Lo Stato - anno II - n. 13 - 10 maggio 1961

tini fu una sola. Fu la strada più dif– ficile ma anche la più nobile e cioè la assimilazione. Portogallo e Spagna la tentarono con successo nell'America La– tina, la Francia la iniziò senza poterla portare a termine in Africa. Sarebbero forse bastati ancora pochi decenni ed il fenomeno sarebbe stato un fatto com– piuto. Quseta era stata anche la via maestra seguita in Algeria: poiché nulla c'è di più falso che accusare la Francia di razzismo in questo territorio. La Fran– cia trattò sempre come francesi di pie– no diritto coloro che lo vollero divcm– tare: negri o arabi che fossero. In que– sta politica si trovarono d'accordo radi– cali e cattolici e fo questa la vera con– tinuità della m1ss10ne storica della Francia, Ora l'odio religioso, razziale cd economico sta cacciando la Francia dall'Africa: questa è la realtà storica. Da molte parti si dice che oggi non si può più tornare indietro. Forse è così, ma se è così la Francia e con essa l'Eu– ropa, se ne vanno dall'Africa lasciando un vuoto pauroso. Follia è credere che il liberalismo possa riempirlo: sul piano puramente razionalistico è ol'a di capirlo bene e per sempre il marxismo è scientifica– mente superiore al liberalismo dogma– tico: questa è la lezione inconfutabile degli ultimi fatti accaduti nel mondo. Non è la libertà del liberalismo del– l'Università di Havard, quella che il mondo occidentale vuol difendere: ma è il valore fermo della Libertà dei greci di Maratona, di Roma, del Cristiane– simo ed anche, certamente, dell'Europa moderna, Libertà minacciata dal moni– smo pseudo-religioso del comunismo. Non saranno i Bourghiba, i Fherat Abbas, o i re del Marocco che difende– ranno in Africa questa libertà, perché dietro loro c'è il vuoto e tanto meno quella democrazia occidentale che do– vrebbe sbarrare la strada al comunismo. Quando la storia non torna indietro in certi casi vuol dire che la decaden– za è irreparabile. Vorrebbe dire che la fine del sistema europeo occidentale di fronte al comunismo è ormai questione di tempo. Ecco quello che i professori di Havard, i Mollet ed i Mendés Fran– ce non hanno capito e che De Gaulle prigioniero del mito « democratico e progressista » sembra voler rinnegare. li « fascista :t Challe, eroe del maquis francese, trafugatore dei piani nazisti per la difesa della Francia, considerato dai suoi stessi nemici il miglior cer– vello dell'esercito francese, cx vice co– mandante della NATO in Europa, sol– dato d'onore che ha preferito arrendersi senza colpo ferire per non sparare su altri francesi, non credeva che lo FLN sarebbe potuto divenire il baluardo del– l'Occidente e dell'Europa in Africa. Tra dieci anni forse non gli sarà imputata altra colpa che quella di aver amato troppo la Francia e l'Occidente: coloro che lo hanno seguito poi hanno visto ormai da sedici anni cadere e morire i loro compagni mi fronti di tutti i con– tinenti senza speranza di domani: cosa avrebbero dovuto fare? Era certo un'av– ventura. Ma l'avventura l'ha forse aperta Dc Gaulle, proprio lui, il generale della « Grandeur » che ha sollevato la piazza contro il « suo » esercito, che ha con– dannato coloro ai quali deve in ultima analisi, il suo posto all'Eliseo, che per restaurare la libertà, ha già di fatto instaurato la dittatura personale in Francia. PAoLoPoso.ENTI GLI "APPUNTI,, DE "LA DISCUSSIONE,, « La Discussione» ci muove degli appunti. Intanto ci informa che gli iscritti alla DC sono 1.532.000 al 31 marzo 1961 mentre erano un milione e 473.000 nel giugno '60. Chi lo assicura è l'on. Berloffa. Secondo l'on. Berloffa, la DC è dunque un partito che ha le tessere in espansione: ce ne congratuliamo. E siccome il tesseramento si prova nella forza e nel prestigio di una forza politica, saranno gli atti della DC quelli che ci di– ranno la verità: se sono vere le cifre dell'on. Berloffa o le nostre. Ci fu del resto una commissione, nominata dal Congresso di Firenze, per vigilare sul tesseramento della DC: che ne è stato di quella commissione? Veniamo agli altri appunti. Il più bello è questo. « Che la DC abbia necessità di approfondire con serietà la sua ideologia, è cosa arcinota. Ma anche qui bisognerebbe vedere se questa revisione e questo approfondimento non siano in corso». Vediamo!o pure: ma se non ce lo dice « La Discussione », disperiamo di arrivarci. Dalla fermezza della linea politica e di go– verno, dall'evidente possesso di una capacità di dominare i fatti, dall'egemonia politica effettiva, non ci pare. Esempio: la DC governa oggi con una formula il cui scopo è difendere il paese dalle « avventure » causate nello scorse luglio da un monocolore d.c. Questo è l'assunto ufficiale della convergenza. E se essa è legittimo in bocca a La Malfa, tale teorizzazione, è drammaticamente comica in bocca d.c .... Veniamo all'ultimo fiore. Secondo « La Discussione» noi tenteremmo ,, di revocare in dubbio la concezione tomistico dello Stato, come provono certi attacchi a Maritain ». Questo è troppo. Ci porti « La Discussione » un solo teologa capace di sostenere che attaccare la filosofia politica di Maritain significhi staccarsi dal tomismo: uno solo. Neanche un distinto teologo, che ho elaborato in teologia talune posizioni di _Maritain, il Journet, arriverebbe a tanto. E poi « La Discussione » non finisce di stupirci: una volta cita, sia pure deformandolo, contro una nostra tesi, P. Messineo: que.sta volta fa blocco tra maritainismo e tomismo dimenticando l'autorevole posizione della « Civiltà Cattolica » al riguardo .... Approfondiamo pure, approfondiamo tutti: abbia una buona volta la DC il coraggio di fare il convegno sull'ideologia. E giacché invita noi a delle precisazioni, visto che trova quelle che ,più generici di così ab– biamo date sinora insufficienti, ci dica almeno i punti su cui essa ritiene l'« approfondimento» necessario. Lo STATO bibliotecaginobianco 7

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