Lo Stato - anno II - n. 8 - 20 marzo 1961
jn -Italia agiscano per conto del PCI molte migliaia di questi centri, che ven– gono riforniti di piacevoli romanzi, di saggi politici e storici, agiografie di -0rientamen'to marxista. L'ingresro è li– bero a tutti, e unq piccola quota di ab– bonamento viene fatta pagare solo agli iscritti al partito. Nei paesi che offrono scarse distra– zioni, la lettura è forse il miglior mezzo per passare il temp·o libero. I cen'tri ven– gono riforniti sempre di opere gradite alla direzione comunista. E' obbligatorio avere le opere pubblicate dagli « Editori Riuniti ", oltre quelle di altri editori di sinùtra. In fondo è anche una maniera di ricatto verso molti editori italiani. che non possono certamente chiudere gli oc-. chi sulla pòssibilità di smerciare attra– verso questa organizzazione i loro vo– .lumi. Conseguentemente è una maniera di ricattare pure gli scrittori. I mezzi per combattere questa mas– siccia invasione di opere marxiste do- CINEMA vrebbero essere affrontati dal Governo, con una politica· culturale più attiva, orientata prevalentemente verso i centri più piccoli e sottosviluppati, facendo co– noscere tu'tta una informazione (se non si vuol parlare di cultura) che va molto oltre gli schemi scolastici di una terza o qujnta classe elementare. I comunisti hanno compreso il pro– blema con quella previdenza interessata che è loro propria. Le loro piccole bi– blioteche servono a creare una partico– lare cultura « media », che trasforma automaticamente ogni lettore in un iscritto e in un propagandista. Quale arma migliore della cultura, quando questa sia intesa in una certa maniera partigiana? Ma abbiamo visto solo un particolare, quello politico, della situazione in cui si trovano le biblioteche italiane. Appro– fondiremo meglio l'esame di 'tutti gli altri aspetti della complessa questione. G. S. La . ' ver1ta In ogni epoca (o quasi) per far del– l'arte (e per farla prendendo ad argo– mento la « misura di tutte ·1e cose », cioè l'uomo) si è fatto cadere l'accento sul dramma. Direte, e la commedia? D'accÒrdo, per far ridere, dai tempi dei Greci in poi, ci son sempre sta.ti tre o quattro « artisti » belli e pronti, ma, proprio perché non calzavano i coturni, eran tenuti in poco conto, artisti tra virgolette, insomma, campioni ed eroi di un'« arte » minore. L'arte vera, quella con la maiuscola, -doveva nascer sempre dal tormento, dal dolore, dal canto del capro ucciso ai pie– di dell'altare del dio, la tragedia, insom– ma. E per far questa tragedia, gli autori, i poeti, attraverso i secoli, si sono affan– nati a contemplare e ad esaltare i più dolorosi problemi dell'uomo, quelli che, via via attraverso il tempo, erano l'og– getto del suo travaglio più bruciante: lo scontro con gli Dei, in Eschilo, con lo scetticismo in. Euripide, con il pec– cato e un Dio giusto nel Medio Evo, con se stesso, nel Rinascimento, con le sue passioni durante il Romanticismo, con la società a partire da quegli anni del– l'Ottocento .in cui si cominciò a parlare di classe (e anche oggi, in molti casi, uomo-società, individuo classe e, più cri– stianamente, individuo e-prossimo, sono Lo STATO ibllotecaginobianco i termini del dilemma-tormento cui più di frequente l'arte si ispira). Ma il nostro tempo non è più di quelli cui basti una sola etichetta: è tempo di trapasso e i temi dell'oggi si mescolano (spesso confusamente) a quelli di domani e, anche più confusa– mente, si aggrovigliano tra loro, in un disordine che sembra crescere sempre di più. Al tema sociale, perciò, come sfon– do e sottofondo, da •qualche tempo (specie in Italia e in Francia) se n'è venuto aggiungendo un altro non certo • nuovo, non certo da accogliere fra quel- li di domani, ma comunque così pie.– potente da volersi far prendere sul serio in ogni circostanza: quello del sesso.. Non più, così, il dilemma-tormento « l'uomo e le sue passioni », come du– rante il Romanticismo, non più (o non solo) « l'uomo e la società», ma « l'uo– mo e il sesso », un sesso che diventa Moloch e il Vitello d'oro; la Torre <ii Babele e l'ultima Thule, l'aspirazione di ogni ora e l'incubo di tutta l'esistenza, il motivo di ogni gioia e d'ogni dolore, la fonte d'ogni male e d'ogni bene (per una riprova, in sede letteraria, si veda il Moravia ultimo della Noia, dove il sesso diventa addirittura il tormento di non essere un tormento). Il cinema, naturalmente, è tra i re- sponsabiJi più diretti di questo nuovo mito « culturale» divenuto in poco tempo l'oggetto di quasi tutti i suoi rac conti, la cagione di quasi tutti i dram– mi (tragedie è parola troppo grossa) che ci propone. Vedete La Verità, ad esempio. No11 fatevi prendere dalla compiacenza solo formale di giocare pirandellianamente sulle molte facce di una sola verità. Il suo regista, Clouzot, non crede (almeno filosoficamente) a questo giochetto; se ne serve solo per vestire « di soave li– quor » ( e leggi « culturale » al posto di soave) il vaso con cui offre al Moloch del sesso la comune libagione di •tutti i giorni, quella che oggi, senza differen– ze di classe, tutti vogliono bere à gogo, sia sulla Rive Gauche, sia in banlieue. Questa libagione è la solita: 'donRe e uomini « che vivono e muoiono come se Dio non esistesse » (Pio XII, nel suo discorso ai cineasti) e che ad una sola cosa mirano, al soddisfacimemo dei propri impulsi sessuali. E' vero, questa mentalità, questa corsa al sesso, creando tutto il loro tor– mento, acciecando tutta la loro vita, è poi quella che fatalme~te - come nella tragedia in coturni - li porta a pagan di persona, e a morire, ma Clouzot non ci racconta la loro storia per farci toc– care con mano (magari polemicamente) questa morale finale (che a lui non in– teressa e che, forse, addirittura gli sci• vola tra le dita): no, lui ci propone le moderne vittime del sesso perché è con– vinto che il solo dramma vero oggi l'uomo lo incontri dibattendosi con l'im– pulso sessuale, dato che null'altro lo in– tere5sa e lo turb11. Una visione un po' parziale che, pur avendo lati validi - esistono, sì, dram– mi come quelli che ci propone, e felice– mente, nella Verità - non può preten– dere di avere (come invece vorrebbtJ carattere di universalità e denuncia per– ciò la stessa pecca delle eccessivegenera– Jizzazioni di Freud. Certo, tra i tormenti dell'uomo-personaggio in arte, senza dubbio oggi c'è anche· il sesso, ed è un tormento che, nel più generale qua– dro della crisi, può dar luogo all'acci– diosa disperazione della Notte di An– tonioni (dove il sesso provoca il dram– ma perché non « sa!' .più soddisfare) o alla rovente follia omicida della Verità (dove il sesso provoca il dramma perché non «vuol» più soddisfare): ma non è tutto, non è il solo, non è l'essenziale. O certi autori di oggi cominciano a confondere l'homo sapiens con la bestia? GrANLurGI RoNDI 31
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