Lo Stato - anno II - n. 9 - 30 marzo 1961

stampato; per provarmi che esisto, per scrivere ancora ho bisogno di essere stampato. )). Purtroppo se volle vedersi stampato dové farlo da sé, e i Canti Orfici uscirono nel 1914. Da allora l'interesse intorno all'ope– ra di Dino Campana non è mai man– cato, e certo non soltanto o non tanto per.·.i,l fa~_cinoche poteva e può eserci– tare il << poeta folle )) , ma perchè il •lettore sente che dietro le incertezze: le confusioni le arditezze coscienti o in– coscienti di quelle pagine v'è una na– tura autentica cli artista. Dopo l'edi– zione _di Tarradi e quella curata dal Biirnzii (fatto lu in vita, ma che non lo soddisfece molto), gli scritti del Campana sono stati editi a più riprese dall'editore Vallecchi, ed han trovato un acuto ed affettuoso critico in Enri– rn Falqui che ne ha curata l'opera com– prendente i Canti Orfici, i Versi sparsi, il Quaderno, Taccuini, abbozzi e carte varie, inwmma, tutto quanto il Cam– pana' scrisse o progettò, capace di dar– ci un quadro esatto della sua arte e della sua cultura. In più il Falqui ha •riunito in 'un· volume a parte la sua prefazione ai Canti Orfici che, aumen– tata ed approfondita di edizione in edi– z.ione era ormai divenuta troppo este– sa per aprire un volume : con essa si ha una storia dettagliata di come si for– mò,. si evplse, e. variò nel tempo la poe– sia di Campana. Ora l'editore Vallecchi ha pubblicato un T accuinetto faentino, un piccolo quaderno di appunti nel quale il poe– ta raccolse le prime impressioni, le pri– me idee e gli spunti donde poi prese– ro corpo le sue prose e le sue poesie. E' un materiale asso!utamente inedi– to, difficile a trascriversi per la confu– sione e l'ansia con la quale il Campa– na prendeva i suoi appunti : il .volu– metto è stato curato da Domenico De Robertis ed appare con una prefazione del Falqui. Non c'è dubbio che questi inediti siano molto utili a chi voglia intende– re con chiarezza la genesi di molte li– riche del Campana e voglia soprattut– to comprenderne il metodo di lavo– ro, il carattere dell'estro e della ispira– zione. Pur essendo tormentato dalla follia, pur agendo quasi sempre in sta– to di ansia Dino Campagna lavorò con un senso esatto del lavoro di lima, con gusto deciso anche quando era sensi– bile alle tendenze delle correnti e dçl– le estetiche contemporanee, con una vi– va e definita esigenza culturale che ne regblava l'ispirazione poetica e il sen– so critico rispetto alla socièt~ del tem- Lo STATO b1bl10 ecaginobianco po. Tutto questo dagli appunti risulta chiaro, anche se talvolta la stesura de– finita perde in efficacia ed in imme– diatezza rispetto all'espressione di get– to, come avviene per esempio in Faen– za, l'appunto più completo e quindi più facilmente comparabile con la pro– sa dallo stesso titolo apparsa nei Canti Orfici. La ricerca ciel Campana era intesa a conseguire una espressione composta ed armonica, un ritmo quasi solenne e musicale, direi cli una sostenuta musi– calità nella quale alcuni critici han cre– duto di individuare una certa classici– tà dell'ispirazione di Campana, ritmo e motivo che risulta chiaro in molte poesie, come - per fare un esempio - nell'avvio della lirica Montevideo: lo vidi dal ponte della nave I colli di Spagna Svanire, nel verde Dentro il crepuscolo d'oro la bruna terra celando Come una melodia ... Naturalmente, accanto a queste for– me altre ve ne sono di vario tono e cli varia provenienza, come quelle ispira– te dal decadentismo cui abbiamo ac– cennato, o quelle ispirate eia un veri– smo acceso come Notturno teppista. So– no i tributi che il Campana pagava al suo tempo, ai poeti di lui più fortu– nati, quelli - per intenderci - che egli vedeva stampati. Ma si deve dire che queste non era– no le forme e gli spiriti che potevano essergli congeniali, non solo perché il ritmo più comune delle sue liriche o della sua prosa non era questo, ma an– che perché la sua cultura, quella cul– tura cioè che si avverte presente nel suo lavoro, sia esso cli ricerca metrica (v'è anche questa, e vi si sentono le esperienze contemporanee, non escluse quelle dannunziane), sia di indagine delle idee. Era come un'esigenza cli ordine e di equilibrio, che gli faceva negare ogni valore al futurismo e ai futuristi e gli faceva vedere nella gio- ventù di Faenza la wpravvivenza del– lo spirito latino: (< Ho letto in un li– bro (Montaigne, Pascal?) che i Greci conobbero tutti i simboli dell'uomo ma non conobbero l'uomo. Da ciò si de– duce che la gioventù è molto più spi– rituale della gioventù greca.... Incontro delle belle matrone, c0me mai acqui- stano un fascino 'COSÌ meraviglioso? )). Talune lettere aII'Aleramo, specie ~e comparate alla veèmenza sentimentale, all'abbondanza espressiva della donna, sono ancora una prova c;lellapacata ed armonica obiettività che dovrebbe .esse– sere nelle aspirazioni ciel poeta, e che ne guidarono il lavoro cli ricerca e di stile. Non è il caso ora di scendere ad un esame approfondito; tuttavia sono que– sti motivi cui s'è appena accennato che andrebbero considerati e vagliati nel tentativo di definire gli spiriti e le for– me dell'arte campaniana. Ma proprio in un bvoro siffatto occorre andar cauti. Non credo che il giudizio di Giovanni Papini, il quale affermava assere la va– lutazione del Campana più effetto ciel fascino esercitato dal « poeta folle )) che non frutto di vera validità poetica; non credo, ripeto, che tale giudizio vada [iccettato in pieno. Ma un po' di vero c'è. Per essere giusti bisogna esser guardinghi nei riguardi dei biografi e dei critici ciel Campana, perché si sa che quando si frequenta assiduamente l'opera cli uno scrittore si finisce sem– pre con l'innamorarsene un poco. In realtà, leggendo la produzione ciel Campana si prova un'impressione for– te, si sente che quelle sue pagine ur– gono clt vita, che il loro autore ha in sè un estro autentico, una effettiva e validissima carica poetica, che questa è sostenuta ed accompagnata eia un o– rientamento culturale definito e sicuro. Ma si sente altresì che poche cose sono ciel tutto belle e perfettamente conse– guite; che i frammenti, pur clenunzian– do una ispirazione autentica, non rap– presentano qualcosa cli concluso e di realizzato. Sono i limiti indiscutibili ciel Campana, che non ebbe mai il tempo cli esprimersi appieno; talché si sarebbe indotti a desiderare (non per gli studiosi, ma per i lettori comuni che pur dovrebbero conoscere quella poesia) una scelta delle cose migliori, di quelle che più conseguono una e– spressione poetica dell'animo del poe– ta. Insomma una piccola antologia sen– za il carico di un apparato critico forse un po' eccessivo per quel non molto che il povero Campana riusci a realiz– zare. E chiedo scusa se mi azzardo a prospettare simile problema. N. F. CIMMINO 29

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