali smo ii.talld.ano insorto ab irato i.pro– prio contro di loro e asse rtore per anni di una poli ti:ca di aspra e spesso poco cristiana « non fraternizzazione». Poi con il passare del tempo le rucque si calmarono, gli odi si addolciro– no e cominciarono a moltipli– carsi i film ispirati ad una sem– pre più decisa comprensione nei confronti dei nemici di -ieri, vuoi 32 tecaginobianco perché in taluni ambienti era prevalsa la tesi del « sono uo– mini come noi », vuoi perché la idea europeista av,eva comin– ciato a far sempre meno senti– re certe sia pur cocenti diver– sità na·zionali. I primi a lancia,rsi in questo nuovo genere di fihn più con– cHiante furono gli americani (lo ultimo della serie: Una birra ghiacciata ad Alessandria) pre– sto seguito dagli italiani, dagli inglesi e da molti altri. Con la sola eccezione dei francesi: loro ta;cevano o, ,se parlavano, era per perpetuare il cliché del te– desco confuso con il nazista e, quindi, indicato in sempiterno all'obbro!brio delle folle. Ma ecco il mutamento: dopo Le Passage du Rhin (in cui il ;problema della fraternizzazione era affrontato in modo diretto) ecco oggi questo Taxi pour To~ brouk, diretto da Denis de la Patelliére, che tanti consensi sta mietendo in questi giorni nei cinematografi parigini. Il problema della fraternizza– zione, questa volta, è forse me– no diretto che nel film di Cayat– te, ma va più a fondo perché non si rifà al tema solito dei ra;pporti con la popolazione ci– vile, ma tenta addirittura la aspra via dei rapporti fra mili– tari in .guerra. Siamo infatti in pieno deser– to, nei giorni che ptecedettero la conquista di tutto il litorale cirenako da parte degli alleati: una pattuglia francese si sperde tra le sabbie e riesce a trovare una via d'uscita solo facendo prigioniero un ufficiale tedesco a bordo di un carro iuma to; su quel carro armato i francesi tenteranno adesso di raggiun– gere le loro linee, ma le difficol– tà sono tante e ad ogni momen– to la spedizione rischia di finir male; per fortuna con loro c'é il tedesco: pe.r lui aiutarli vuol di– re finire in un campo di concen– tramento, ma innanzitutto c'é il desiderio di portar comunque la pelle fuori di lì e poi, altret– tanto ~stintivo, c'é un bisogno di solidarietà v,erso i propri si– mili; a poco a poco, cosi, il pri– gioniero si fa convincere a dare i consigli utili perché i suoi ne– mici se la cavino e alla fine loro sono così conquistati da quello atteggiamento che quando in– travvedono •da lontano le pro– prie linee, decidono di farlo fug– gire. Se non che per una tragi– ca beffa moriranno tutti prima di toc·care con mano la salvezza. •Questa fine tra,gi,ca, che è uno dei pregi dèl film {per il suo ri– gore, la sua a•siprezza, la sua scarsa concessione alle e,sigenze spettacolari) non nuoce affatto alla portata ·morale di una- storia costruita allo scopo evidente di trovare del buono anche nei ne– mici e di suscitare sentimenti di comprensione e di solidarietà an– che nei confronti di quelli che il dovere im,pone di combattere. Denis de la Patelliére non si è buttato certo alla retorica per so– stenere la sua tesi, ma l'ha ri– solta anzi con molto garbo psi– cologico e una delicatezza che, se da una parte g1liha consen– tito di indulgere qua e là allo umorismo e all'allegria (fra gU interpreti ci sono Charles Azna– vour e Lino V•entura), dall'altra gli 'ha fatto svolgere il suo tema con sottile interiorità, arrivan– do alla dimostrazione del suo assunto più per merito dell'evi– denza che non del freddo ragio– namen to. GIAN LUIGI RONDI

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