Lo Stato - anno II - n. 16 - 10 giugno 1961

POLITICA ECONOMICA L'APPROVAZIONE DEL Il « Piano Verde » è stato approva– to dalle due camere ed entra in fase esecutiva. Non possiamo che compiar cerci di tale fatto, anche se non pos– siamo unire la nostra al coro di voci, laudative ad oltranza o di avversione pre-costituita, che dai diversi settori dello schieramento politico hanno ac– compagnato l'ultimo voto del senato. Sin dai primi numeri della rivista, infatti, abbiamo detto, senza mezzi termini, che non possiamo considera– re il piano più di una boccata di os– sigeno per l'agricoltura italiana nel suo insieme. Nòn possiamo andare oltre tale rir conoscimento, dal momento che il go– verno, nel presentare il piano, ha in– sistito nell'affermare che la politica agraria della maggioranza ha sopra– tutto presente la «funzione sociale del– l'azienda familiare ». Come si debba passare da tale tipo di azienda a quello di grandi dimen– sioni -- il solo in grado di competere con la concorrenza internazionale nel Mercato Comune - è un mistero, sebbene, ormai, anche gli stessi co– munisti siano costretti a parlare di ri– composizione fondiaria. « Alla grande azienda capitalistica ed alle sue pos– sibilità produttive - hanno scritto gli on.li Grifone e Miceli nella rela– zione di minoranza della camera al Piano quinquennale per lo sviluppo dell'agricoltura - non commetteremo certo il grossolano errore di opporre l'alternativa della piccola azienda g tecaginobianco contadina isolata, incapace, per le sue stesse dimensioni, di affrontare e ri– solvere i problemi della moderna tec– nica agraria, dell'industrializzazione dei prodotti, del mercato, e perciò inesorabilmente condannata a soccom– bere». Ma non è facile tornare indietro, o, meglio, andare avanti. Dalla prima serie delle indicazioni dell'ISTAT sul censimento dell'agricoltura, dedicata appunto all'azienda agricola, si rileva che le aziende condotte direttamente dai coltivatori, il più delle volte pro– prietari del j ondo, sono in grande maggioranza: 1'81,9%, ma su una superficie che copre solo il 54,8% dell'area complessiva agricola italiana (26. milioni 16.195). Le aziende capitalistiche vere e. proprie, cioè quelle condotte con l'au– silio di salariati e di compartecipanti, sono risultate pari al 6,9% del totale e abbracciano una superficie del 28,4 per cento; quelle mezzadrili rappre– sentano il 7,8% del totale e il 12,3% della superficie; quelle rette con altre forme di conduzione ( colonia impro– pria ecc.) rispettivamente il· 3,4 e il 4,5%. Dai risultati provvisori pubbli– cati dall'ISTAT si desume, inoltre, che l'ampiezza media dell'azienda condotta dal Coltivatore diretto è di appena 4 ettari, contro i 25 della azienda con salariati (pochi anche questi), i 9,5 di quella mezzadrile e gli 8 dell'azienda a colonia impropria. In linea generale, quindi, non sembra a/fatto che si possa parlare ancora di grandi estensioni di terreni concen– trati nelle mani di pochi « agrari » - motivo di fondo della propaganda comunista e di certe tendenze dei par - titi « democratici » nel loro impegno più che decennale sul fronte dell'agri– coltura italiana - mentre risulta con– I ermata l'esistenza in Italia di una paurosa polverizzazione de/,la proprie– tà fondiaria. E' di fronte a tale situazione che ci sembra si debba onestamente dire che la politica agraria del governo, così come è stata delineata dall'on. Rumor, sia molto lontana dall'aver centrato il vero problema di fondo dell'agricol– tura italiana, quello che ne condiziona il suo sviluppo avvenire: il problema cioè della capacità per le aziende di disporre di larghi mèzzi di produzio– ne, attraverso una adeguata accumu– lazione di capitale. Cosa questa che si presenta del tutto problematica nel quadro degli indirizzi pseudo-sociali che sono da 15 anni alla base della politica agraria del partito d.c. e dei governi da esso espressi. Tuttavia, non intendiamo essere pessimisti, oltre un certo limite, e per tale motivo guardiamo cun interesse e qualche speranza alla Con/ erenza Nazionale dell'Agricoltura .. L'interes– ~e ci deriva dalla larghezza di vedute r.on la quale è stata affrontata la fase preparatoria della con/ erenza stessa, cosa del tutto eccezionale nel quadro della prassi comune sin qu,i seguita dal governo per manifestazio– ni del tipo di questa. Largo merito del successo di questa fase prelimina– re va attribuito agli organi del CNEL. Le monografie, gli studi, i rileva– menti statistici, le panoramiche di settore, in una parola la documenta– zione essenziale, di cui disporranno i partecipanti al convegno, è di tutto rilievo. La speranza deriva dal fatto che po– trebbe darsi il caso che finalmente, di fronte ad una esauriente ed obbiet– tiva docnmentazione circa la situa,– zione reale dell'agricoltura italiana, i politici sentano la necessità di rivede– re almeno una parte di quelle pre– giudiziali che in passato hanno non poco contribuito ad aggravare una sir tuazione già di/ ficile per cause sto– riche ed ambientali.

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