Lo Stato - anno II - n. 13 - 10 maggio 1961

pale che si presenta a.Ho sguardo di questo scrittore, è infatti il progre• dire, simultaneo e parallelo, atLra– verso 1'800, delle idee di libertà e delle forme di organizzazione sociale. Al contrasto che da esse deriva, l'au– tore guarda con occhio singolare e, per i nostri te~i, inconsueto. Rus– se! manifesta infatti 'Una certa in– dipendenza rispetto ai miti razionali ed alle forme logiche proprie del no– stro tempo, Egli è materialista ma non evoluzionista, utilitarista ma non economicista, positivista ma non progressista. La sua particolare po– sizione si manifest,a, pienamente, nella critica che egli conduce al marxismo, in qiuanto lo mette in gra– do di giudicarlo e pratieamente di smantellarlo, muovendo dalle stesse posizioni ,empiriche e S'perimentali– stiche d•alle quali il marx1smo stesso era partito. L'accusa mossa dal Rus– se! al marxismo di aver creato una sua metafi.sica, e di aver condizio– nato ad esso, forzandone i contorni perché potessero esservi contenuti, l'esame ed il .giudizio dei fatti con– creti, appare quanto mai decisiva, .se si tien presente .che proprio dalla negazione di ogni metafisica il mar– xismo aveva tratte le proprie basi ideologiche. << Può darsi che la metafisica sia di aiuto nella lotta - afferma il Russe! -. Le prime conquiste mu– sulmane furono molto facilitate dal– la credenza che il fedele che morisse in battaglia sarebbe andato diret– tamente in Paradiso, allo stesso mo– do gli sforzi dei comunisti possono essere stimolati dalla fede in un dio chiamato <<materialismo dialettico>, il quale combatte a loro fianco e che quando il suo tempo sarà venuto, darà loro la vittoria>. La contrad– dizione è di ,certo palese ed inne– gabile. Nel suo esame, il Russe! la conduce a fondo, indicando tut'e le debol,ezze sostanziali alla quale essa dà luogo: la indimostrabilità della necessaria vittoria finale del comu– nismo, la mancanza di ogni indica– zion,e sulle forze che ,faranno pro– gredi-re la società dopo che - eon la eliminazione delle classi - sarà scomparsa la molla che l'ha fatta muov,ere nei millenni, -l'assenza di spiegazione sui motivi - ehe per il Russe! sono di natura intellettuale - che fanno mutar,e i modi di ipro– duzione, provocando quelle che sono per Marx le cause prime dell'-evo– Iuzione. Questa attenta analisi, fl– nisc-e però per dimostrare il contra– rio di quello che il Russe! si era pro– posto: non l'insufficienza della me– tafisica, ma la sua insostituibilità. L'esigenza che conduce ·ad una pro– pria metafisica i negatori stessi di tutto ciò che dal fisico esula, è con– tenuta nella essenziale ne,cessità del pensiero di risalire dai fatti parti– colari a sintesi universali, nelle quali soltanto, q,uei rfatti singoli possono trovar,e spi-egazione. La contraddi– zione che -c-onducei marxisti a cer– care l'universale neUa materia, il Lo STATO bibliotecaginobianco permanente sul mutevole, la mistica nell'economia, dimostra che l'errore era nel punto di ipartenza, e non nel metodo che ha condotto a con– clusioni contirastanti. Con la conse– guenza inevitabile che i processi che tI Russe1 esamina vengono descritti ma non spiegati, ed i .problemi che egli si pone vengono inquadrati ma non iI'isolti. Libertà . . e organ1zzazione Primo fra tutti, resta sospeso nel vuoto proprio il tema ,principale del– l'opera; quello de-Ila libertà e della organizzazione. Che la tendenza verso la libertà individ1uale e quel– la verso una stretta e ferrea orga– nizzazione so,ciale siano entrambe presenti in ,tutto il nostro tempo è indubitabile, così come è indu bita– bile la contraddizione che fra es.se esiste, e che non è possibile eli– minare. « Organizzazione ed eguaglianza - nota il Russel - prendono il posto della libertà individuale "· Ma questa osservazione non può restare fine a. se stessa. Per spiegare il fenomeno non si possono porre le due diret– trici della libertà e della organiz– zazione neUo stesso piano, mostran– done lo sviluppo paralle'.o. Bisogna fare al contrario proprio quello da cui il Russe! rifugge: risalire dallo esame dei due fatti partico!ari al lo– ro significato unico, scoprirne la connes.sione