Lo Stato - anno II - n. 8 - 20 marzo 1961
I cattolici avrebbero dovuto celebrare il Risor– gimento mostrandone la ricchezza del concetto e l'integrale novità civile: avrebbero cioè dovuto par– tire dall',esame della filosofia e dell'ethos risorgi– mentale come il momento autentico della grande impresa del '48-'61: avrebbero cioè dovuto ricondurre l'Unità all'interno del concetto di Risorgimento, va– lendosi di esso come criterio sia per riconoscere il valore sia per notare il limite ,del processo unitario come concretamente si svolse. A parte le opere del canonico Massè ed un re– cente saggio di Augusto Del Noce su Humanitas, una tale linea di pensiero non è nemmeno -stata tentata. Questa linea avrebbe dovuto condurre a una va– lutazione critica del pensiero giobertiano come del· più alto tentativo di fondare il concetto filosofico di Risorgimento e di elaborare la dottrina del Risor– gimento italiano. Questa linea avrebbe dovuto signi– ficare la perfetta antitesi alla linea gramsciana di comprendere il concetto di Risorgimento all'interno di quello -di rivoluzione definendo il Risorgimento chne la rivoluzione mancata. Gioberti e il Risorgimento L'importanza determinante del Gioberti nel processo di autocoscienza_del Risorgimento è oggi negata. Abbiamo visto r-ecentemente un giornale to– rinese che dedicava dei medaglioni alle figure del Risorgimento parlare di Rattazzi, ma non dire nul– la di Vincenzo Gioberti. Il giudizio ,dell'Omodeo sul carattere di « ,espediente pratico», di grossa fumi– steria, del primato giobertiano ha avuto cammino facile. Pure questo non è ad esempio, il giudizio" di Grams-ci: « Gioberti offriva agli_ intellettuali una filosofia che appariva come originale ed al tempo stesso come nazionale, tale da porre l'Italia almeno allo stessolivello delle nazioni più progredite e dare una nuova dignità al pensiero italiano. Mazzini of– friva invece solo delle affermazioni nebulose è degli accenni filosofici che a molti intellettuali, specie na– poletani, dovevano apparire come vuote chiaccchie– re (l'abate Galiani aveva insegnato a sfottere quel modo di pensare e di ragionare) ». « L'egemonia di un centro direttivo sugli intellet– tuali si afferma mediante una concezione generale della vita, una filosofia (Gioberti) che offre agli ade– renti una dignità intellettuale che dia un principio di distinzione -eun elemento ,di lotta contro le vec– chie ideologie dominanti coercitivamente » op. cit. p. 105). Lo STATO bibliotecaginobianco Il Gramsci, netto assertor,edd principio Tivolu- -zionario, ben riconosce chi era il suo avversario: e perciò ridimensiona il mito •mazziniano sia sul piano dell'efficacia pedagogica ,e formativa, sia di quello della consistenza ideale sia infine di quello dell'efficacia politica. Anzi è di grande rilievo che egli metta in primo piano, di Gioberti, proprio l'elemento che Omo– deo e Salvatorelli con più decisione spregiano: cioè il momento filosofico. Gioberti è un filosofo della tradizione: questa è la sua forza e la sua no– vità. Certo tutto il moto romantico si poneva come scoperta del valore della tradizione nei confronti del puro raziocinio: ma l'irrazionalismo che vive in fondo alla tesi romantica e le impedisce di intendere veramente il concetto di tradizione non è in Gio– berti, che riesce a cogliere il valore della tradizione come elemento di inteHetto e di ragione, come pri– mi prim::ipiidi ragione che la garanzia della Chie– sa rende di più facile e tranquillo possesso, pur co– stituendo essi di per se oggetto proprio della mente umana. Che cosa è dunque, posto tale concetto di 'tra– dizione, il concetto di risorgimento? E come si di– versifica da quello di rivoluzione? Pjsorgimento si ha quando la società, dopo t:.n corso storico deter– minato, si rifà ai principi della tradizione, ritorna cioè a quel patrimonio di verità che fanno l'unità del genere umano e riapre così una nuova prospet– tiva civile. « Il principio, che i.:1.forma spiritualmen– te il genere umano, sotto il t~iplice aspetto di cen– tro, di forza e di legge e lo innalza allo stato di società spirituale, è l'Idea <.:hesolo può adempier-e a quei vari uffici ed unificare per ogni verso l'uma– na famiglia. Primieramente l'Idea è inteU~gibile, causante ed obbligatoria. Ella è intellegibile perché illumina tutte le menti e diffonde per ogni dove la luce intellettiva, che rende apprensibili le cose e le loro apparenze. E' causante, perché oltre al rischiara– re degli spiriti, è il primo movente e il principio creativo dell'attività loro. E' obbligatoria, perché ab– bracciando ogni vero assoluto ed eterno, inchiude le verità morali e la molla supr,ema dell'obbligazio– ne: onde è legge e legislatore insieme. Secondaria– mente, è unica ed univ,ersale,perché una sola Idea risplende a tutti gli intelletti, muove tutte le cause seconde e porge una norma morale a tutte le libere operazioni. Ella è la sola unità organica, attuosa e regolativa, che armonizza e riduce a stato di morale consorzio l'univ,ersalità degli uomini e delle nazio– ni » (Gioberti - Introduzione alla filosofia). Il concetto che qui Gioberti espone è quello che con termine più preciso S. Tommaso chiama legge eterna e legge naturale (con un termine più preciso proprio per esprimere quell'efficacia· ad unire e a 3
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