Lo Stato - anno II - n. 16 - 10 giugno 1961

ARTI FIGURATIVE S,EVERINI POLEMICO Gino Severini ha ottenuto il Premio delle Arti del Ministero della Pubblica lstruzione per il 1960 e, in tale occasione, è stata allestita nelle saàe di Palazzo Ve– nezia una mostra antologica che r,iassume - per quanto possibile - ,gli wspetti vari di tutta la produzione deli'artista. Si .sa che le selezioni antolo– giche son sempre soggette ai gusti e agli umori degli antolo– gisti, ma questa volta a giusti– ficare le lacune nella ·mostra del pittore di Cortona subentrano delle ragioni di carattere supe– riore, e i « vuoti » non ,sono im– putabili a nessuno. Difatti, ai– cune delle opere che eravamo abituati a vedere nelle grandi mostre naziona1i o che avevamo ammirato tempo fa a Palazzo Barberini in occasione della mostra del futurismo, sono pre– senti a New York in una rasse– gna dedicata appunto al futuri– smo ~taliano. Fatta questa do– verosa precisazione, possiamo tranquillamente affermare che la mostra, nel suo complesso, dà un quadro abbastanza esau– riente dell'attività del pittore e offre il destro a quanti - ap– passionati e studiosi - voglia– no rendersi conto direttamente di una così complessa e varia produzione che abbraccia circa un sessantennio, cioè ,il periodo più burrascoso per la cultura europea, che vide nascere quella infinità di movimenti, letterari ed arti,stici, aventi.i per denomi– natore comune la decisa ostina– zione di romperla ool passato. Severini è forse il rappresen– tante più eminente di questo periodo, e non tanto per la sua ragguardevole età (è nato nel 1883), quanto piuttosto perché 28 ecaginobianco egli impersona, nel cévmpo del– l'arte, e riassume il fer:mento spi:riituale di tutta un'epoca nelle sue molteplici entusiasti– che esperienze e nelle sue inevi– tabili delusioni. E la mostra mette bene in evidenza quei « riicorsi » del pittore (che altri ha voluto chiamare semplice– men te « flessioni »), i quali di– mostrano chiaramente il suo carattere «eclettico» non di– sgiunto da una sottile e pene– trante malizia. Il Vent'llfii ha tentato una suddivisione in tre periodi (o momenti, se .si vuole) dell'attività di Severini: un pri– mo, che il critico definisce sen'altro grande (1910-16), un secondo che segnerebbe un ri– torno all'imitazione (1917-45) e un terzo (1946-60)caratterizzato da una ripresa dBlla fantasia. Tale suddivisione, in linea di massima, .può essere anche ac– ·cetta ta, anche se si possono muovere non trascurabili obbie– zioni riguardo a certi dati. Ciò che non possiamo condividere col Venturi (si veda la sua re– cente monografia: G. S., Roma, 1961), a parte alcuni giudizi par– ticolari su determinate opere, è il voler vedere in lui quasi un «proto-astrattista» su cui po– trebbe riicadere la responsabilità - se di responsa!bilità può par– larsi in c,erti casi - di una si– tuazione tanto equivoca quévnto sconcertante, quale è quella in cui versa la nostra arte contem– poranea. E' signifi.cativo a questo ri– guanio che io stesso Severini abbia tenuto, recentemente, a chiarire la sua posizione cirica la « soppressione dell'oggetto », temendo proprio si :scivolasse nell'equivoco a proposito del suo manifesto sulle Analogie p'lasti– che del dinamismo. Ma di ciò torneremo a parlare. Il nome di Gino Severini è inequivocabilmente legato, in– sieme a quello di molti altri, al movimento futurista; tuttavia, un'analisi accurata delle sue opere mette in evidenzia quanto il pittore fosse insofferente di qualsiasi forma di dmnmatiis·mo di scuola cui, come sempre ac– oade, l'artista vero non può sot– tostare. L'adesione al movimen– to, che iper lui ha un carattere tutto particolare, in nessun mo– do riesce a vincolarlo del tutto. Va considerato poi che essa fu anche determinata, ·in buona parte, dall'amicizia che nutriva per Bocdoni e, in un certo sen– so, anche dal fatto che il futuri– smo era un movimento italiano e per Severini, che è l'esempio tipico dell'artista vissuto a lun– go fuori della patria ma ad essa rimasto sempre sentimental– mente legato, ciò non poteva non avere importanza; anche se poi si discosterà dai futuristi italiani per ;rimanere in una po– sizione tutta sua ( 1 staremo per dir,e «tono»), in cui rivela una straordinaria sensibilità al co– lore, indubbiamente innata, ma certamente affinatasi attraveT– so Io studio delle opere del Seurat. L'unko elemento che lo tiene legato alla poetica del fu– turismo è 11« mov.imento », poi– ché anche la geometria, che i cubisti non avevano saputo li– berare dalle sue fomne statiche, per lui - come è stato acuta– mente osserv-ato - ha avuto il valore di una metafisica; e chis– sà che non sia stata proprio essa a riproporgl,i ii problemi che nel 1923 lo avrebbero rican-

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