Lo Stato - anno II - n. 15 - 30 maggio 1961

b POLITICA ECONOMICA LA CONFERENZA AGRICOLA E' imminente l'inizio dei lavori del~ la Conferenza Nazionale dell'Agricol– tura, i cui risultati so,w attesi, -nel Paese con qualche speranza, ma anche con alcune perplessità e con una punta di scetticismo e di timore. La speranza di tutti è che, da una disamina in profondità dei problemi che travagliano il settore, i dirigenti della nostra politica economica pos– sarw riuscire, da un lato, a farsi una idea chiara della situazione e dallo altro delineare un indirizzo nuovo ca– pace veramente di restituire agli agricoltori italiani un po' di fiducia. Le perplessità derivano dal fatto che, dopo le tante discussioni degli ultimi tempi sul piano tecnico ed eco– Mmico, ci si riduca ad una nuova manifestazione, nella quale si corre il rischi,0 di sentir ripetere le stesse cose di sempre, sentir ria//acciare molte interpretazioni che vanno per la mag– giore, e che non sono certamente le più esatte,. del fenomeno di crisi che ha investito l'agricoltura italiana. Scetticismo e timore discendono dal jatto che sembrano farsi strada, cd affermarsi, opinioni poco consolanti per il settore e per quanti in esso tro– varw le ragioni della propria attività e della propria vita. Si suol ripetere da più parti che la agricoltura è, in certo modo, condan– nata e che, operate le debite trasfor– mazioni, essa potrà avere un senso sol-– tanto se le attività agricole riusciran– nn ad inquadrarsi in un sistema mag· gi,armente orientato verso tipi di or.. ganizzazione industriale. Ora, non c'è dubbio che è necessaria una tras1ormazione profonda, che oc corrono un diverso ordinamento fon- 8 tecaginobianco diario, una riconversione delle colture un coraggioso ammodernamento delle aziende, la creazione di industrie complementari per la conservazione e la trasformazione dei prodotti. Non c'è dubbio che gli agricoltori italiani non possono pretendere di mettersi contro il progresso, anche se esso do– vesse comportare una notevole dimi– nuzione del peso delle braccia sui campi e l'uscita dall'attività agricola di quanti non sono in grado di pro– durre, all'altezza, per dimensione, per razionalità d'organizzazione e per ef– ficienza, delle esigenze dei tempi nuovi. Tutto ciò è esatto; ma bisognerebbe anche stabilire, in maniera chiara, quanto delle di/ ficoltà della rwstra agricoltura deriva dalla natura stessa del settore e quanto sia, invece, da imputarsi agli ostacoli e ai freni posti in continu.azione, per molteplici ra– gioni, a ritardarne lo sviluppo. Di troppi pesi, infatti, la rwstra agricoltura è stata sempre caricata, troppe spese ha dovuto pagare per contro di altri settori perché essa po– tesse e possa procedere con una certa scioltezza per la propria strada. E' indubbio che noi si debba vol– gere, lungo le vie del progresso eco– nomico, verso un grado crescente di industrializzazione. E' anche certo che la competitività dimostrata in tempi recenti dalla nostra industria sul mer– cato internazionale sta a dimostrare che, diversamente e meglio organiz– zate, le nostre attività economiche pos– sorw conseguire il loro successo e non hanrw motivi di timori eccessivi sul piano della concorrenza. Ma, d'altra parte, rwn va dimenticato che l'affer– mazione di parecchi prodotti dell'in- dustria italiana sui mercati mondiali è derivata dalla possibilità di prati– care una politica di prezzi gravante di più all'intenw del paese. Così, se non si fossero ridotti volu– tamente i margini di reddito degli iagricoltori, probabilmente .un mag– giore equilibrio vi sarebbe stato fra ii comparto industriale e quello agri– colo. Così, se pure con una diversa e più efficiente organizzazione, si ritie– ne di poter giungere a rialzare i red– diti agricoli. Indubbiamente si deve anche pensare che ciò, in un modo o nell'altro, dovrà spostare a favore del– l'agricoltura molti mezzi, rendendo meno facili le cose per altri settori. l)' altronde proprio per continuare a,d alimentare un mercato che possa as– sorbire all'interrw del Paese certa par– te della produzione industriale è in– dispensabile che quell'aumento di red– dito venga in qualche maniera pro– vocato. Più che di discorsi tecnici ed eco– nomici, dunque, alla Con/ erenza ci sarà gran bisogno di discorsi poli– tici. Sarà una questione di scelte precise. Gli è che, stando come stanrw le cose, non sarà facile trovare chi ab– bia il coraggio di farne. In primo luogo perché un serio di– scorso politico su i problemi dell'agri– coltura finirebbe per mettere in discus– sione certi orientamenti seguiti in pas– sato per il settore, che dai rwstri at– tuali governanti, e dalla attuale diri– genza d.c., vengono considerati, an– che -- contro l'evidenza, sacri ed in– toccabili -. In secondo luogo, in quanto l'attuale equilibr,io delle « con– vergenze» potrà sopportare tutto, me– no che dibattiti seri sui più gravi ed urgenti problemi che travagliano il paese. Sembra, infatti, sia ormai questo il destirw di un governo nato per « sbloccare » la situazione politica ge– nerale, del paese, e condannato da 10 mesi a reggersi su un permanente compromesso che, per colmo di iro– nia, viene continuamente negoziato fuori della sua sfera di influenza. Ed è forse questo l'aspetto più assurde della situazione, che minaccia di creare un precedente oltremodo rt– schioso per le istituzioni del paese.

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