e -l'interdipendenza, dare insomma una spiegazione coerente e logica alla contemporaneità ed alla contraddizione dei ;fenomeni. L'af– fermarsi del prindpio di libertà si identifica per H Russe! nel diffon– dersi delle istituzioni parlamentari, nella Iegalizz,azione delle associazioni operaie, nella abolizione della •~en: sura sulla stampa e nella liberta d1 parola. La prima osservazione che può essere fatta ·è ,quella che. qua– lora si spostasse il punto di vista dal 1914 ai nostiri giorni - così come suggerivamo all'inizio - si vedreb– be che tutte queste belle cose sono rapidamente scomparse dalla mag– gior iparte della superfi-cie terre::tre ad opera di regimi comunisti da una parte e di dittature militari o rivo– luzionarie dall'•altra. Ma comunque, è veramente legittimo identifirare con queste manifestazioni un auten– tico affermarsi della libertà? E' assai singolare, e si può rilevare dal sem– plice esame della l!bertà q:uotidia– na, che nessuna autocrazia aveva mai sottoposto l'individuo alla serie infinita ed es·tenuante di controlli, pr-essioni, divieti, indagini, ai auali esso deve sobbarcarsi da quando le istituzioni che dovevano portare al– la libertà, hanno trionfato. Non si può liquidare il prin– cipio di legittimit~, posto a base della Santa Alleanza, semplicemen– te descrivendone lo sgretolamento, e ded'Ucendo da questo la sua man– canza di vitalità. E' necessario indi– viduare le ragioni che lo resero va– lido ed universalmente accettato per secoli, e che facevano intorno ad es– so le società ordinate e sostanzial– mente più libere di quelle presenti. Si vedrebbe allora che, all'inizio del secolo XIX, non era l'idea ·ad avere mostrata la sua insussistenza, ma le fo'rme politiche in cui essa si esprimeva, ad aver -esaurita la loro forza. La prova è nel fatto che a quel principio nessuno fu in grado di sostituirne un altro. Con un senso di decoro che onora Ia sua serietà di studioso, il Russe! si astiene infatti dal menzionare il cosidetto principio della sovranità popolare. Sul principio di nazionalità, tl Russe! conduc,e una -critica serrata, con la quale in gran parte dobbia– mo concordare. Riservandoci solo di aggiungere che il nazionalismo si sviluppò con più forza là dove la na– zione era stata creata nei secoli pre– cedenti proprio dai sovrani legittimi, vrima che il principio di nazionalità si ,affermasse. Al ,posto dunque del– la base eliminata, negli ,stati mo– derni è rimasto il vuoto. Il po– tere è scivolato di grado in gra– do, dallo Stato al governo ,e dal go, verno alla rappresentanza, fino ad essere proiettato - ai giorni nostri - fuori dello Stato stesso, nelle ma– ni di organismi privati, quali i .par– titi. E qui dobbiamo ancora ·una volta rilevare come le conclusioni del processo siano ·fuori dal campo d'in– dagine, se esso è innaturalmente ristretto al periodo che giunge al 1914.La paralisi dello Stato, e la sua incapacità ad esercitare il potere, appare oggi più chiara di quanto nelle condizioni del 1914 potesse •ap– parire. E ci si può dunque più facil– mente rendere conto che è proprio questo suo moto interiore, questo suo essere privato del suo attributo principale, che è appunto il po;tere, ~ spingere lo Stato a centrallzzars1, ramificarsi e capillarizzarsi, fino a spegnere ogni effettiva .autonomia e libertà. La ma.ncanza di una solida, semplic-e ·e lineare struttura interna spinge alla necessità di sorreggere !'edifici-o cadente con una mostruosa ed elefantiaca impalcatura esterna. In quest'ultima la libertà non ha posto e non può susshstere. Ma que– sto ,contrasto non si risolve che con ,un ritorno •ai principii: ritorno che restituendo allo Stato le sue funzio– ni, lo liberi dalla necessità di darsi una vita fittizia, apparente e di con_ seguenza soffocatrice. • Ma per questo, non è sufflcien•e lo empiri~mo materialistico, anche se brillante. spregiudicato •ed anti~on– formistico come qU"ellodel Rus,el. Occorrono una I:bertà interior·e, ed un'amp'ezz,a di respiro che, per quanto ci è dato di vedere, non so– no ri.scontrabili in nessuna d,elle espressioni attuali delle « idee del secolo XIX "· E. E. 25

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