Lo Stato - anno II - n. 9 - 30 marzo 1961

bibl Da dossettiano a " lt " u ra Enzo Forcella, occupandosi su " Tempo Presen– te" di una nostra risposta ad una inchiesta della ri– vista " Paradosso " ci rimprovera di non aver spie– gato in modo sufficiente "quella che è apparsa come una inspiegaì,iLe crisi di coscienza", cioè il nostro pas– saggio, per usare Le sue parole, da " dossettiano" a "ultra". Esiste un filone di continuità tra le posizioni di "Cronache sociali" e le posizioni de "Lo Stato,,? Si e no. Diciamo i motivi del si. Due ci sembrano i filo– ni positivi del dossettismo che non furono raccolti dalla corrente di Iniziativa democratica che sorse dalle sue ceneri: uno, il problema dell'ideologia po– litica, o, più specificatamente, di un'armonia, espres– sa in termini di pensiero politico, tra la dottrina cat– tolica e l'azione politica: secondo, la necessità di una intransiQente difesa del costume morale nella vita politica. La fine del primo tema è legata al modo stesso in cui avvenne la fine del dossettismo. Dossetti con– vocò i membri della corrente escluso l'on. Fanfani e spiegò sia in separati coLloqui sia in una riunione plenaria a Rossena che il dossettismo entrava in cri– si perché non era riuscito ad elaborare una propria ideologia politica, sicché l'azione politica risultava un'azione politica confusa ed inconcludente: i suoi fermenti dinamici creavano un movimento senza che su questo ;i potesse poi costruire. Alla base di que– sto giudizio stava l'esperienza della collaborazione di Dossetti alla segreteria di Gonella: l'influenza po– litica di Dossetti era divenuta dominante nel partito sino ad ottenere la crisi di governo per mutare iL ministro del Bilancio, Pella, bestia nera di Fanfani e di La Pira, per sostituirlo con Fanfani o con Vano– ni: una volta scatenata la crisi, Fanfani aveva im– provvisamente accettato il dicastero dell' Agricoltu– ra, offertogli da De Gasperi, prima della crisi e Pel– la era rimasto ministro del Bilancio. La " dimensio– ne partito " della corrente dossettiana non era stata sostenuta ed integrata daLla dimensione "governo". Questa esperienza aveva confortato motivi che in Dossetti erano più antichi e più profondi. Lo scioglimento della corrente dossettiana av– venne dunque sulla base della teoria dell'esistenza di " due piani" di azione e della divisione della cor– rente secondo i due piani medesimi: un piano teo– rico, di ricerca dell'ideologia politica: un piano pra– tico, di azione contingente, di conservazione e del meno peggio. Questo secondo piano del meno pegQiO avrebbe dovuto costituire il regno dell'on. Fanfani, che a– vrebbe così riunito in se e la dimensione partito e la dimensione governo. Io rimasi al "piano di sopra", cioè fedele al problema dell'ideologia politica. E qui mi si apriro– no molti nuovi problemi. Noi dossettiani avevamo tutto legato al parti– to : ma lo avevamo fatto mediante una trasfigura– zione mitica del partito, visto come, scuole di citta– dini onesti, virtuosi e desinteressati. Ricordo che quando ascoltavo il discorso di Dos– setti a Venezia ed il mio leader diceva tra l'atten– zione rapita di un'assemblea in maggioranza dega– speriana " iniziativa, iniziativa del partito", io ero certo commosso, ma mi veniva f0;tto di pensare che nella provincia di Genova io combatteve il mio se– gretario provinciale per il fatto che egli intendeva agi il partito come mezzo di influenza della pubblica am– ministrazione per assegnazione di posti, per determi– nazione di provvedimenti : e io vedevo che tra i " ra– piti." deLl'assemblea alle parole "iniziativa, iniziativa di. partito", c'erano anche gli amici del mio segreta– rio provinciale; e sapevo che essi intend!lvano la co– sa in modo molto più corposo. E cominciò, nel fulgore della vittoria, il dubbio deLI.acoscienza. Ma esso maturò solo più tardi: e pro– prio a proposito del problema dei partiti. Giunsi al– la conclusione che la concezione del compito dei partiti, prevalente nella dottrina e nella prassi po– litica, era inconciliabile con l'autonomia dello Stato. Inoltre vedevo nei giovani stessi (per motivi ana– grafici agivo sopratutto nell'ambito del movimento giovanile) il prevalere dei motivi deteriori su quelli ideali proprio in ragione dell'idea " etica" che noi dossettiani davamo del partito. L'idea del "partito– guida" non era, nel nostro caso, un'idea formatrice di -personalità morale. Essa finiva per eccitare delle ambizioni, senza promuovere delle virtù. Per queste ragioni, quando Dossetti sciolse la corrente, fui ben d'accordo su quella decisione. Caro Forcella, lei sa bene che quando il dosset– tismo si autosciolse, la maggioranza dei suoi aderen– ti si rassegnò al secondo piano e seguì le care dot– trine partitocratiche. n risultato è, (e lei non potrà negarlo) che, dopo aver tanto criticato la < corruzio– ne » dei popolari, si è dato luogo ad una ricerca del sottopotere che dispone di una scaltrezza, di uno ze– lo e di una tenacia regnate alla passata generazione. L'on. Spataro può ben passare come un distaccato esponente di una scuola di pensiero. Noti, che io non faccio in questa sede questio– ni individuali, ma di idee. Posto il partitismo, è ine– vitabile tutto: è inevitabile in particolare il sottogo– verno si isti et istae, cur non ergo? E tutti cosi si buttano: di destra, di centro e di sinistra. Gli ex dos– settiani di Iniziativa democratica, dorotei e morotei, mostrano in ciò partiaolare vigore. Ma questi sono i suoi amici, Forcella, quelli con cui lei si riunisce a brindare al Presidente Kennedy. Anche nei brindisi gli ideali di questa gente so– no sempre ideali di governo. Eoco perché critico la partitocrazia in fedeltà di intensione alle ragioni per cui fui dossettiano. Probabilmente ella troverà queste mie parole u– na esercitazione polemica perché per lei iL caratte– re clerico-fascista dello " Stato" è un dogma. Chi critica i partiti critica la libertà e la democrazia. Poiché il fascismo ha criticato i partiti allora tutti quelli che li criticano sono fascisti. "Clerico-fasci– smo " fu un termine di cui Sturzo fu spesso gratifi– cato : solo La morte lo ha liberato daU'insulto. Ella che scrive sul " Giorno" queste cose sue le h(,J,cer– to dimenticate. Ebbene, Forcella, quel sillogismo di sopra è un siUogismo debole. E' in nome del bene più specifico della democra– zia, è in nome dei veri principi dello Stato di dirit– to che si deve volere il superamento deUa partito– crazia, il cui aostume e la cui dottrina hanno, in Ita– lia, origini fasciste. E con ciò spero di aver illustrato i punti di convergenza e queLli di divergenza dello " Stato" da " Cronache sociali " : e di aver reso meno oscura la comprensione deUa mia " inspiegabile crisi di co- scienza". G. B. B.

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