Lo Stato - anno II - n. 8 - 20 marzo 1961
vera eguaglianza è quella morale; tutti gli altri tentativi di li"ellamento con– <lucono all'annientamento. IV 0) Persuasione che la proprietà e la libertà sono inseparabih:nente con– nesse, e che il livellamento economico non rappresenta progresso economico. V 0 ) Fede nelle leggi tramandate e diffidenza nei riguardi dei sofisti e dei calcolatori. L'uomo deve control– lare la propria volontà e i propri istinti. poiché i conservatori sanno che egli è governato più dal sentimento che dalla i-agione». I radicali amano il mutamento, scri– ve il Kirk al termine della sua opera; i conservatori sono uomini che dicono con Joubert: « Ce sont les crampont qui unissent une génération à une au– trc », le antiche istituzioni politiche e religiose. La fecondità di questa organica riaf– fermazione di principi, appare evidente dal gran numero di opere che negli ul– timi anni hanno affrontato il problema della rinascita di uno spirito conserva– tùre nella cultura e nella politica ame– ricana. In particolare, nella via aperta dal cattolico Ross Hoffman, come avan– ti si è accennato, ha preso sviluppo la revisione critica dell'interpretazione ri– voluzionaria della Guerra d'Indipen– denza americana ad opera di un grup– po di intellettuali capeggiati dai giova– ni storici Daniel Boorstin, Clinton Ros– siter, Peter Viereck, oltre che da Rus– st!l Kirk. Essi, con una rinnovata co– scienza conservatrice, hanno inteso ri– vedere radicalmente l'aspetto origina– rio della storia del loro Paese. Nei loro studi è notevole lo sforzo costànte di distinguere i motivi e le cause storiche che portarono alla lotta per l'indipen– denza, dai principi che successivamente in Europa sorreggeranno la Rivoluzione francese. Il Viereck scrive al riguardo: « ..... noi possiamo ribattezzarla (la Ri– voluzione americana), non la Rivolu– zione, ma la Conservazione del 1776. I fuochi d'artificio del 4 luglio celebra– no il trionfo non della Rivoluzione, ma della Restaurazione. « Analizzando le teorie dei fondatori della Repubblica americana, nella sua opera premiata « Seedtime of the Republic » (ed. Har– court, Brace and Co.), il Rossiter for- • mula un giudizio analogo: « La più notevole caratteristica di tali teorie po– litiche fu forse il loro conservatorismo profondamente radicato». Anche il Kirk è categorico nel valutare in senso contro-rivoluzionario la lotta per l'in– dipendenza delle Colonie: « La Rivo- 26 bibliotecaginobianco luzione del 1776 può disfare la Rivolu– zione del 1789, salvando la mente degli uomini dalla frenesia disintegratrice che ebbe inizio con l'assalto alla Bastiglia». L'opera più organica sull'argomento è però il libro di Daniel Boorstin « The Genius of American Politics » (ed. The University of Chicago Press). Partendo dal concetto che non esiste una filoso– fia o una dottrina esplicita che abbia sostenuto storicamente « !~esperimento americano », l'autore ricostruisce gli av– venimenti e le figure politiche della Rivoluzione del 1776, nel quadro di una esperienza· storica concreta, ove -i motivi della. rivendicazione contro l'In– ghilterra sono ricercati unicamente nel– la rivendicazione dei diritti inglesi, qua– li erano riconosciuti dalla Magna Char– ta e dal Bill of Rights del 1688. Tanto che li Boorstin afferma: « Il più abile difensore della Rivoluzione, il più gran– de teorico politico della Rivoluzione americana fu anche il grande teorico del Conservatorismo britanQ 'i.co: Ed– mund Burke ». L'interesse dell'indagine si acuisce allorché lo storico sfronda l'immagine della Rivoluzione dagli aspetti giacobini attribuitigli anche da una parte degli scrittori americani di storia, riconducendo il preambolo della Dichiarazione d'Indipendenza, nella sua generica affermazione