Lo Stato - anno II - n. 11 - 20 aprile 1961
buto di intransigenza e di fermezza morale e quel- 1' altero senso tradizionale della funzione pubblica che era lecito attendersi. . Se noi oggi guardiamo la pubblica funzione, ve– diamo che essa è priva di qualunque ethos. E' molto spesso al sommo delle preoccupazioni della buro– crazia la questione della retribuzione:· donde l'arti 0 ficiosocrescere del peso di tutte le questioni sindacali nella vita della pubblica amministrazione. Il clima di edonismo in cui viviamo ha rotto l,efragili barrie– re della tradizione amministrativa ed ora i nostri .burocrati _esercitanola loro capacità giuridica che è notevole nel modo di estorcere dai testi e dalle leggi il più alto livello retributivo possibile. Si capisce che tutta l'azione ammi111istrativa ne intristisce e tutto si presta alla corruzione: si capisce che il livello tecni– co del servizio decresce. Persino una amministrazione di buone tradizioni come quella delle Poste sbaglia le più elementari sembianze geografiche in un fran– cobollo commemorativo, dando un'incrèdibile prova di incuria. Sotto questo~aspetto una certa rilevanza assume lo sciopero delle ferrovi,e,che è stato giusta– mente' qualificato come uno sciopero del-I'Azienda ferroviaria. E' uno sciopero di regime, si badi. Che i comunisti vi abbiano la loro parte, dopo le recenti rivelazioni, non vi è dubbio. Ma. in ogni caso sta il fatto che ,il principio della protesta contro i partiti e contro « la loro ingerenza nella pubblica amministra– zione » (dimenticato testo di Marco Minghetti !) è un priincipio giusto e legittimo. Negli USA si pratica lo spoil system e il segretario del partito vincente nelle elezioni presidenziali è di diritto ministro delle Poste. Ma non è certo questo il titolo migliore delle istitu– zioni americane alla considerazione degli stranieri. Abbiamo ripreso la polemica antigiolittiana di Sturzo e la manterremo con vigore. Come non ricor– dare la grande speranza del sacerdote siciliano sulla funzione moralizzatrice dell' « autonomia pol,iticadei cattolici » ? L'autonomia dei cattolici Oggi, certo si fa gran parlare di· tale auto– nomia. Ma se ne parla solo a senso unico, nei con– fronti dell'autorità ecclesiastica: laddove per Sturzo l'autonomia dei cattolici esisteva anche nei confronti dello Stato liberale e significava la rottura con i me– todi di elettoralismo, di corruzione, di cinismo poli– tico e morale che governavano allora (fa impressione citare in confronto a quei tempi questa paorla) il nostro paese . E' proprio. questa autonomia dei cattolici che non è espressa nel pensiero e nell'azione pol,itica del par– tito di maggioranza. Abbiamo notato su queste colonne che il limite Lo STATO bibliotecaginobianco della tematica socialistaconsistenel guardare soltanto all'aspetto economico-sociale dell'azione pubblica, senza investire direttamente lo Stato come tale nella sfera etico-politica ed istituzionale che gli compete. Ed è ben evidente che solo uno Stato, ben ordinato e costituito sul piano che gli compete, può valere come giusto operatore sociale. La riforma dello Stato precede e condiziona la ri– forma della società. La riforma dello Stato era uno dei capisaldi del pensiero sturziano: e qui giustamente egli vedeva uno dei punti chiave del pensiero cattolico nei con– fronti del socialismo. Se il richiamo a Sturzo, fatto dopo tanto di- 1,eggio,daHe sinistre democristiane non fosse un ba– nale tentativo di annettere un morto, se vi corrispon– desse una qualche serietà di pensiero e tocco di sen– timento, si r,iguarderebbero almeno le tesi dello st.a– tista siciliano e se ne vedrebbero le discrepanze con l'ideologia della sinistra democristiana. La autonomia dei cattolici, intesa come capacità dei cattolici di pòr– tare contributi nuovi ed originali all'azione politica (altrimenti, che senso ha questa autonomia?) dovreb– be manifestarsi nella capacità di porre gli effettivi problemi dello Stato. I problemi costituzionali Cominciamo dai problemi costituzionali: i poteri dd Presidente della repubblica, la stabilità, l'autono– mia e la responsabilità effettiva del Gov,ernoe della funzione del parlamento, la razionalizzazione del bi– cameralismo, il risanamento dell'autonomia regio– nale siciliana, l'ordinamento delle competenze degli enti locali ed il proporzionamento dei tributi ai com– piti istituzionali, fa selezione del personale ammini– strativo, la modernizzazione dell'amministrazione, su tutti questi compiti dovrebbe esercitarsi la fantasia e l'inventiva di coloro che rappresentano l'autonomia politica dei cattolici. E su tutte queste questioni do– vrebbero nascere idee, proposte, soluzioni. La riforma del sistema parlamentare dovrebbe essere una gran– de lotta morale -epol,itica: solo uno Stato in cui il Parlamento controlli ed il Governo governi può ga– rantire l'autonomia dello Stato dagli interessi e dai gruppi di pressione e può consentire veramente la riforma della società. Che le sinistre per interesse ed i radicali per il pre– giudizio laicista temano l'autorità dello Stato, ben si comprende: ma che i c:ittolici abbiano seguito pedis– s-equamente costoro e non abbiano avuto il corag– gio di affermare in fatto la loro autonomia, limitan– dosi a rivendicarla astrattamente e p_olemicamentenei confronti dell'autorità ecclesiastica, forse per questo lo si comprende meno. 3
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