Lo Stato - anno II - n. 16 - 10 giugno 1961

b to utilissimo per convogliare altre simpatie ver– so le tesi comuniste. Inutilmente la Confedera– zione degli Agricoltori ha messo in guardia i suoi aderenti ed ha invitato tecnici ed a,gricoltori a non ,partecipare alle riunioni organizzate dai comunisti. Ormai «l'aggancio» del ceto medio agricolo, specie nei centri minori, è avvenuto, con la con– seguenza facilmente immaginabile. c) Il ·terzo punto al centro della Riunione al Palatino è ·stato il :solito slogan di « tutta la terra a chi a.alavora » nel \Sensoperò - specifica l'Unità - che m,gono investimenti e trasforma– zioni, nel senso che l'azienda contadina singola ed associata deve essere adeguatamente assistita finanziariamente e tecnicamente. Ecco la faJSe nuova della riforma a,graria, una riforma che non è più solo antifeudale ma antimonopolisti– ca. Tale linguag,gio non significa niente altro che i comunisti, le loro cooperative a,grlcole commer– ciali ed imprenditrici si ripromettono non solo di partecipare ai vantaggi del « Piano Verde » ma di approfittare del medesimo per estendere le loro attività nelle campagne. In tale impresa i comunisti hanno soci indissolubili, i ·socialisti, così che con l'apertura a sinistra ormai in vista, gli agricoltori italiani ed i coltivatori diretti del– iJ.aibonomiana, isi vedranno spesso trascurati a vantaggio di coloro che potranno disporre oltre tutto anche di forti aderenze nel sottogoverno. Detto ciò non resta che ripetere a proposito di questo convegno ciò che \Scrivel'« Unità» del 5 giugno. « Il ricordo andava ad un'altra indi-– mentirabile ,giornata del mondo contadino, l'as– semblea della Costituente della Terra e dei comi– tati per le terre che si tenne a Bologna nel 1947 ». Raffronto istruttivo e purtroppo veritiero che dovre'bbe dire molte cose a parecchi. Molte cose a parecchi, e in modo particolare a coloro i quali, come certo Franco Catucci che· iscrive su « Il Popolo », si industriano a dimostrare· che nelle wne contadine del :sud Ita>lia « la lotta di classe si ritorce su}le st11utture or,ganizzative· del partito comuni!Sta ». Con oiò dimenticando la dimensione della avanzata comunista al sud dal 1948 ad og·gi; dimenticando, e Giorgio Amendola da anni l'aveva previsto, che non era ipensahile· riuscire a contenere, in uno ispaziobreve di tempo,. un moto di masse, sostanziato dà una carica po-– litica impetuosa·, entro rigide strutture organiz-– zative. Franco Oatucci, e quanti la pensano come lui,. non avranno da attendere molto, a nostro giu– dizio, per dover constatare che anche al sud, il PCI, nel varco g,raziosaJmente aperto negli anni passati dalla politica della DC ed oggi ampliato; dalla« convergenza» riuscirà a sintonizzare la ca-– rica rivendicativa delle masse contadine con un. rigido impegno di partito. E' stato detto sul n. 15 di questa rivista che • la « piccola borghesia » ru-- ----------------------------- rale del sud mostra sempre- 22 ecaginobianco maggiore attenzione al ri-. chiami del PCI. Il PCI tenta di rinnovare i suoi quadri nel sud conia-– dina proprio con gli elementi della « piccola borigihesia».. Nion sono le forze popolari. ma quelle attratte dall'op-· portunismo della politica e' della ·«cultura » di massa. che offrono al P.C.I. la zona:. di espansione. Diventato forza, o meglio ridottd. ,gli altri a debolezze,. il P.C.I. finisce per avere nel. mezzogiorno il medesimo fa-· scino degli impieghl di :Sta– to: certi, solidi, 1 stcuri, senza fantasia ma senza rischio. Il P.C.I. diventa il partito dal– l'inserimento istabile dalia·. carriera graduale e a scatti - sicuri. n suo fascino diventa gra- • dualmente ,il ,fascino del « blocco d'ordine», sostenu– to da una costellazione di. forze dn ternazionali.

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