Lo Stato - anno II - n. 10 - 10 aprile 1961
,.._._._._._.,._,._._,..,,.,.._,._,._.,,,_._,,._._. __-'!"____________________________________• ________• .,._ IL 00 I ~ < ~ ~ Padre Pio, gli squadristi e l'anonima banchieri I provvedimenti presi dall'autorità ecclesiastica per regolare la devozione verso Padre Pio e per rior– ganizzare la gestione delle opere nate attorno al • convento di S. Giovanni Rotondo hanno dato luogo a delle speculazioni incredibili. Sull'Avanti abbiamo letto un articolo in cui si faceva di Padre Pio uno squadrista solo perché. già nel 1920 la sua predicazione vuotava le osterie e perché si opponeva al socialismo: basta questo (nien– te d'altro il giornale socialista ha trovato da rim– proverare al padre) perché non solo si faccia di Pa– dre Pio uno « squadrista » ma il responsabile della morte di 11 cittadini uccisi dalla polizia perché ave– vano affisso la bandiera rossa al balcone del palaz– zo comunale! Non da meno l'Espresso, che intitola in prima pagina « Padre Pio alle spalle di Giuffrè » senza dare la minima prova, senza nemmeno accennare nel testo a rapporti effettivi tra il Padre ed il pit– toresco personaggio dell'anonima banchieri! Il livore contro Padre Pio si spiega con un solo motivo: la influenza cristiana del padre è oggi in Italia un grande fatto popolare. Attaccando padre Pio si vuol ferire la religione dei semplici. E per questo oggi tutto il mondo laicista-comunista ha sca– tenato un'offensiva contro il cappuccino di S. Gio– vanni, che la grazia di Dio ha costituito in luce per il suo popolo. Gli alleati I quotidiani del mattino dt venerdì 7 aprile da– vano notizia della possibile chiusura della pista prin– cipale di Fiumicino a seguito di cedimenti nel manto di asfalto. Nelle prime ore del pomeriggio la notizia veniva smentita da fonte ufficiale, tanto che i quotidiani della sera erano in grado di pubblicare il testo della smentita. Nonostante ciò, «La Giustizia» di sabato 8 aprile mostrava di ignorare la cosa ed insistendo sulla chiusura della pista portava un pesante attacco non tanto al ministero dei lavori pubblici, quanto alla politica generale della DC, accusata tra le righe di essere il ricettacolo e la fonte di ogni intrallazzo e losca faccenda che viene a galla in Italia. Dopo gli attacchi portati nei giorni scorsi da «La Voce o:,e,pubbli-cana» al partito di maggioranza, la prosa dell'organo socialdemocratico vale a sotto– lineare quale sia il clima che domina i rapporti tra i partiti della «convergenza». Ma ciò che più desta meraviglia in tale episodio è che a parlare di mo– ralità e di costume sia il partito che ha vantato o vanta tra le sue file i Castellarin, i Preti ed altre jra le più brillanti figure di « arrampicatori » del sottobosco politico italiano e del sottogoverno. Che sarebbe poi come àire c"he «il bue dice c... all'asino». Chi di piazza ferisce... L'on. Nenni ha enunciato, nel suo articolo « Piazza e Parlamento » le sue tesi di tattica dopo il Congre$– so di Milano. Eccone il principio: « il momento che decide di una agitazione è quello in cui i partiti che ispirano o interpretano le lotte dei lavoratori sono posti al dunque, cioè a tradurre la spinta popolare in termini politici. Ove questa possibilità o capacità manchi, si ha un vuoto di iniziativa e quindi di po– tere, quali possono essere le forme che il potere as– sume, di opposizione che condiziona i pubblici po– teri o di assunzione in essi di dirette responsabilità,. In breve: la piazza è necessaria, è inevitabile, è il motore del progresso politico: tuttavia occorre un pilota, un mediatore, che attui quel tanto che della spinta delle masse può essere captato dalle forze che reggono lo Stato. La funzione che l'on. Nenni assegna al PCI è veramente una grande rivincita per il capo del PSI: il partito dell'ideologia e della scienza è ridotto alla funzione a cui i partiti repubblicano-radicali della repubblica spagnola avevano ridotto la Confedera– zione anarchica, la C.N.T.: cioè a espressione degli « impulsi » amorfi e politicamente indottrinati delle masse. Noi pensiamo che in fondo l'on. Nenni abbia buon gioco nel trattare così il PCI: non è questo il suo er– rore, il suo errore sta nel suo giudizio sulla DC. Perché la sua tattica si attui, occorrerebbe che la DC, on. Nenni, fosse una forza robusta, capace di utilizzare le sue sconfitte, di captare i suoi nemici senza farsene travolgere. Se ella, on. Nenni, pensa che la DC possa subire una seconda crisi di luglio senza perdere la faccia nei confronti del paese, ella si sbaglia. Se è questa la sua ricetta per far avanzare la democrazia in Italia e per evitare i vuoti di potere. allora bisogna dire che ha scelto proprio i mezzi che conducono al risultato opposto. La sua politica rischia di porre in crisi la DC sen– za che ella, onorevole, sia in grado di sostituirvi nulla, se non il fronte popolare. Il PSI è una forza di mediazione, non una forza di egemonia. Qui sta l'aspetto rischioso della sua politica. Se la situa– zione italiana fosse una situazione olandese, placida e senza tensione, la politica rischiosa avrebbe delle possibilità. Non abbiamo visto il Belgio, nell'epoca della sua quiete, andar quasi in pezzi per la que– stione di re Leopoldo, che per noi aveva un sapore arcaico e da operetta? Ma qualcosa di più serio e di più profondo che non la convergenza salterebbe in aria con la singo– lare mistura di piazza e di parlamento che è la tat– tica che ora la ispira. Uno Stato non può subire dei colpi come quello di luglio senza entrare in crisi come Stato. Come vede, il problema dei rapporti tra sociali– smo e Stato torna ad ogni punto della d~cussione politica. ! ~ ~ ................. - --------------------------------•J" ........................ - ------·-·----------------------·-·-·-----·-·---------·--- - : - 16 bibliotecaginobianco
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