Lo Stato - anno II - n. 8 - 20 marzo 1961

governare il genere umano che è propria dell'Idea Giobertiana). Su questa dottrina il Gioberti innesta poi tutta una teoria sulla mediazione tra l'Idea e la realtà umana nel che precisamente consiste la storìa. Il Risorgimento è appunto questa mediazione tra il principio ideale e l'operazione umana: il popolo italiano è il popolo mediatore per eccellenza, quel– lo che ha maggiormente in se l'abito dei principi e quindi è più capace di far irradiare sul mondo del– le opere dell'uomo la luce dell'Idea. Per questa via il Gioberti poteva tentare una conciliazione tra la Chiesa e la tradizione da un lato e la realtà politica e civile ,dall'altro mediante una filosofia che poneva problemi nuovi. Che poi l'in– teresse del politico abbia prevalso sulla coer,enza del filosofo fu un aspetto del dramma giobertiano e la causa del venir meno della sua infuenza sulla vita culturale e politica dell'epoca. Fu Gioberti a chiude– re al Risorgimento tutte le altre vie che non fosse– ro quella di Cavour a cui egli aveva, con il « Rinno– vamento », offerto la teoria della propria politica. Ma questo non toglie nul}a alla verità della pro– blematica giobertiana, la quale deve essere capita e continuata nel suo valore e nella sua necessità fi– losofica e storica. Il valore della posizione Giohertiana Il valore dell'impostazione giobertiana è che essa consente il pieno rapporto della filosofia e della re– ligione con la politica ,e con la storia. fofatti ,egli fa consistere il valore creativo della politica e della storia proprio nel loro accdtare di essere in– formate dalla Verità della religione e della filosofia e di ott,enere da esse la loro concreta ,capacità di giu– sto e pacifico governo degli atti umani. Il rapporto con la verità, con l'Idea, fa risorgere· gli uomini, le collettività, le nazioni. Il conoetto di Risorgimento che ne consegue è opposto al concetto di Rivoluzio– ne. In questo secondo caso, non l'idea ma gli interessi governano la storia: ed il progresso storico con:ist,e nel fatto che gli interessi spezzano tumultuosamente le dighe che la tradizione e l'autorità loro oppongono e si affrancano di ogni limite, riconoscendo legge solo dalla propria capacità di espansione. Ora· la posizione del Gioberti è l'unica posizione interamente ,ecompiutamente storicamente antirivo– luzionaria matui:ata nella filosofia del secolo XIX. Non, evidentemente, nel senso che essa sia la sola contraria alla Rivoluzione né nel senso che sia la sola ispirata alla Tradizione, e nemmeno nel senso che essa sia ,rimasta la più compiutamente fedele 4 bibliotecaginobianco al Cattolicesimo. Il punto debole del Gioberti sta nella sua teologia, ,e nell'indebita intrusione della filosofia nello spazio proprio della teologia. Egli non ebbe il senso della subordinazione della filosofo al– la teologia in concreto e, negando il suo stesso prin– cipio, fece della sua filosofia la teologia. Così la sua opera non fu raccolta dalla Chiesa e non fu salvata dalla corruzione storica attraverso l'inserito nel cor– po delle dottrine cattoliche. Ma essa è l'unica posizione compiutamente anti– •rivoluzionaria nel senso che essa è la più robusta e matura tra tutte quelle che si sono specificamente poste la soluzione dei problemi posti dalla Rivolu– zione. Spieghiamoci con un esempio, che è anche il caso più significativo di quanto intendiamo dire. S. Tom– maso è la perenne garanzia filosofica del pensiero cattolico: ogni filosofia che voglia essere in armonia con la Rivelazione deve concretamente esserlo con il pensiero tomista. ~ testi di Leone XIII e sopra– tutto di S. Pio X (i più formali, come giustamente ha posto in rilievo p. Fabro) muovono da quei principi. E tuttavia le .quaestiones che si pongono oggi sono molto diverse da quelle che si ponevano nel secolo XIII, sicché lo spazio è aperto alla creatività· filosofi~ ca nell'ambito della tradizione. Il Gioberti è a nostro avviso colui che nel suo tempo seppe più acutamente e profondamente ri– spondere alle questioni poste dalla Rivoluzione, ela– borando i principi di una filosofia della storia di per se conformi alla Tradizione Cattolica. Come per il Vico, oggetto della ricerca giobertiana sono i pro– blemi della storia e della civiltà, cioè di ciò che è stato giustamente definito il corso storico della ve– rità. Sono cioè esattamente i problemi che stanno al centro della filosofia hegeliana come di quella marxista. E se, come ripetiamo, il problema fnda– mentale per una ripresa del pensiero giobertiano è quello del porlo in regola con la teologia cattolica, mediante la garanzia filosofica generale offerta da S. Tommaso, è dal Gioberti e dalla interpretazione cattolica di Vico che si deve muovere per affrontare in Ìno~o- g~usto i presen_ti_ problemj fondamentali della filosofia e della politica. Le due questioni sono ~ntimamente connesse. Noi ora abbiamo qui lumeggiato e sottolineato maggior– mente l'aspetto filosofico del problema: e lo abbia– mo fatto perché oggi nessuna esigenza più vitale ha la politica che quella di essere ispirata da una vera, e matura filosofia, che affronti i problemi posti dal– la moderna realtà civile. Solo una filosofia che fondi il concetto del pro– gredir,e storico per via di Risorgimento potrà vit– toriosamente contrapporsi alla filosofia (e alla poli– tica) che lo fondano per via di rivoluzione. D'altro

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