Lo Stato - anno II - n. 13 - 10 maggio 1961

Il problema dell'energia Sul problema delle fonti di ener– gia, e segnatamente sul problema relativo al tipo di gestione delle stesse sui costi di produzione e di distribuzione si combatte da anni una accesa battaglia politica. L'annuncio dato dal presidente del consiglio che il governo avrebbe de– ciso di giungere alla unificazione del– le tariffe elettriche, ha riproposto in pieno il problema anche e sopratut– to nella sua dimensione più squisi– tamente tecnica; quella dimensione che spesso è passata in seconda li– nea sotto la spinta dei motivi po– litici. Per tale ragione ci pare utile ri– cordare sinteticamente i dati tecni– ci essenziali del problema, riservan– doci, in altra nota, di commentare gli stessi sotto il profilo politico, economico e finanziario. I più recenti dati disponibili sulla situazione energetica nel nostro paese sono quelli resi noti dal Co– mitato Carboni del Ministero per la Industria e il Commercio. Nel 1960 la produzione industriale italiana ha segnato, rispetto all'an– no precedente, un aumento del 15,9% (nel primo semestre aveva toccato punte di incremento del 17,8 per cento e del 13,5% nel secondo); di conseguenza anche i consumi di fonti energetiche hanno segnato aumenti considerevoli. In particola– re nel primo semestre dell'anno con– siderato, nel secondo e nell'intera annata i consumi energetici, rispet– to al 1959, hanno segnato aumenti del 16,7%, del 16,2% e del 15,9%, quasi della stessa entità di quellt registrati per la produzione indu– striale. I consumi lordi di fonti energe– tiche. espressi in fossile da 7.400 chilocalorie, sono ammontati nel 1960 a 61.225.000 tonnellate contro 52.829.000 tonnellate registrate l'an– no precedente e 25.612.000 ton– ne·late nel 1950. Il confronto tra i consumi del 1960 e quelli del 1950 consente di rilevare come questi siano aumentati del 13,9%; tale in– cremento equivale ad • una media annua del 9,1%. Per- quanto riguarda le varie << voci », la percentuale d'aumento per ciascuna di esse è sta' a così re– gi~trata:· 5 4% per il metano, 8,6% per il carbone e la lignite,' 16,4% per l'energ'a idrogeoelettrica e 22,7% per i combustibili liquidi (in parti– colare 24,6 per l'olio combustibile). La quota percentuale con la quale le singole fonti di energia hanno Lo STATO bibliotecaginobianco contribuito al soddisfacimento del fabbisogno, è passata per i combu– stibili liquidi dal 37,3% nel 1959 al 39,5% nel 1960 e per l'energia idro:.. geoelettrica dal 30,9% al 31%. Risultano diminuite, invece, la quota di carbone e quella di lignite, scese rispettivamente dal 19,3% al 18,1% e dal 12,5% all'll,4%. Ma la situazione che caratterizza il nos tro p aese, si manifesta in quasi tutti g.li altri; in quelli del Mercato Comune Europeo, ad esempio, la produzione industriale è quasi rad– doppiata negli ultimri dieci anni. Con la graduale abolizione dei dazi do– ganali gli scambi consentono di ac– celerare il processo di sviluppo indu– striale e incrementare quindi il fab– bisogno energetico. L'aumento del reddito e l'accresciuto potere d'ac– quisto della popolazione comportano un aumento dei consumi energetici, sopratutto di quelli petroliferi, dato l'incremento della motorizzazione, i progi-ammi di riscaldamento dome– stico, il potenziamento dei trasporti pesanti stradali, l'applicazione dei motori diesel alle ferrovie, ecc. Prendiamo ad esempio, ancora una volta, il mercato italiano. Dato l'andamento ·dei consumi se le pre– visioni non si discosteranno di molto dalla realtà si calcola che il nostro mercato petrolifero si accresca fino al 1965 in modo tale da abbisognare di nuasi 35 milioni di tonn. Questa prospettiva, sostenuta da un vivace ritmo di sviluppo economico, porrà il nostro paese tra, quelli in Europa dotati di maggiore potenziale di espansione dei consumi. Sempre per quanto riguarda il mercato petrolifero nazionale le mi– sure finora adottate per il prezzo di vendita dei carburanti, il piano di costruzioni autostradali e la mag– giore accessibilità dei prezzi delle automobili, hanno sensibilmente in– fluenzato la domanda. I cònsumi di olio combustibile si sono accresciuti con l'estendersi dei settori di impie– go, da quello industriale e di tra– sporto, a quello di produzione di energia elettrica; anche il gasolio « vromette bene », sia per quanto riguarda l'autotrazione, l'impiego in agricoltura, sia per le eventuali ap– plicazioni nel riscaldamento. Ma anche per gli altri prodotti mi– nori dell'industria petrolifera (lu– brificanti. aas di vetrolio liquefatto, bitume, ecc.) le speranze e le previ– sioni sono molto buone. L'industria petrolchimica procede a grandi passi e non è jmprobabile che tra alcuni anni dal petrolio co– me prodotto base si ottengano, oltre ai prodotii già conosciuti ed impie– gati (quali le fibre sintetiche, gli in– setticidi) anche tessuti, idrocarburi commestibili, materiale plastico da impiegare nell'industria edile, ecc. Non mancano naturalmente gli stu– di e le ricerche per poter ottenere d.all'« oro nero», attraverso un pro– cesso fisico-chimico anche corrente elettrica. Il nostro paese è destinato a reci– tare una parte di primo piano nello sfruttamento di questa fonte ener– ge,tica. Secondo il parere degli esper– ti, l'Italia, tra le regioni dell'Europa continentale, aumenterà notevol– mente i consumi degli idrocarburi, sia a causa del naturale incremento ·della domanda, sia per la progres– siva sostituzione dei combustibili so– lidi, sia infine perché presenta con– dizioni di dimensione e di concentra– mento della domanda rispondenti alle esigenze di trasporto più eco– nomico degli stessi idrocarburi. Che cosa dire per quanto riguar– da l'energia nucleare? Tra vent'anni la Comunità Europea per evitare che il proprio sviluppo economico segni il passo e che il livello di vita dei suoi abitanti diventi inferio'l'e a quello degli altri paesi -dovrà dispor– re di una quantità di energia elet– trica quattro volte maggiore di quel– la attualmente" consumata, vale a dire di circa 950 miliardi di Kwh, invece degli attuali 230. E poiché i tassi di incremento attraverso le fonti tradizionali potranno coprire solo i 3/4 di tale fabbisogno, un quarto di questa energia dovrà es– sere fornita dall'atomo. In altri termini nel 1980 l'energia nucleare dovrà dare circa 235 miliar– di di Kwh e dovrà disporre di 250 centrali nucleari, ciascuna della po– tenza di 150 mega-watts, per far fronte ·a questi programmi. Il nostro paese non deve restare fuori da questa pacifica compe- • tizione. Se è vero che la costruzione di centrali nucleari richiede all'inizio ingenti investimenti (ricerche, ma– teriali, lavori per le infrastruttu– re. ecc.) è anche vero che il combu– stibile atomico, con un prezzo poco elevato, sprigiona un'eccezionale quantità di energia (un grammo di uranio 235 - i7 r:ombustibile nuclea– re per eccellenza - fornisce energia per 24 mila Kwh, mentre 450 gram– mi di carbone producono solo 1 Kwh.). 5

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