Lo Stato - anno II - n. 16 - 10 giugno 1961
b derati dall'acido cug,ino inglese maturi... per la decadenza. L'os– servazione sull'infantilismo uni– to a pudore di noi iitaHani è ve– rissima. E' noto corne Musso11ni nutrisse una vivace simpatia per Walt Disney e come dovess·e rinnegarla pubblicamente, suo malgrado, per l'estrazione sta– tunitense di quello. Ora, con un itaUano infantile (il che, ,sappia– mo, non è un difetto, anzi, per gli avvertimenti del Cr:istianesi– mo, è quasi un:a predisposizione al bene), come agiscono i fumet– ti? I migliori di essi (W. Di– sney) e i deteriori (Gould, Pa– parella)? I fumetti, buoni o deteriori, provocano sempre un inavver– tibile trasferimento delle co– scienze dei lettori da realtà a ir– r,ealtà, al punto ch'e i lettori si immedes·imano nelle ,gesta del– l'eroe di carta e, con una maieu– tica freudiana, ne fanno una trasposizione di se stesrsi (o un priototiipoda imitare). Questo av– viene più nei fotoromanzi che nei « -comics » veri e propri; più ne'i confronti dell'eroe Mike Bongiorno ,che nei confronti di Topolino. Diciamo pertanto che sarebbe augurabile il contrario: una trasposizione v,erso Topoli– no piuttosto che verso un Mik 1 e Bongiorno o un Dallar,a. Co– munque, :pur stando le cose in questo modo faistidioso, non ve– ài,amo alcun pericolo serio. Sa– rebbe sufficiente miglforare e mor.alizz,a11e il contenuto dei sog– getti e tutto quadrerebbe. Forse i nostri nonni non fecero l'egua– le nei confronti del salgariano Yanez? E i nostri antenati nei confronti dei cavalieri di re Artù? Poi si va dicendo: i fumetti inducono al manicheismo, ché tutti i :buoni sono da rma parte e tutti i oatUvi dalla opposta, senza temperanza di purga torio né logica possibilità di reden– zione. E,' questo, a parer nostro, un voler indulgere a tutti i costi ad elucubrazion,i inrtiellettuaili. Di questo :passo anche i romanzi 30 ecaginobianco « rosa » - ,,s,e vivisezionati e sot– toposti all'analisi logica - po– trebbero f,arci discettare per ore e ore su presunte cosmogonie cartac,ee. E inviece non bisogna esagerare a voler tirare sangue dalle rape. Si r:ischia di apparire - gli intellettuali - tanti Jour– dain, per di più in sedicesimo. Zavattini stesso, ricordiamo, fu per un ,certo tempo angoscia– to dal faticoso compito di mora– lizzare e meglio inquadrare i fumetti: anche per lui i risul– ta ti frurono mediocri, risibHi. La posta, quindi, non vale la oan– dela (in Italia). Bisogna consi– del'lare i ~umetti aUia istregua di un « divertissiement » e tutt'al più sforzarsi di miglio:riarne :il contenuto. Solo questo compete a noi, dato che ,in Italia, grazie al Cielo, non si è ,giunti agli ec– cessi riscontrati effettivamente negli USA. Negli USA, durante uno sciopero di giorn ali di m olti anni fa, la gente non avver.tì af– fatto la mancanza fo rzata di no– tizie politiche e di cronaca cit– tadina; però andò 1n bestia (è il term•in·e adatto) per la m 1 ancan– za di notizie sulle sor:ti dei vari personaggi tradizionali dei « co– mics » preferiti. I lettor,i si senti– rono quaisi sdop:piatr, ahbando– nati a se stessi, isolati dai loro miti (ché pur-troppo, solo quei miti avevano la prevalenza). Al punto ohe l'allora sindaJco di New York, F'iorello La Guardia, doviette presentarsi ,alla riadio e, per calmare .gli animi esa;gitati (si badi, gli animi degli adulti), si adattò a raccontare cos'era aiccaduto nel frattempo ai più :noti eroi. ,Potremmo dir.e, pffi" quel oaso, ,che lo Stato si adattò ana volontà degli associati, pa 1 s– sivaimente, e dovette sopperire al servizio richiesto dagli asso– ciati. Si tratta di un: caso limite che però apre uno squarcio sulla terribile possibilità ohe !l'uomo, creatura intelli:gente, piuttosto che dedicarsi all'imitazione di Cristo, si faocia prendere dalla imitazione di Superman e Pecos Bill. Da noi è inimmaginaJbile che possano ,a,c,ciadiereccessi come quello riferito sopra, sia perché il fenomeno dei fumetti non è così diffuso e sia per le cons1de– razioni sul nostro diverso in.fan– tiltsmo. Posto ciò, quakosra si deve pur fare, ché i fumetti sono un fenomeno, seppur di proporzio– ni ridotte, anche da noi. Ma è questo il metodo? Di fasciarne diagnos;i ·e tentativi di inquadra– mento a volenterosi intellettuali alla Ellemire Zolla o allla Zavat– tini? Non crediamo. Le direttive di miglioramento, perché abbiano effetto ,enon si risolvano in vani pi:a.gni:stei, possono venire solo da qualcosa al di sopra delle sin– gole monadi di in tellettua1i e so– ciologi. 'Aggiungiamo, e s s e devono provenire ,anche da qualcosa al di sop:riadelle ideologiie di par– tito (sia dr ·esso ispiratore Hegel o Marx o... Moro). Ma cosa è questo qualcosa? Evidentemen– te non un imprimatur, ché esso può esser conc,esso pure per la Bibbia a frumetti (come 0.Jccadde tempo fa). Lo Stato medesimo, in questo settore, può far poco direttamente (tranne ohe voglia costituire un settore dell'IRI che si occupi della produzione di « icomics »). L',editore a sua volta ha le mani legate, ché suo me– stiere è v,end:ere quel che com– m·erdalmente va, non possiamo chieder.gli di 'immettere su[ mercato Orazio, se Testor:i fra meglio cassetta. E', a ben guar– dare, tutta questione di educa– zione del prubbUco, ma di 'llila educazione la cui cattedra non può essere affidata ai sociologi, vuoi priv-at'i vuoi di Stato. Essa, questa educazione a scegliere le ietture e a provocare 1buone ri– chi,este di lettuTe, è sempre una parte - se non addirittura una conseguenza - di una educa– zione generial 1 e dell'uomo ,medio moderno. G:LAUCO LICATA
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