Lo Stato - anno II - n. 16 - 10 giugno 1961
bi ......_____ dotto al riacquisto della fede re– ligiosa. Per lui le forme geometriche non sono altro che il mezzo per esprimere e chiudere entro ben– precisi e misura ti contorni il fermento, le esperienze, le diffi– coltà del tempo, ,in conformità con la sua spontanea ma sem– pre misurata grazia. Egli costi– tuisce l'esempio unico e raro, tra le incertezz,e e la poca buona fede degli innumerevoli artisti di questi ultimi sessant'anni, del pittore d'avanguardia che non si considera mai arrivato, mettendo in rilievo così la pe– renne vitalità dell'arte vera. Citeremo di proposito (oltre al notissimo Pam-Pam d Moni– ca, replica di quello del 1909-11, forse distrutto durante l'ultima guerra) solo ,quelle opere pre– senti nella mostra e che ci sem– brano niù significative per i mo– tivi già accennati: Danzatrice blu del 1912, Geroglifico dina– mico del Bal Tabarin, Ragazza seduta e - perché no? - Via di Porta Pinciana al tramonto (1904-5), in cui è già visibile il preminente ,interesse per il co– lore e la luce, pur nena tecnica <<divisionista». Peccato· che non sia possibile, per la natura delle opere, ammirare nella mostra la serie di affreschi che, a co– minciare da quelli eseguiti nel castello di Montegufoni, nei dintorni di Fiirenze, segnano il nuovo interesse che da questo momento Severini nutre per la pittura murale. E a questo ,pro– posito vanno ricordati i nume– rosi affreschi delle chiese sviz– zere di Semsales, La Roche, Fr-i– bur.go , Losanna. Il giudiziio del Venturi, cui accennavamo sopra, avrà certa– mente rafformto lo spirito set– tario di quanti, tra i pseudo– artisti, fanno professione di «astrattismo». Ma a questo proposito 8everini ha parlato chiaro, oltre che con la sua ope- 11adi pittore, col suo atteggia– mento di teorico con cui, secon– do una sua esplicita chiarifica- 1-,o STATO inobianco zione recente, ha troncato ogni velleità ai mali intenzionati. « La soppressione dell'oggetto - a.Merma il pittore - è in que– sto manifesto (queB.o già citato sulle Analogie plastiche del di– namismo) espressa in forma d~alettica e polemica. Ci vuole una bella ingenuità (il corsivo è nostro) per credere che si possa distruggere in noi l'oggetto, e cfoè ,il mondo esistenziale nel quale l'uomo è immerso e che fa parte di lui; distruggendo la realtà esistenziale si distrugge– rebbe noi stessi. .Più preciso è di– re che l'oggetto, per mezzo di una trascendenza ,e di una in– tuizione poetica, è distrutto '.lp– parentemente nell'opera, ma fa sempre parte dell'opera la quale prende lo slancio creativo da lui. Pr,etendere di partire da una linea e da un colore presi in sé, è un errore fondamentale. Questa è la linea dell'ornamen– to, dell'artiigianato, la cui beì– lezza non è quella dell'arte. Jiiabbricazione di una cosa bella e creazione di un'opera d'arte, sono due attività ben distinte, che non si escludono, ma sono diverse». DAM·IANO FUCINESE SOCIOLOGIA IL PUDOREDEI FUMETTI Prima o poi dovevamo g,iun– gere a occuparci dei fum·etti, dato che si tratta di un fenome– no di massa che comporta rea– zioni collettive. Ce ne dà ora spunto un volumetto edito da Mondadori, di piacevole lettura, a cura di della Corte. Con l'Au– tore siamo d'accordo nell'affer– ,mare che oggi - e sempre più - la ipaitologia di questa undice– sima Musa 'interessa il sociologo, non lo psicologo. Anzitutto due parole sul sag– gio di della Corte: è costruito con onestà, preciso nei rif eri– menti, abbondante di riprodu– zioni. Ha soltanto un difetto: non dimostra nulla, né trae con– clusioni. Pertan:to ne risulta una via di mezzo, qualcosa che è più di una cronistoria dei fumetti e meno di una elaborata e utile disàmina. E' poco per lo studio– so di fenom•eni sociali, ma è an– che poco •per chi si interessa morbosam·ente (da lettore) di fum,etti. Insomma, non si rivol– ge ad un ;preciso pubblico - pattuglia o massa. Questo atteg– giamento denota già una incer– tezza non tanto di metodo espo- sitivo, ma di effettivo inquadra– mento del problema. Non si può, a parer nostro e nelle condizioni aJttuali dii culture (piaccia o no) differenziate, rivolgersi, coma don Abbondio, ai due campi. Si r.i:schia, per voler contentare i due pubblici, di non centrare per nessuno il problema. Si ri– schfra - trasponendo l'esemp~o al campo della esposizione dr.1 prodotto - di eguagliare le spe– ricolatez~e di un Gasisman, Ro– meo scespiriano per il pulb-blico dei teatri e (meminisse horret!) per quello della rivista «Grand Hotel». Vorremmo fare alcune consi– derazioni. Concordiamo con lo Autore a proposito dell'infanti– lismo dell'italiano (ma lo con– trapponiamo ben distintamente a quello dell'americano). L'ita– liano ha pudore del suo infanti– lismo, :l'ame:r,icano no. E dicia– mo: magari si trattasse di in– fantilismo, ché (ci sovviene un aforisma di Sha w) da esso può passarsi alla maturità. Questo pa:ssaiggi:o,può valere non solo per noi, ma pure (a diJspetto di Shaw) per gl1iamericani, consi- 29
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