Lo Stato - anno II - n. 16 - 10 giugno 1961
operaismo», il « contadinismo », il « meridiona– lismo» ed altri « ismi » di chiara derivazione marxista. Una responsabilità gravissima per tale stato di cose deve essere attribuita ai sindacati « de– mocratici» che hanno tenuto bor.done ai gover– ni, tentando di porsi in posizione concorrenziale con ,la CGIL sul terreno delle lotte con tadi:ne ed operaie, dimenticando, o quasi, la presenza nel ipaese di quel « ceto medio » che da sempre aveva rappresentato ~a c,erniera, fra classe di– rigente, a tutti i livelli -eceti popolari. La pesantezza del momento sindacale è da– ta proprio dal fatto che siano s,c,esein lotta con– tro lo Stato, sia ben chiaro, que1le forze che an– cora ogigi dovrebbero aISsolvere a tale funzione. Ed è proprio per ciò che le agitazioni degli in- PHIL. 20 tecaginobianco segnanti, da quelli -elementari ai Presidi, e dei di– pendenti delle ipubbliche ammini!Strazioni, non– ché quelle interessanti vasti settori del mondo economico, operativo e pro:fessionaJe, dovirebbe– ro destare mag,giori rpreoc,cupazioni e più con– creta attenzione che non quelle, pur esse serie e determinanti nel quadro generale, dei metal– lurgici, dei tessili, degli edili o dei braccianti. Perché se queste ultime possono aver trovato origine in ·una manovra politica ed avallo demo– cra tico nella solita paura di essere « risucchia– ti », le altre sono indice di un errore d'i fondo le cui conseguenze non possono certamente essere risolte da una discussione a tavolino sia essa in– terconfedera•le o a livello ministeriale. La stessa CISL, instancabHe organizzatrice di convegni e di giornate di studio, ha invitato re– centemente illustri esperti di settore e uomini responsabtli, a dibatter-e un tema di notevole portata nel quadro della cosidetta politica del lavoro, vale a dire l'adeguamento della pubbli– ca amministrazione ane esigenze attuali di svi– luppo. In quell'occasione l'on. Campilli, dopo aver rilevato il diaframma esistente tra il dina– mismo economico e sociale ed il processo tecno– ìogico da un lato e la struttu:rn e la politica amministrativa dall'altro, ha affermato che Ja carenza di una intesa interamministrativa, lrt pluralità delle direttive e deUe iniziative, non– ché degli organismi cosidetti coùrdinatori, con– duce proprio a quella mancanza di coordina– mento e di univocità di diretU,ve e di compiti che è alla base dell'attua,le sfasatura. Mentre sareb– be stato augurabile e - diciamo noi - è ormai indispensabile, una 1 politica di !bilancio intesa come programmazione globale e articolata per grandi settori di intervento, :siamo ancora alla « politica degli interventi dispersivi che contrad– dice una seria politica di sviluppo». Ora è ne– cessaria un'azione concentrata ed organica che investa determ'inati settori chiave o poli di svi– luppo, ma è anche necessario che, fatte le scel– te, ci sia la decisa volontà di seguirle e di tra– durle in fatti. Occorre cioè « una volontà politi– ca che, partendo dal Governo iper allargarsi al Parlamento, ai sindacati, ai partiti, .sorregga e assicuri l'applicazione di un programma ».
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