Lo Stato - anno II - n. 8 - 20 marzo 1961

un organismo di agitazione e di propaganda al ser– vizio dei moderati... E' evidente che, per contrap– porsi efficacemente ai moderati, il Partito d'Azione • doveva·legarsi alle masse rurali, specialmente meri– dionali, essere « giacobino » non so!o per la forma esterna, di temperamento, ma specialmente per il contenuto economico-sociale: il collegamento delle diverse classi rurali che si collegava in un blocco reazionario attraverso i diversi ceti intellettuali le– gittimisti-dericali poteva essere dissolto per addive– nire ad una nuova formazione liberale-nazionale, solo se si faceva forza in due ,direzioni: sui contadini di base, accettandone le rivendicazioni elementari e fac-endodi esse parte integrante del nuovo pro– gramrr.iadi governo e sugli intellettuali degli strati medi ed inferiori, concentrandoli ed insistendo sui motivi che li potevano più interessar,e. Il rapporto tra queste due azioni era dialettico e reciproco: l'espe– rienza di molti paesi, e prima di tutti della Fran– cia nel periodo della grande rivoluzione « ha dimo– strato che... se un gruppo di intellettuali si pone su una nuova base di politica filo contadina concreta, esso finisce con trascinare con se frazioni di massa sempre più importanti ... Senza la politica agraria dei giacobini, Parigi avrebbe avuto la Vandea già alle sue porte... Nel Partito d'Azione non si trova niente che assomigli a questo indirizzo giacobino... ». (A. Gramsci - Il Risorgimento - p. 72 segg, passim). In sostanza: secondo Gramsci, il modello per– fetto dello sviluppo sociale è la rivoluzione di classe. cioè la situazione storica in cui una classe raggiun– ge l' « egemonia » -e riesce a saldare attorno a se o per lo meno a neutralizzare gli interessi di tutte le altre classi. Prima della rivoluzione russa, l'esempio più perfetto di tale sviluppo è dato appunto, dalla rivoluzione francese che il Risorgimento italtano avr,ebbedovuto imitare. A causa dunque della insufficenza del Partito di Azione, cioè dell'unica forza che rientrasse concre– tamente nella tematica della Rivoluzione, il Risor– gimento è una rivoluzione fallita, un'operazione dei moderati. A tali giudizi gramsciani è rimasta in sostanza fedele la scuola storiografica italìana di ispirazione marxista, che ha esteso e rafforzato la sua egemonia anche in settori di tradizione liberale. D'altro lato le posizioni neomeridionaliste di un Dorso hanno portato nel cuore della cultura moderna e laicista i termini fondamentali della posizione gramsciana. I marxisti non possono dare un giudizio positivo del fatto unitario che nei termini di un generico ottimismo storicistico: in quanto cioè lo Stato unitario era un'otre meno angusto per la for– mazione delle nuove forze sociali più vicine allo spirito rivoluzionario (proletariato industriale). 2 iotecaginobianco \ Quanto ai liberali, la prevalenza del filone azio– nista su quello crociano li pone ormai tra le forze critiche del Risorgimento. Il fondo della posizione azionista è di intendere il marxismo come sovra– struttura ideologica di un movimento politico, il so– cialismo, che ha a suo fondam,ento esigenze di li– bertà. L'azionismo nasc,e dall'empirismo salveminia– no per cui ogni posizione universalistica non è altro che la trascrizione astratta di una .concreta esigenza della libertà umana: sicché, il salveminismo ritiene di poter applicare al marxismo la distinzione tra struttura (il movimento operaio) ed ideologia (ap– punto, il marxismo). Il liberalesimo viene dunque inteso come la su– prema concretezza dell'atto storico e politico (e qui è l'eco della lezione crociana) e quindi capace di riassorbire in se il socialismo quando si sappia rico– noscere in questo la specifica esigenza sociale di là del mito astratto e pseudo filosofico. Ma riassorbire il socialismo, come movimento operaio, nel quadro dd liberal-esimo,significa com– pier,e una critica dell'opera risorgimentale e dello stato unitario, che ha alimentato e giustificato la protesta socialista. I Cattolici e il Risorgimento Quanto ai cattolici, essi versano oggi in una gra– ve crisi. Essi hanno assorbito acriticamente il fram– mentarismo conoscitivo moderno ed hanno accetta– to l'autonomia assoluta di ogni singola disciplina, rinunciando così alla risolutiva chiarezza del discor– so filosofico, anch'esso ridotto a storiografia o ad esegesi, cioè a discorso « tecnico », ad oggetto preciso e limitato, incapace di valere ,come criterio di cono– scenza universale. Ora ad essi in modo particolare sarebbe toccato di negare la separazione tra Risorgimento ed Unità e fare delle manifestazioni dell'Unità delle manife– stazioni per il Risorgimento. Nelle presenti circo– stanze, era anche l'unico modo per non sminuire la stessa opera politica del conte di Cavour. Risorgimento è concetto cattolico: e storicamen– te l'idea di Risorgimento nasce per opera di cattolici nel quadro di istanze sicuramente cattoliche. Pio IX e Gioberti offrono le basi morali all'idea di Risor– gimento. Non solo: l'esigenza di un Risorgimento italiano è una necessità interna alla vita del catto– licesimo. Perché, se i principi cristiani non ma.q.i,fe– stano con pienezza la loro efficacia civile. nella pri– ma delle nazioni cattoliche, se ne può indurre il pretesto di negare l'influenza di elevazione e di incivilimento che è propria del principio cattolico.

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=