Lo Stato - anno II - n. 12 - 30 aprile 1961

a contenere tutto quanto è stato pub– blicato in merito dopo l'ultima guerra. I metodi dialettici, i più sperimentati, sono stati utilizzati. In particolare tutte le musiche no~ seriali sono disprezzate e vilipese, definite « tradizionali » e <o: reazionarie». Poi interviene l'analisi sotto il profilo del materialismo storico: si tratterebbe di « musica residuale » •(Pierre Boulez dixit), in ritardo sulla evoluzione. Infine, poiché fortunatamen– te la guerra estetica non può che essere i' fredda », si parla di « ... coesistenza <li due musiche, inevitabile, ma che non può essere una soluzione definitiva». Non si tratta, evidentemente di una questione riguardante solamente giudi– zi di valore estetico (già da lungo tem– po abbiamo rinunciato a considerare la <:osasolamente sotto tale aspetto, essen– do un'opera «riuscita» o meno secondo le intenzioni dell'autore; e ci guardia– mo bene dal voler discutere queste). La musica « seriale » è solamente conside– rata « in un quadro storico » nella pro- spettiva di una evoluzione non solo sul piano dell'arte ma anche del mondo e della civiltà comemporanea, le cui caratteristiche principali sono l'instabi– lità, la disintegrazione quasi atomica di t.utto, ivi compresa la nozione di « es– sere». Una fortunata posizione geografica• culturale, ha evitato all'Italia l'avven– tura francese, dove tutti i dodecafonici, riuniti a Parigi, hanno formato un gruppo frazionato in diverse tendenze; dove la minoranza « seriale integrale » di stretta osservanza, guidata da Pierre Boulez, è riuscita, a mezzo di « pur– ghe » successive, ad imporsi, liquidando la « vecchia guardia » dei Leibovitz e compagni ed .anche altre tendenze de– viazioniste ed espressioniste (quelle di Leroux, Fano, Baraqué che hanno adesso raggiunto la schiera dei vecchi « residuali ») e dirigono adesso la rivo– luzione musicale, più o meno sovven– zionata da diversi organismi di Stato. avendo il quasi totale monopolio dei concerti di musica seriale, e tenendo scuola di formazione per i futuri c~pi di «cellule» dodecafoniche in provin– cia ed all'estero, ed anche per i futuri agenti di penetrazione che partiranno alla conquista di alti posti di direzione della vita musicale. In Germania, la scuola di Darmstadt, per quanto meno bene organizzata, si trova nella stessa situazione. Anche in Italia esistono dei legami e degli scam– bi tra i diversi piccoli gruppi di Torino, Milano, Roma, Firenze e Venezia, fa– voriti anche dalla RAI, ma che non so– no ancora riusciti a creare una coesione unitaria, confrontabile a quella del me– raviglioso apparecchio dialettico fran– cese. L'analisi della dialettica interna alla musica seriale stessa, passerebbe oltre il quadro d'un solo articolo, 1v1 com– presa la genesi dell'opera del suo pro– frta Arnold Schoenberg. Perciò ne riparleremo. Noi::L LANCIEN ITALIA '6 1 30 Non c'è più legge, né parola, né certezza, né ammonimento. Né sacerdote, né re, né profeta. Quo vadis, Domine? Ancora una volta, o Signore, riprendi il cammino nella città che hai scelto. Perché tu hai scelto tiall'eternità il Septimontium: prima che Pietro esistesse, Roma esisteva: tu hai scelto Roma nel tempo di Davide, la vera città del regno davidico dopo che la sapienza donata a Salomone, il più alto dono, si converse nella più strana stoltezza. Sulla città splende la Gerusalemme celeste. Noi siamo figli della Chiesa trionfante: la nostra vita è nascosta con Cristo in Dio, fino a che cielo e terra non si congiungano in eterno ed il cosmo degli angeli, degli uomini e delle stelle non sia un unico mondo. Questa ci'ttà è il vincolo tra il cielo e la terra, in attesa di quel giorno. Perciò il male vi grida, ad ogni ora del giorno e della notte: non solo quello che esplode sui muri, e sulle piazze, gola, avarizia, invidia e l'UlSsuria, ma il male se.greto, l'infedeltà, la disperazione, la non-fede, la non-speranza, l'odio e, peggio dell'odio, il non-amore. bibliotecaginobianco Tiepidi: morte vivente, peccato della città più alta, della nazione primogenita. Di voi risuonano le vie della città, il vostro scalpiccio silenzioso è un clamore di eserciti schierati al cuore che vigila. A che valgono le leggi della Chiesa e dello Stato, a voi che ne conoscete, sapienti, il modesto segreto? E come credere che viva ancora, dopo la morte, il principio? Che oltre voi, dopo di voi, resti qualcosa che sia vita? Ma noi viviamo nel mondo della Resurrezione: mai La morte è più vinta come quando essa sembra contenere tutto. Questo mondo non è più il mondo dei sette giorni, il mondo che passa: è il mondo dei tre giorni, il mondo nato tra il Vetnerdi Santo e la Pasqua. Questo mondo non nasconde più nelle sue fondamenta la morte dell'uomo: il suo fondamento è nei cieli e siede alla destra di Dio. Perciò non temiamo i tiepidi nonostante la loro forza terribile, la loro audacia di velare il Santo. Il velo del Tempio è scisso per sempre: e la vittoria della Via, della Verità e della Vita canta su tutta la terra. Mai più alta è stata la luce della città primog.e.nita, prima citta terrestre del regno dei cieli. ROMANO

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