Lo Stato - anno II - n. 13 - 10 maggio 1961
16 Gerardi patetico Franco Gerardi riferisce su -l'«Avanti! » un giu– dizio di Dorigo, secondo cui il PSI « non ha saputo fare delle proposte denwcratiche a livello di storia », e ribatte: <<chicoopera con noi? Con chi la facciamo, nemmeno la storia, ma una semplice politica di progresso e di democrazia, s.e, tra coloro eh~ do– vrebbero esserci più vicini, chi non vuole, chi non può e chi non vede, ogni giorno per~e un soldato? ~- Questo dialogo patetico tra i:l piu aperto a sini– stra dei d.c. (ma non ancora corrotto dai posti di alto bordo dell'on. Sullo e dal collocamento - con– tributo spicciolo dell'ing. Mattei) e il portavoce del– l'on. Nenni è significativo. E' la confessione del fal– limento della politica del centro-sintstra, dell'in– contro DC-PSI sull'equivoco e sulle vuo'te formule. Gli slogan e gli articoli dì fondo, non sono il surro- gato di una politica. . ., La politica delle cose ha un solo effetto di disgre– gare la DC senza liberare il PSI ctaWim.mobilismo po– litico sostanziale. L'on. Nenni faccia il bilancio della convergenza, di cui egli è uno dei principali responsabili e ci dica francamente: rifarebbe ora quello che ha fatto a luglio? Avrebbe ancora tale mancanza di responsa– bilità verso lo Stato da approfittare della debole co– scienza politica dei Fanfani e dei Moro e della far– neticazione di un Saragat per buttare lo Stato in mano alla piazza con una manovretta di corridoio? Dov'era a luglio l'autonomia socialista? Nell'ope– razione convergenza: un luogo veramente adatto! Oggi egli si è messo nelle mani dell'on. Saragat con il risultato di fare di un mediocre politico 'il padreterno delLa democrazia, ,e sembra, il candi– dato socialista al Quirinale. La manovra è una manovra fallimentare per lo autonomismo e per la democrazia. Oggi il tono patetico di Gerardi comincia a mo– strare che Nenni si è accorto di aver portato la si– tuazione italiana in un culo di sacco: di aver messo la democrazia in mano dei sotto Facta (almeno quello il decreto di stato d'assedio lo aveva prepa– rato) e di non essere in grado di controllare il PCI altro che inserendolo nel gioco. Bel successo pe•r la democrazia! Se l'on. Nenni avesse saputo affrontare veramen– te e non con degli slogan i problemi della democra– zia e dello Stato, avrebbe avuto ve·ramente dei grandi meriti nei confronti della democrazia italiana. Ma le parole volano e seducono spesso solo chi le pronuncia. E le cose vanno verso il peggio. La democrazia «diretta» Donat-Cattin fa sul « Puwto » il seguente ragio– namento: si dovrebbe fare, a termini di statuto, il congresso democristiano, ma non lo si farà. 4: Contro l'urgenza del congresso democristiano milita una ragione seria: mentre il partito, i suoi gruppi parla– mentari e in particolar modo alcuni ambienti vicini al partito non hanno ancora assorbito il pur cauto esperimento delle Giunte di centro-sinistra, sembra bibliotecaginobianco IL O O ~1 immaturo il tempo per ulteriori passi nella politica di centro sinistra. Se quest.i passi non venissero in– dicati dal Congresso democristiano, la maggioran– za del PSI comincerebbe la sua decadenza. In vista di questa eventualità, l'intenzione di convocare il congresso ad ottobre è manifestata dalle sinistre democristiane per dovere di ufficio, ma appare di consistenza limitata ». Sia detto di passata, l'on. Nenni può essere con– solato della vigile attenzione che le sinistre d.c. han– no per la sua posizione nel PSI, ma non gli sfuggirà che in sostanza Donat-Cattin ha aderito alla con– vergenza ed ha rinviato la crisi sine die ...: dagli «amici» la guardi Iddio, onorevole ... Ma non è questo che ci interessa. E' la franca am– missione che i congressi si fanno se e quando serve. Sappiamo che Donat-Cattin coltiva in politica la dottrina del realismo spregiudvcato e che nel suo av– vicinamento al mondo delle sinistre c'è un'affinità di temperamento con una teoria che spiega ogni fat– to con cause economiche e di interesse. La filosofia personale di Donat-Cattin è presso a poco quella dei film di Alberto Lattuada. Ma siccome una << mi– stificazione ideologica » bisogna pur averla e quella della sinistra d.c. è la democrazva pura, fa sempre un piacere maligno vedere quanto i propri avver– sari (lo diciamo senza acredine) stimino le proprie idee ... Convergeranno una sola estate? Secondo l'on. Malagodi, la convergenza deve du– rare fino al '63. L'on. Malagodi ha giusta.mente chia– rito il fondamento di questo suo concetto: la con– vergenza non appartiene alla ca·tegoria della poli– tica ma a quella dell'imperativo categorico. Non si tratta di poter convergere, ha chiarito Ma– lagodi alla rivista convergente « Vita », ma di « dover convergere». « E' un dovere verso il Paese e verso la democrazia ». Messe così le cose, si domanda allora perché lo on. Malagodi abbia messo un termine alla conver– genza. Con che cosa si pensa di sostituirla nella prossima legislatura? Alla convergenza non p·uò se– guire che la convergenza. Se anche gli altri partiti, la pensano così, siamo rassicurati: la convergenza, sopravviverà nell'inte– resse della denwcrazi-a e del paese. Il problema al– lora non è più di sapere se sopravviverà la conver– genza, ma se sopravviverà il paese. La rivista convergente ha interrogato anche altri convergenti, più due socialisti. Il perché ci sfugge: se si voleva annettere spiritualmente i socialisti alla convergenza in ragione della loro astensione nei con– fronti del governo Fanfani, perché escludere i mo– narchici, anch'essi astenuti? Ma i monarchici ap– partengono al passato mentre i socialisti ... I due socialisti si sono dichiarati contro la con– vergenza. Si spera sempre in meglio. L'on. Sarti, da doroteo furbetto, ha detto che « si può ragionevolmente pensare che il governo Fanfani duri fino alle prossime elezioni». Ha detto insomma che Malagodi è ragionevole. Un doroteo ripugna sempre dal dire quello che può essere in qualche modo taciuto.
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