Lo Stato - anno II - n. 10 - 10 aprile 1961
M E NTO La "rivoluzione,, fallita Se leggiamo l'articolo dell'on. Longo sull'unità di classe e sui suoi problemi, comprendiamo perché lo on. Nenni sia tentato di trattare i comunisti come una semplice massa d'agitazione e d'urto, come una sorta di partito sindacale. A parte il tono critico e dimesso (e non oltranzista e sprezzante come altre volte) questo articolo potrebbe essere stato scritto indifferentem.ente nel '45 o nel '61. Non c'è, in que– sto articolo, e nella linea politica « rivoluzionaria > che esprime, nessun concetto che non fosse già pre– sente nella relazione di Longo sulla fusione con i so– cialisti tenuta al V congresso del PCI, se non erro. nel gennaio del '46. Eppure sulla base dell'unità di classe e delle aqi– tazioni sindacali, confessa la pesante pros·a del vice– segretario, « non nasce ancora uno slancio e un'on– data di fondo che siano capaci di imprimere una svolta decisiva di tutta la situazione >. Non si potrebbe fare meglio l'apologia della stra– tegia dell'on. Nennt che ha scontato l'esaurimento storico della capacità rivoluzionaria del mondo operaio. La situazione politica italiana sfida tutti gli schemi politici di un partito apparentemente innovatore, ma sostanzialmente « dogmatico » quale il PCI. Perché, è incredibile, la situazione presenta delle oggettive tensioni rivoluzionarie, delle situazioni che giungono alla insostenibilità e tendono a prorom– pere. Ma esse non vengono dalla classe operaia, so– pratutto dalla classe operaia progredita. Le indu– strie IRI poS\Sono lasciare a Genova o a Livorno l'il– lusione dì un proletariato rivoluzionario, ma è sol– tanto un proletariato che vive in industrie « mante– nute > ed è quindi frustrato nella sua cosctenza pro– fessionale, nelle sue prospettive sindacali, e nella si– curezza del suo lavoro. Per il resto, non la classe operaia, ma il mondo dell'agricoltura, al di sopra delle sue divisioni di categoria, e di classe può offrire dei momenti è delle possibilità di tensione violenta. E:' il Mezzogiorno che offre delle possibilità di pro– testa anarchica che vanno di là di tutti gli schemi marxisti. Quando Sulmona si solleva per lo sposta, mento del distretto militare o quando a Napoli scop. pia un tumulto di massa contro uno sciopero, si ri– vela la vera natura delle tensioni di massa italiana. Non sono tensioni di classi, ma di collettività, di situazioni. Gli schemi comunisti non riescono a interpretare la nuova situazione: né il castrismo né il « maoi– smo » sono possibili nel partito di Gramsci e di To– gliatti. Perciò i comunisti potranno si approfittare delle tensioni di massa in questa o quezia situazione, e potranno avvalersene come strumento politico contro una classe dirigente priva di autonomia, di verità e di coraggio: ma non riusciranno ad egemo– nizzarli. Il partito comunista trova la sua sanzione bibliotecaginobianco là dove aveva trovato il suo titolo di orgoglio, cioè nella sua ideologia. E' proprio la sua ideologia a ri– velarsi il più grande ostacolo alla sua egemonia po– litica. ·una sinistra parolaia Come un puledro parato a f e'Sta, la sinistra so– cialista risponde all'on. La Malfa cantando le proprie lodi. « La sinistra socialista non è un aggregato con– gressuale pronto a sciogliersi al primo venticello, ma una alternativa politica della quale tutti "dovremo" (sic) tenere conto in una misura crescente. E' una corrente politi-ca giovane che, se non viene da molto lontano va però lontano: e con essa andrà lontano tutto il partito socialista >. Buon viaggio dunque alla « sinistra giovane ,. E tuttavia la sinistra giovan,e si trova dinanzi a un problema così vecchio come quello del rapporto tra marxismo e democrazia o, per parlare in termint loro più graditi, a quello, anch'esso non più di primo pelo, della « via italiana al socialismo ». Ora di questo problema, tutti i marxisti parlano nelle perorazioni dei discorsi o nelle parti travol– genti degli arttcoli: per parlare della via italiana al socialismo, bisogna essere, come le baccanti, in stato di ispirata « manìa ». Un piatto discorso di prosa ragionevole, non mosso dallo sdegno dalla emozione e dalla passione è, su questo soggetto, raro ad in– tendersi. (Persino un intellettuale professionale come Co– letti trattando su « Società » di « Stato di diritto e sovranità popolare » si ferma ai prolegomeni). Non basta dire che esiste per esempio « un colle– gamento, maggiore di quanto si creda, tra il pro– blema della distorsione dello sviluppo economico e quello, solo a prima vista particolare, delle libertà operaie nelle fabbriche, che si risolve unicamente nella partecipazione dei lavoratori a una quota di potere nell'azienda ». Bisogna dare un significato chiaro ai termini del problema, e collegarlo (visto che il collegamento 3embra la chiave del progresso) con gli altri' proble– mi della struttura morale e politica dello Stato e della società. Insomma: o si inizia su questi argomenti un di– battito serio, di contenuto o si rimane al livello delle esercitazioni retoriche, usate come copertura all'as– senza di un impegno ideologico e politico. Il fatto che l'uomo conosca le cose solo attraverso i concetti ed esprima i concetti solo con le parole ha indotto molte volte gli uomini a credere di risol– vere le cose baloccandosi con le parole. Non mi pare frutto solo dell'essere avverso al marxismo il constatare che nella tradizione marxi– sta, gli esempi di nominalismo si sprecano. Roscel– ltno ha trovato in quel mondo moltissimi adepti. Nel clima pasquale, ci permettiamo di rivolgere a Vecchietti, Valori e a « Mondo nuovo » di non es– sere un nuovo esempio di seguaci di Roscellino nelle file di Marx. Parlino dunque una buona volta delle « cose ». G. B. 13. 17
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