Lo Stato - anno II - n. 10 - 10 aprile 1961
tìnogeneh~ ideologica e politica del mondo mar– :x.ista,questa difesa consiste in un « muro contro muro». Una tale situazione comporta una minima pos– ·sibilitàdi mutamento ed un gran numero di posi– zioni rigide. La politica delle alleanze I termini fondamentali della strategia da opporsi a!Japenetrazione comunista nel mondo vennero po– sti da Dean Acheson con il Patto Atlantico. Essi consistono in una copertura diretta da parte degli S.U., di uno spazio determinato come di uno spazio loro proprio così che ogni attacco a quello spazio viene valutato come un attacco diretto agli S.U. La mancanza di una tale garanzia è stata l'oc– casione determinante del conflitto coreano. Successi– vamente: il principio della NATO è stato esteso ad ùn'altra area mondiak, il Sud-Est Pacifico. Da allora quell'area è rimasta quieta: e le stesse crisi rivolu– zionarie interne di taluno di quei paesi (il Pakistan, la Thailandia) non hanno mai posto in forse la loro alleanza con gli S.U. nella SEATO. Gli S.U., rifiutarono a suo tempo di aderire al Patto di Bagdad: l'area del M.O., rimase per lungo tempo un'area critica e poi soltanto in condizioni già compromesse dalla questione di Suez (in cui gli an– glo-francesi avevano pretese di fornire, essi legati a posizioni di interesse nazionale, quella garanzia inter– nazionale oggettiva che solo gli USA sono in grado di offrire), e dall'intervmto russo ndl'area del M.O. (che apparve come l'immediata contropartita all'in– tervento anglo-francese e -consentì al comunismo di svalutare moralmente i principi del mondo libero quando gli ungheresi giocavano su di essi le loro libertà, le loro vite, la loro patria) !:i poté giungere a una condizione di relativo equilibrio in quella delicata zona del mondo. Ma anche questa volta gli S.U., avevano dovuto chiarire i loro interessi nella zona: sia con la « dot– trina Eisenhower», sia sopratutto con lo sbarco dei marines nel Libano. La realtà è che nessun altro ordine internazionale può esistere, posta la società marxist,1, che quello dei blocchi: cioèquell'ord~ne che si fon:la sulla divisione del mondo su due spazi rigorosamente delimitati, materialmente separati e che riconoscono tra di loro qnella componibilità che risulta dalla divisione dei loro territori: una cooperazione più « materiale » di essi non si potrebbe pensare... (Ritornano alla mente le parole di Pio XI sulla impossibilitàdi cooperazione con il comunismo, che i fatti hanno imposto a tanti che non le ac,c.ettavano in principio). 2 bibliotecaginobianco Tutte le possibilità di confiitto, iutti i confl.itti sono nati soltanto là dove non era chiarita l'appar– tenenza del territorio alla zona garantita dagli S.V. Il neutralismo, per la verità, è tutto il contrario della pace: e se esso poteva forse valere eccezional– mente come criterio per l'India o per la Jugoslavia, per la loro contiguità con le zone della NATO e ddla SEATO, certo non pot,eva valere come prin– cipio di ordine internazionale. Allargare l'area del 11eutralismovuol dire allargare l'area dei contrasti e della tensione internazionale. E tuttavia il neutralismo è andato estendendo la sua zona di influenza: due nuove aree sono entrate sulìa scena della politica internazionale, aree stori– camente e geograficamente integrate nd mondo oc– cidentale, ma non coperte formalmente da una ap– propriata garanzia degli S.U.: l'America Latina e l'Africa. E in esse il neutralismo ha fatto grandi progress1. Gli S. U. e l'America Latina L'America Latina è coperta da un'antichissima garanzia degli S.U.; quella offerta dalla dottrina di Monroe. Tale garanzia si è rivdata ,impotente a valer-esia contro l'intervento diplomatico sovietico, sia contro raumento della influenza neutralista. La crisi castrista ha rivelato che l'URSS non con– sidera Cuba come compresa nella zona di influenza americana. Krusciov ha infatti minacciato l'inter– vento sovietico contro un eventuale intervento americano a Cuba, mentre gli S.U., non avevano in alcun modo reagito all'intervento sovietico in Ungheria. Certamente questo non vuol dire che Krusciov contasse di intervenire effettivamente. Egli mirava soltanto a potenziare il suo alleato migliore in quei paesi, il neutralismo, garantendo con la presenza dell'URSS come secondo termine la possibilità per quei paesi di giocare un ruolo crescentemente auto– nomo nella politica internazionale. Il 1neutralismo ha cioè bisogno, massimamente nei paesi più vicini agli S.U., di eccitare la presenza sovietica, di porre ,in qualche modo in concorrenza le due influenze per trarne il maggiore profitto. Per questo il neutralismo ,si rivda il miglior al– lt"ato dell'URSS: (così che il Partito comunista so– vietico ha mirato a garantire, anche sul piano ideo– logico, il valore ed il significato della politica filo-– neutralista contro gli attacchi che le venivano mossi dai cinesi). Apparentemente, la politica neutralista non pre– senta che vantaggi per i pa,esidel!'America Latina. E vantaggi indiscutibili. Gli S.U., si rivolsero verso
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