Lo Stato - anno II - n. 10 - 10 aprile 1961

(67 per agricolture, 14 per industl"ia, 9 per l'artigianato) e da un conto eco– nomico di esercizio che pare debba va- • lutarsi per il 1959 in un saldo passivo di circa 4 miliardi. I problemi sociali sono invece rappresentati dalle spere– quazioni esistenti tra gli assegni fami– liari che vanno da un minimo di L. 135 giornaliere per l'agricoltura ad un mas– simo di L. 250 giornaliere per il credito. Per risolvere, sia pure gradualmente, questo duplice ordine di problemi, il CNEL propone, per quanto riguarda le prestazioni: una ulteriore unificazio– ne dei settori raggruppando le attività economichè, compresa l'agricoltura, in <lue soli ~ettori, oltre a quello dei gior– nalisti professionisti gestito dall'INPGI, e cioé: a) industria, agricoltura, com– mercio, professioni e arti, artigianato e tabacco; b) credito, assicurazione, servi– zi tributari appaltati. _,.. Quanto all'agricoltura, premesso che il suo sistema previdenziale richiede un organico riesame di tutte le gestioni e ritenuto che esso deve essere sostenuto dal concorso solidale della generalità dei contribuenti attraverso lo strumento fi– scale, propone: a) che le prestazioni siano uniformate a quelle dell'industria; bJ che il finanziamento avvenga se– con<lo i seguenti criteri: 1) per la eliminazione del disavan– zo patrimoniale, accertato alla data di entrata in vigore della emananda legge, con il concorso degli altri settori; 2) per maggiori oneri derivanti dalle nuove norme e non coperti dagli attuali contributi per i ,lavoratori agri– coli, con la suddetta forma di intervento della collettività. Per quanto riguarda le contribuzioni propone la revisione delle aliquote sulla base di statistiche da aggiornare al. mo– mento della redazione dal testo defini– tivo e l'adozione di una aliquota unica per ciascuno dei due settori, con la sola differenziazione del settore agrico.Jo,per il quale l'aliquota dovrà essere fissata in relazione all'entità dell'intervento dello Stato; sul discusso problema del– l'abolizione del massimale, pur aderen– do al principio, si propone che per la durata di un triennio venga stabilito, per tutti i settori, un massimale 0 di lire 2500 giornaliere. Su questo punto, abo– lizione cioè del massimale, che era in fondo la più rigorosa applicazione del principio della mutualità generale, fa polemica - specie sugli organi di stam– pa - è stata più dura e la discussione non deve considerarsi conclusa, ma in Parlamento si vedrà, solidale e combat– tiva ,il fronte dei datori di lavoro, dalla Confindustria all'ENI e all'IRI, con i sindacati cosiddetti democratici, che hanno ancora un motivo in più per ri– tenere l'attuale Ministro del lavoro il Ministro del lavoro che meno potevano desiderare. LA LINEA DEL PAR TITO Nel '59 la DC combattè la battaglia contro i cristiano-sociali agitando il decreto del Sant'Uffiiio del '59 sulla collaborazione dei cattolici con i m.arxisti. Ma pochi mesi dopo cercava di varare una collaborazione con il PSI e con i medesimi cristiano-sociali, duramente. combattuti sulle piazze. Poco dopo dimostrava con un allettamento (quello dell'on. Santalco) e con ,i.I pubblico scandalo che ne seguiva il costume amministrativo dell'on. Corrao. All'accusa non teneva dietro nulla, meno che mai un processo. La politica è al di sopra della giustizia, con la garanzia dell'omertà. Nasceva così il governo Majorana che chiudeva la fortunosa vicenda m.ilazziana e poneva i comunisti (già insediati perà al controllo delle comm.issioni parlamentari) fuori della diretta determinazione del governo isolano. La DC faceva poi con le sue critiche cadere detto governo. La persona stessa che lo aveva varato, fo polemica con i cristiano-sociali, l'on. D'Angelo, ne sta varando un altro con i milazziani, diventati, da corruttori e com.pratori di deputati, una garanzia democratica ed un governo « preferibile » per la DC al governo Majorana da essa voluto con tanto im,pegno. Mentre scriviamo, sembra persino che si accetterà !'.esclusione dell'on. Majorana voluta dai cristiano-sociali in rampogno del fatto che l'on. Majoran" ~ose fine al milanismo. NGn c'è nulla da dire: è un fatto enorme! Una di· sfatta totale per tutti i valo~i che si sono giocati, attorno a queste persone, nella coscienza dell'elettore siciUano. Quando vien meno la lealtà, vien meno l'ult.imo termine dei rapporti umani e l'ultima conformità alla legge morale. E' la dissoluzione e l'anarcfl,io. Lo STATO bib11otecag1nobianco 25

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