di diritti natu– rali, alla dimensione dello spirito dei coloni e dei loro leaders. I quali, non dai testi francesi derivarono la convinzio– ,ne del diritto alla rivolta, e non dalla fi. losofia dei giusnaturalisti la coscienza del diritto alla disobbedienza all'autorità regia, quanto dalla tradizione giuridica inglese e dalla coscienza di necessità di fatto ineliminabili, pur sempre nella cornice dell'affermazione « Taxation without representation is Tiranny », de– rivata dalla « Magna Charta ». Come ben fa notare il Rossiter nell'opera ci– tata, è piuttosto alle costituzioni dei singoli Stati che si deve riandare, onde cogliere il senso di tale restaurazione •di diritti. In esse, molti privilegi con– cessi ai fondatori delle Colonie origi– narie della Nuova Inghilterra, attraver– so le Charters reali del secolo XVII 0 , vengono incorporati, quasi a riaffer– mare la restaurazione della normalità e ad indicare la continuità con il passato. Ed è proprio sul terreno della rivendi– cazione dei privilegi, che i coloni rite– nevano concussi dalle deliberazioni del Parlamento inglese e dall'atteggiamento ostile della Corona, che si posero i mo– tivi della ribellione. La mancanza di una temperie rivoluzionaria in senso democratico e giacobino, è pure confer- i mata dalle solide basi espresse dalla costituzione americana, stilata nel 1787 alla convenzione di Filadelfia dal grup– po dei Federalisti di Hamilton, i quali sostennero per lo più il carattere con– servatore della «Rivoluzione». Anche la rivalutazione del pensiero conservatore europeo ha trovato posto in tale revisione storiografica, e Peter Viereck ne è stato il più valido asser– tore. In alcune opere, quali « Conser vatism Revisited: The Revolt against Revolt » (1949) e « Conservatism: From John Adams to Churchill », egli ha por– tato a conoscenza della· gioventù studio– sa degli Stati Uniti le idee dei conser– vatori e dei reazionari europei, da De Maistre a Edmund Burke, da Metter– nich a Disraeli, da Tocqueville a Do– noso Cortés e molti altri ancora. Tutto quanto costituisce là rete di rapporti ti-a le posizioni di pensiero estreme o più concilianti nei confronti della· de– mocrazia politica ha trovato nei suoi libri ampia illustrazione. Nella sua ope• ra più recente, dal titolo « The Una– justed Man: A new Hero for Ameri– cans » (ed. The Beacon Press), il Vie– reck affronta, attarverso una serie di saggi concernenti i riflessi culturali del– le lotte politiche dell'ultimo decennio in America ed in Europa, il problema del– la libertà dell'individuo dalle pressioni della vita di massa e la possibilità a questi offerta di reagire e di opporsi al livellamento egualitario della moderna società tecnicizzata. Livellamento che l'autore scorge e denuncia soprattutto nei termini del conformismo intellettua– le e psicologcio dominante e nell'ab– bandono della sensibilità storicamente fondata attraveso l'esperienza cui.turale còmune alla società occidentale, espe– rienza non razionalmente ·definibile at, traverso particolari dottrine, in quanto modellata dai Principi e dai Valori che sono il cardine stesso della nostra Ci– viltà. Contro tale condizione di abban– dono e di conformismo, l'autore rivolge i propri strali, invitando ad una corag– giosa denuncia coloro che intellettual– mente e politicamente sono decisi a con– trastare il passo alla spersonalizzazione dell'Uomo e credono possibile il suo ri– torno ad una rinnovellata spiritualità interiore. I frutti dell'intenso sforzo culturale illustrato, che meglio si potrebbe docu– mentare citando altre decine di autori e di libri, paiono ora concretarsi nell'ac– ct"ttazione çla parte della gioventù stu– diosa americana delle idee e dei prin-
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