Lo Stato - anno II - n. 9 - 30 marzo 1961

tolo « Trent'anni di storia » con lo sco– po d'interpretare gli avvenimenti patrii in chiave marxista, e che ebbe la sov– venzione di un milione di lire da par– te del sindaco avv. Amedeo Peyron. (Qualcheduno potrà domandarsi come mai il democristiano Peyron abbia non soltanto avallato ma aiutato una simile iniizativa. La verità è che i democristia– ni nel campo della cultura, così come d'altronde gli altri partiti non comu– nisti, sono assenti e subiscono passiva– mente l'azione dinamica e spregiudica– ta dei marxisti e dei loro naturali allea– ti i radicali). L'esponente maggiore del movimen– to culturale para-marxista è il profes– sor Franco Antonicelli, collaboratore della R.A.I. e de << La Stampa», il cui attivismo politico è certamente supe– riore di quello culturale, anche se ogni qual volta si presenta candidato alle e– lezioni, siano soltanto comunali, non riesce eletto. Franco Antonicelli, un gelido esteta fuori tempo, offre l'esempio più visto– so dell'intellettuale che vive di rendita sulla Resistenza, di cui si è proclama– to difensore e vate e che propina ad ogni pie' sospinto, non accorgendosi che gli anni passano e tutto ciò che si ripete diventa maniera, e non c'è nul– la di più deleterio, sul piano culturale, che il facile manierismo. Accanto a lui troviamo il prof. Nor– berto Bobbio, ordinario di filosofia del diritto, a sua volta presidente della « Consulta » che ha sede presso il par– tito radicale, il prof. Rho, il giudice Domenico Peretti Griva, presidente del– la « Società promotrice delle Belle Ar– ti», l'avv. Carlo Galante Garrone col- 1,,boratore de « La Stampa». Scopo dell'« Unione Culturale» è queilo di negare valore a tutta la cul– tura italiana che non sia nata dalla Re– sistenza, di dimostrare l'insufficienza dello stato liberale e di propugnare lo avvento di una cultura « nuova » e po– polare (ma quando si guarda attenta– mente sotto quel « nuovo » ci si accor– ge che tutto è vecchio, stantio, ripetuto monotonamente da anni ed anni, di– ventato già luogo comune). Fu l'« Unione Culturale» che tenne a battesimo nelle sue lussuose e vellu– tate sale di Palazzo Carignano, di fron– te ad un pubblico elegante e mondano, i menestrelli di « Italia Canta», Fausto Amodei, Michele Straniero, Lucio Ca– butti, Sergio Liberovich, i quali non contenti di predicare il verbo « sociale » nei loro articoli, lo introdussero nelle canzonette, lunghe filastrocche che eb– bero un enorme successo negli ambien– ti borghesi dopo che furono applaudite, 26 bib110 ecaginobianco a Roma, da Alberto Moravia, Pier Pao– lo Pasolini e Leonida Repaci. Altro sodalizio è l'«Associazione Pie– monte artistico culturale » che ha come presidente il comandante Martini Mau– ri e che, dopo un'attività di carattere apolitico, si è allineata, ultimamente, sulle posizioni della cultura ufficiale. Non si dimentichi che il comandante i\1artini Mauri, di provenienza liberale come l'Antonicelli, presidente della S.I.P.R.A., è direttore di « Risorgimen– to», una elegante rivista stampata su carta patinata. Durante i fatti cli luglio il linguaggio dei compilatori della pubblicazione di– venne addirittura traculento nei con– fronti del Governo e a tutto favore della piazza, come se davvero ci si tro– vasse di fronte ad un colpo di stato « faseista ». Gli intenti della rivista, dopo vari esperimenti che hanno visto avvicendar– si parecchi collaboratori, tratti natural– mente dall'ambiente di sinistra, dovreb– bero essere decisamente culturali, nel senso che i compilatori tentano, ogni mese, di dimostrare che la Resistenza non fu soltanto un atteggiamento poli– tico di carattere contingente ma è, in– ,ece, un'idea forza, operante e viva, in altri termini una concezione ben precisa, insomma un metro di giudizio, un abito mentale. A scorere