Lo Stato - anno II - n. 9 - 30 marzo 1961
t,o che dall'economia ottenga il fondamento ulti– mo della sua autonomia, ciò che lo costituisce e lo fa essere appunto come Stato. L'on Lombardi ha affermato l'autonomia dello Stato ed ha affermato che essa è la condizione di razionalità e di onestà della presente politica so– cialista (anche se ha ammesso che tale condizione è una condizione in fieri perchè ripugna alle tesi sinora dominanti): ora egli deve motivarla e pro– varla. Gli autonomisti debbono cioè dare una spie– gazione ed una motivazione razionale dell'autòno– mia dello Stato per rispetto alìa società economica: e debbono dedurne le conseguenze sia sul piano teorico che su quello pratico. Dovranno cioè ci– mentarsi sia teoricamente che praticamente con quei problemi e con quelle forze che fanno esistere lo Stato e lo fanno agire in modo autonomo e crea– tivo: dovranno cioè esaminare come lo Stato deve essere nella sfera etica e politica che è la sua per– chè poi sia un giusto operatore in quella sfera economica che è oggetto della sua azione. Affermare la distinzione non è negare la cor– relazione nè la reciproca influenza: è soltanto fon– dare la non riducibilità dell'azione dello Stato alle pressioni ed alle influenze della società economica. In questo cammino, il pensiero autonomista po– trà risolvere in modo originale due problemi che gli vengono posti non solo dai comunisti, ma dallo stesso rapporto con la sua storia passata e con le antiche questioni ideologiche. E questi due pro– blemi sono quelli del rapporto del PSI con la so– cialdemocrazia e quello del rapporto del PSI con la democrazia. Si assume abitualmente che esiste un solo modo di uscire dal marxismo, e che questo sia quello socialdemocratico. A nostro avviso, la socialdemocrazia è il modo sbagliato di uscire dal marxismo. La socialdemocrazia è il tentativo di uscire dal marxismo usando come termine medio il positivi– smo, interpretando il marxismo nei limiti del posi– tivismo. I termini fondamentali di questa visione della vita sono la riduzione dell'universo o almeno dell'universo conoscibile a materia, l'assunzione del– l'edonismo individuale e collettivo come fine della società e dell'individuo, e della scienza e della tec– nica come il proprio esclusivo strumento teorico– pratico dell'uomo. Non a caso tutti i momenti sto– rici in cui la socialdemocrazia assume una autono– ma rilevanza politica, in quanto socialdemocrazia (e non quanto « destra socialista») sono momenti di affermazioni del positivismo come filosofia. La socialdemocrazia è quindi per definizione una forza opportunistica e subordinata: può valere sul piano politico solo come strumento di integrazione politica di un'altra forza politica dominante, che as– sicuri la fisionomia propria dello Stato: può avere una funzione di rappresentanza di bisogni di mas– sa (quindi una funzione democratica), non una fun– zione statuale vera e propria . Affrontare dunque il problema dello Stato in ciò che esso ha di proprio di specifico e di costitu– tivo è affrontare un problema che è estraneo all'o– rizzonte della socialdemocrazia e in cui può consi– stere l'originalità di una via non socialdemocratica di superamento del marxismo. Un'altra questione che per questa via può esse- ' 4 bibl1otecaginobianco re risolta è quella del rapporto di socialismo e di democrazia. Per quanto possa sembrare strano:, so– lo la risoluzione del problema dei rapporti tra so– cialismo e Stato può consentire la risoluzione del problema dei rapporti tra socialismo e democrazia. Il punto di incompatibilità tra i due valori sta nel fatto che l'accezione corrente di democrazia è di tipo empirico: secondo tale definizione, demo– crazia consisterebbe nel fatto che lo Stato non ha altro contenuto che il principio della maggioranza: ogni altro contenuto non può valere che in quanto assunto dalla maggioranza e non come limite di es– so. Ora il socialismo è legato a taluni valori perma– nenti e non può accettare questo relativismo. Solo dunque se si assume il concetto di uno Stato avente non solo un contenuto ma la capacità di garantirlo in modo indipendente dal variare delle maggioran– ze assembleari, di uno Stato che sappia assicurare ed un tempo la rappresentatività delle sue istitu– zioni e la continuità delle sue politiche, si può con– ciliare democrazia e socialismo, e garantire una con– tinuità nella direzione economica sotto il controllo della rappresentanza popolare. Vogliamo dire che l'integrazione ordinata delle esigenze socialiste nello Stato richiede l'assunzio– ne da parte dello Stato di nuovi compiti permanen– ti e istituzionali. Il socialismo ha di per se istanze non contraddittorie ma diverse dalla democrazia: la democrazia richiede allo s·tato la garanzia del mutamento, il socialismo gli chiede l'assunzione di nuove responsabilità istituzionali, di nuove e più gravi funzioni permanenti. L'accoglimento dell'e– sigenze socialiste tende ad aumentare la capacità di stabilità dell'azione statuale. Non sembri che questo discorso, che ha prescis– so, nel parlare dei discorsi e dei fatti del congresso socialista di Milano, dalla valutazione dei proble– mi della congiuntura politica, sia un discorso poli– ticamente ozioso. Il problema delle responsabilità democratiche del socialismo non è dunque a nostro avviso (e lo abbiamo detto quando altri si illuderono o illude– vano del contrario), un probl€ma attuale e nem– meno prossimo. Sono gli stessi socialisti a dirlo. Piaccia o non piaccia, siamo in una congiuntu– ra politica il cui lato interessante è il seguente: che debbono essere risolti prima i problemi teori– ci perchè possano essere poi risolti i problemi pra– tici, se sarà possibile. La discussione resta lunga e difficile. Solo la più ferma intransigenza dei prm– cipi, solo il rigetto dei pasticci tattici, espressi nel– le formule dell'« allargamento dell'area democrati– ca » e dell' « apertura a sinistra », può dare qualche speranza di buon esito. Solo una ferma e intransigente difesa dell'au– torità dello Stato e dell'imparzialità della legge può consentire il progresso. E questo è del resto anche il solo metodo per osservare le esigenze dell'armonia tra politica e Verità. E questa è certo la via _maestra per ritrovare la via dell'armonia tra politica e verità. G. BAGETBozzo
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