Lo Stato - anno II - n. 15 - 30 maggio 1961
tràdditoria in quanto l'aocettazione del veto posto rucll'on. Moro contro l'utilizzo in qual– siasi forma, anche sulla base della semplice astensione, dei voti di destra, trasforma auto– maticamente la pretesa scelta «amministrati– va» e «·spoliticizzante» in una autentica scelta sulla sinistra dello schieramento politico; non essendovi, come d~tto per la d.c. altre alterna– tive per la formazione di una maggioranza in consiglio oltre quelle di una scelta suHa Destra o sul PSI. Il « Fanfaniano » Darida, «convergendo» sostanzialmente con la ,maggioranza, ha mo– strato di aver ben capito quale sia lo sbocco lo– gico della posizione a;ssunta dall'on. Andreotti e dai suoi amici. Sbocco 1ogico abbiamo detto, anche in con– siderazione del fatto che la maggioranza non * Fiore di « primavera > io so cambiare gioco a tutte l'ore e tutti i giochi prendo alla leggera. 14 bib110 ecaginobianco si pone neppure come ipotesi remota quella della nomina di un comnii_ssario gove_rnativo al comune. In tale -situazione non sembra abbia peso la opinione dei consiglieri comunaU d.c., conside– rato che questi, neMa quasi totalità, si mostra– no pronti ad accettare qùalsiaisi soluzione della cri-si che valga a 1 scongiurare nuove -elezioni. Qua-lcuno potrebbe meravigli~rsi dell'attegg,ia– mento assunto dall'on. Andreotti e da.iisuoi ami– ci, che contra.sta palesemente con quanto la corrente « Primavera » ha sostenuto in passato. Noi siamo dell'aivviso che la cosa si giustifi– chi largamente :con la situazione ohe si è ve– nuta a c:r,eare nel1a d.c., in campo nazionale e nel Lazio. L'on. Andreo.tti, infatti, è nella d.c. un.o de– gli ·elementi essenziali sui quali si fonda il suo inst~bile equiilibrio interno che si rifà al prin– cipio che .ia equilibrata presenza in un or:gani– smo di forze eguali e contrarie crea la stabilità (nel ca:so della d.c. questo vocabolo è sinonimo di immobilità) nello stesso. Condizione di equilibrio che garantisce alla classe dirigente d.c., sino a che dura, la sU!ddi– visione e l'esercimo del potere a tutti i livelli. Ciò signifioa che l'on. Andreotti non è in grado, come non ne sono in -grado l'on. Sullo, l'on. Pastore, l'on. Moro ·ecc., di rompere tale equiltbrio che è condizione essenziale per il man– itenimento del potere. Ma un tal~ tipo di equhlibrio politico pre– suppone anche, inevitabilmente, l'accettazione passiva del. corso delle cose spinte dalle forze politiche che hanno l'iniziativa nel paese. E poiché l'iniziativa ,politica oggi in Italia è inequ:wocabilmente in mano delle sinistre, ecco che la DC e con la DC l'on. Andreotti, si mu~ vono nel senso da esse voluto. Nel Lazio, poi, il paissaigìgio,per il calcolo, di fedeli amici de1l'on. Andreotti ad altre correnti, costringe il leader di <<Primavera» a difendere con ogni m-ezo la «ridotta » di Roma. Ed è pro– prio nel quadro di tale st:r,ategia difensiva, che l'on. Ahdreotti non .può accettare in nessun modo il commi!Ssario a,l comune. Tale fatto ri– durrebbe infatti, ulteriiormente la suia sfera di potere, con grave pregiudizio per il suo futuro in seno al partito. E' questa la situa.zione venutasi a determi– nare in Roma, una situazione che seguiremo con l'attenzione che meritanò i casi della capi– tale dell'Italia e della catto1icità.
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