la collezione della rivista riwlta evidente che ogni articolo non è che la rimasticatura di altri preceden– ti, àettati con l'intento di chiarire torse più a chi scrive che a chi legge ciò che si vuole dire. 11 primo condirettore della rivista fu Vincenzo Incisa, cattolico di sinistra, di– rettore del periodico universitario « A– teneo n, oggi redattore della R.A.I. e corrispondente del settimanale cattolico « Il nostro tempo». Odiernamente le simpatie di Martini Mauri vanno a Giorgio Gualerzi che, come Augusto Romano, il quale redi– ge la parte letteraria, proviene dall'ln– tefa universitaria. Tra gli altri collabo– ratori figurano Nedo lvaldi, anch'egli di provenienza democristiana, che si e– sibisce nella critica cinematografica, Gianfranco Romanella, Beppe del Col– le, altro democristiano di sinistra, re– dattore della « Gazzetta del Popolo » e Collaboratore del « Nostro tempo», Riccardo Di Corato della C.I.S.L.. Ma nel complesso nulla, nulla di originale. Soltanto l'ambizione da parte di giova– ni che provengono dall'ambiente catto– lico di gareggiare nell'impostazione dei problemi e nell'esposizione delle tesi con i socialcomunisti. I cattolici di e– strema sinistra sono raggruppati nel circolo Mounier presieduto da Gianni Vattino, ex presidente della G.I.A.C .. Altra rivista, ma di maggiori ambi– zioni è « Questioni » che ha un comi– tato redazionale formato da Mario Lat- -tes, Albino Galvano, Oscar Navarro e Vincenzo Ciaffi, anche essa impegnat: a difendere, in modo aspro e dogmati– co, la Resistenza. Le sue prese di posi– zione contro la messa al bando del par– tito comunista austriaco, contro la vi– sita del presidente Heuss alle Fosse Ar– deatine, di pieno consenso all'opera di Bertold Brecht dimostrano l'indirizzo, a senso unico, della rivista, che se non ha una grande influenza, per il carat– tere di « chiesuola », ha una sua con– sistenza derivante dal fatto di e~sere patrocinata dalla casa editrice Lattes. La stessa atmosfera pesante e saccen– te si ritrova sulle terze pagine dei quo– tidiani : sulla « Gazzetta del Popolo», l'ex giornale liberale e risorgimentale di ventato la palestra di scrittori e gior– nalisti radicali, dove s'incontra la fir– ma dell'anziano critico letterario Loren– zo Gigli che, dimentico dei tempi pas– sati, adopera la sua sottile ed elegante prosa per dire il maggior male possi– bile della lette1atura del « ventennio ne– ro Jl, del sartriano Alberto Baini, del– l'esaltatore dei fellaghas e apologeta del Fronte Popolare Angelo Del Boca, del brechtiano Gian Maria Guglielmina ... Gli scrittori della terza pagina della « Stampa » sono noti : Paolo Monelli, Guido Piovene, Carlo Bo, Arturo Je– molo, Enrico Emanuelli non vivono a Torino; torinesi sono invece Franco Antonicelli, Galante Garrone e di loro abbiamo già detto. Marziano Bernardi, un critico d'arte dotato di un raffinato gusto estetico, e Francesco Bernardelli, di cui ci piace mettere in evidenza la preziosità del linguaggio e l'elevato tono usato in di– fesa di un teatro che sia davvero espre~– sione artistica, ci pare debbano sentirsi in questo ambiente in una posizione di sempre maggior isolamento ... Proprio come si trovano, in questo clima, tutti coloro che credono ancora disperata– mente, nei valori fondamentali dell'ar– te e della cultura intesa in funzione e– ducatrice e non diventata mero stru– mento di propaganda politica. In questo sommario panorama non può essere dimenticata l'importanza della casa editrice Einaudi, di cui sia– mo i primi a riconoscere i molti meriti per aver curato la pubblicazione di au– tori classici sia antichi sia moderni, ma anch'essa impegnata quasi esclusiva– mente in un'unica direzione. E non potrebbe essere diversamente pensando che i « lettori » dell'Einaudi sono in-

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