Lo Stato - anno II - n. 16 - 10 giugno 1961

I molti problemi che ancora gravitano sulla valutazione dei Poemi conviviali, sono stati ri– presi in un volume uscito in questi ,giorni, I Poe– mi conviviali di Giovanni Pascoli scritto da Ri– na,ldo Froldi (edizioni Nistri-Li:schi). Il Froldi esamina uno per uno i vari poemi, rivelandone pregi e difetti, ma con lo scopo primo di inda– gare quale sia istato l'animo pascoliano rispetto alla materia presa a ,trattare, prescindendo dal complesso dell'ope~a del Pascoli. Una :premessa, questa, che a parer nostro doveva necessaria– mente limitare non solo il campo deHe indagini ma anche le possi'bilità di interpretazione: il che tuttavia non toglie che ·il Froldi abbia visto giu– sto il'iguardo all'essenza poetica dei Conviviali. Naturalmente il probl,ema primo e basilare è questo: cosa diventa H mondo classico, materia di tutti i Conviviiali, nella poesia del Pascoli? Ognuno dei poemi, da La cetra di Achille ai Poe– mi di Psyche, tratta di un motivo del mondo classi:co, e si sa che il poeta ha sistematicamen– te fatto ricoriso ai ,poeti gr'eci, da Omero a Bac– chilirle. 'Se egli avesse rifatto il verso ai grandi dell'antichità, si sarebbe rivelato abHe letterato e non artista: ma noi sappiamo che il Pascoli è ori:ginale non solo nelle opere in italiano· bensì anche in queHe latine. Egli non è imitatore della classicità e, possiamo dire, neppure un suo in– terprete, ma un poeta che porta una sua origi– nale visione della vita nella riproduzione del mondo classico; in altri termini egli non è as– sorbito dall'antichità ma l'assorbe, esprimendo– la secondo una sua propria concezione della vi– ta, ricreando i tipi, :le figure e i miti secondo tale sua concezione ·e una sensihHità del tutto moderna. In questo rivivere modernamente dei miti classici il Firoldi individua l'ortginalità dei Conviviali, ed ha ra,gione, ma riipeto, forse avreb– be dovuto rupprofond'ire -gli aspetti e i caratteri della poesia e della poetica dei Conviviali rispet– to a tutta la produzione pascoliana, ai suoi rap– porti con la poesia moderna, italiana e stranie– ra. Ma ·torniamo ai Convivwli. Se prendiamo, ad esempio, La ,oetro d'Achille, un poema, cioè, in cui più immedia•ta apparirebbe la riproduzio– ne del ,mondo greco, perfino nella terminologia omerica, ci avvediamo d'i quanto moderni siano il v·ersoe !'i-spirazione del Pascoli: Dormian, sì, tutti; e tra il lor muto sonno giungeva un vasto singhiozzar del ma.re. Piangean le figlie del verace Mare, nel nero Ponto, l'ancar vivo Achille, lontane, ch'egli non ne udisse il p,ianto. Ed altre, sì, con improvviso scroscio ululando montavano alla spiaggia, Lo STATO bi liotecaginobianco per dirgli il fato o trarlo a sé; ma in vano: fuggian con grida e gemiti e singhiozzi lasciando le lor bianche orme di schiuma. Ba'Sterebberoquesti pochi versi a dimostrare la modernità del Pascoli ·e la sua capacità di pla– smare con ,sensibilità del tutto nuova ed attuale, perfino -gli aspetti più caratteri:stici e caratteriz– zati del mondo classico. Ma a quali momenti e a quali ,correnti si avvicina questa sua moderni– tà? Non è facile sostenere che il decadentismo del Pascoli è originario e autonomo. Il Pascoli, come il d'Annunzio, conosceva i pochi simbolisti e decadenti, e ,quindi non si può esc,ludere che essi abbiano aviuta una certa influenza sulla sua formazione, influenza tanto più facile a realiz– zarsi se nella personalità poetica ed umana del Pascoli v'erano aspetti e motivi tendenzialmente decaduti: la malinconia, il senso del mistero e dell'inconscio, il bisogno di esprimersi musical– mente sono caratteri determinanti della perso– nalità pascoliana; tanto è vero che s-econdoessi e per essi il poeta interpreta il mondo della c13:s– stcità. E tutto sommato, sta per buona parte m questa la potenza espressiva e il fa·scino poettco dei Conviviali. La tristezza di UUsse che riper– corre, ormai vecchio, le tappe del suo vi:aiggio,e la delusione che ne prova, e 1 l'amarezza che lo avvolge nel vedere •come il tempo abbia tutto trasformato o annunato o reso banale e comu– ne non è isentimento (o modo di sentiTe) classi– co' bensl romantico e decadente. I pochi moder– ni' che si :sono avvicinati alla classicità (e nep– pur·e il Leopardi -è immune da questa -esigenza) non sempr·e hanno potuto evitare di di,struggere la serenità, l'equilibrio e •l'armonia. Non diversamente è per il Pascoli nei Con– viviali sicché noi ci ritroviamo a sentire quelle ' . parole e quegli ace-enti che in Omero c1 com- mossero con altra e diversa commozione: con un senso strug,gente della condizione umana e della sua -inevitabile tragedia. E tuttavia riipeto, H Pascoli, anche quello dei Conviviali non si esauri:sc-enel decadentismo, né ad ess~ si abbandona. C'é in ogni poema dei Conviviali un momento - ed è quasi sempre quello conclusivo - in cui le i~maigini : la_mu– sica dei v,er.siesprimono una v1s10neobbiettivata della realtà e dei sentimenti, una dimensione non esclusiva né unilaterale delle cose, degli uo– mini •edella loro storia. E' il momento in cui il Pascoli come quasi tutti i maggiori ipoeti italiani, sfug.ge al fascino della decadenza moderna: ed è qu eMo il momento che ['iv-ela come, malgrado tutto, anche H Pascoli possegga un fondamento di autentica e fattiva classicità. N. F. CIMMl 1 NO· 27

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