Lo Stato - anno II - n. 14 - 20 maggio 1961

viene considerato il massimo esponente del pragmatismo - ha quale punto di partenza lo sforzo di scoprire il modo di portare a compimento i nuovi svi– luppi della scienza e delle condizioni umane (industriati e politiche) da esso determinate: condizioni che si trovano tutt'ora in uno stadio primitivo e con– fuso. « Il compito di effettuare la ricostru– zione accennata, anche, nei suoi aspetti filosofici spetterà all'avvenire. Al mo– mento attuale non siamo nemmeno in grado di compilare un elenco soddisfa– cente dei problemi filosofici da risolvere per dare luogo ad una tale ricostruzione. Tuttavia una voce fondamentale di que– sto elenco ha ricevuto di recente una qualche attenzione: la separazione, cioè, fra mezzi e puri fini (che è il corrispet– tivo teorico della netta distinzione degli uomini in liberi e schiavi, superiori ed inferiori). E cioè la scienza, in pratica, ha completamente ripudiato tali distin– zioni e separazioni. L'indagine scienti– fica ha elevato il proprio livello, ha in– corporato in sè le attività, i materiali, gl. attrezzi del tipo un tempo conside– rato meramente pratico (in senso utili– taristico). Ne è la prova il modo in cui viene svolto il lavoro scientifico in qual– siasi osservatorio astrooomico e in qual– siasi laboratorio di fisica. Ndle scienze le teorie si sono trasformate in ipotesi. In considerazione di ciò, compito della filosofia è di chiarire le conseguenze par– ticolari e generali di questo fatto dal ptmto di vista della morale: perché nel campo chiamato morale regnano ancora il, fisso e l'immutabile. Concluderemo: nella scienza l'ordine fra le cose fisse si è irrevocabilmente trasformato in un ordine fra rapporti in divenire (in pro– cesso). Ebbene uno dei compiti più ur– genti della ricostruzione filosofica, in rapporto alla creazione di strumenti di indagine nel campo dei fatti umani, consiste nello studio sistematico dei pro– cessi umam ». L'enunciazione programmatica di Dewey è chiara e non ha bisogno di ul– teriori commenti: la filosofia viene ad assumere nuovi compiti, abbandona i tra– dizionali campi d'indagine, lascia temi e problemi che avevano indirizzato e guidato la speculazione dei massimi fi. losofi fino a quel momento per rivolgere la propria attenzione verso un campo d'attività del tutto pratico. Il pensare lascia posto al fare e la ricerca assume un aspetto eminentemente sperimentale. « Possibilità » e « probabilità » sono i concetti base che questa filosofia che ri- Lo STATO bibliotecaginobianco getta tutto ciò che è certo, assoluto, ri– volta più a trasformare le condizioni sociali e politiche, sul piano di una maggiore, affermazione democratica, che a ricercare il principio della verità e l'essenza del mondo e delle cose. « La filosofia assoluta, come attual– mente esiste... sembra una cosa troppo abbottonata, -incravattata di bianco e sbarbata di fresco per avere il diritto di parlare a nome del vasto, ansante, incoscio Kosmos, con i suoi spaventosi abissi e le sue ignote maree. « Afferma– va William James con un linguaggio vivace, polemico, più sentimentale che filosofico. Odiernamente il neo-positivismo ha ereditato le funzioni che qualche anno prima aveva il pragmatismo di Peirce, James, Dewey portando alle estreme conseguenze alcune enunciazioni di quell'indirizzo, sviluppando ed appro– fondendo, su di un piano più scientifico ancora, le aspirazioni alla « concretez– za » dei pragmatisti. I neo-positivisti o empiristi logici, che posseggono ampie cognizioni di matematica, di logica for– male, di scienze naturali s'interessano particolarmente di problemi logici e me– todologici cosicché non sempre nelle loro ricerche dimostrano cli tenere in debito cònto ciò che riguarda l'uomo e le sue attribuzioni d'ordine morale e spirituale. Le loro analisi sono vere ana– lisi di laboratorio e si avvalgono degli stessi metodi usati da scienziati e da tecnici professionisti. Questa filosofia assume un aspetto del tutto e scientifico> e materiale, diventa filosofia della scienza, discute complessi problemi di linguaggio e si è andata di– staccando completamente dalla tradizio– ne classica ed umanistica del pensiero occidentale. Tradizione cui rimase ade– rente, invece, (ed è più che mai dove– roso ricordarlo) il trascendentalista Josiah Royce, una delle maggiori perso– .nalità filosofiche americane. Una fede immensa lo sorreggeva: la vita dell'uomo, amava ripetere è pensare ed agire, continua riflessione da cui scaturisce ogni problema e si svi- 1uppano le varie attività che compon– gono la sfera umana: mondo della reli– gione, dell'arte, della scienza, della mo– rale. La filosofia, ammoniva, è fede, fede consapevole nelle varie attività umane guidate ciascheduna da una singola fe– de che è fondamento di tutte. Suo com– pito non è, dunque, quello di analizza– re e classificare, compito questo delle scienze naturali, ma d'interpretare, nel senso d'illuminare e rendere maggior- -mente consapevole - sul significato della vita e del mondo. • Per Royce doveva esistere « non so(o la fredda verità impersonale, ma la co- - scienza vittoriosa della_verità capacç di squarciare come un s~le le nuvole del– !'errore». Ma è sopratutto nel campo etico che emerge l'importanza di Royce: -nel- 1' aver affermato, a tutte lettere, il valore dell'esigenza morale come- fondamento insopprimibile dell'esperienza umana e che soltanto nella coerenza, cioè nella idea di fedeltà l'uomo può realizzare se stesso. Royce, che pur rigettava nelle sue indagini il contributo dei dati scientific:i e l'apporto delle nuove tecniche, era profondamente convinto che soltanto grandi ideali avrebbero potuto arresta,re il lento decadere, il frantumarsi di una tradizione culturale impedendo il pro– cesso di alienazione e di spersonalizza– zione dell'individuo. Viene così affer– mata la fedeltà ad un ideale che trascen– da la contingenza e i bisogni economici del cittadino, che viva nella vita di ogilu: no e di tutti e ne illumini le azioni 1 che sia suscitatore di entusiasmi e qi speranze. Una ·vera e propria filosofia pratica che si trasforma, culminando nell'avvento di una comunità ideale in cui si realizzano le aspirazioni coscienti degli appartenenti alla comunità stessa, in una dottrina filosofica generale. Fil0- sofia concepita in funzione educatrice che tende a risvegliare nell'uomo « no– bili compiti e nobili . aspirazioni». Si può ben affermare che in questa parte della sua opera Royce riveli la sua adere=a alla tradizione filosofica occi– dentale che concepisce la ricerca come conquista di valore, come incessante sforzo di autorealizzazione, come ten– dere verso una perfezione che è perfet– tibilità. Tutta interiore, vivendo nel profondo dell'animo umano, la fedeltà s'identifica con la coscienza, diventa cri– terio di valutazione morale, di guida, norma d'azione. Le pagine della « Filosofia della fe– deltà >, che vibrano di un'intima pas– sione e che costituiscono un richiamo all'eticità dell'agire, alla consapevolezza del vivere, sono tra le più belle della letteratura filosofica moderna. Insomma la filosofia di Royce rielabo– n classiche verità, eterni problemi,···è una filosofia che potremmo definire 4: del!'esistenza e dei valori l>, ed è certa– mente uno dei maggiori contributi offer– tici dalla speculazione americana. c;1AMPAOLO MARTELLI 25

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