Lo Stato - anno II - n. 8 - 20 marzo 1961

Purtroppo, però, queste possibilità sono ancora oggi soltanto sulla carta e sarebbe illusorio farvi affidamento con– creto. La concentrazione industriale in Italia, insieme alla tendenza monopoli– stica, sia privata sia statale, ha favorito l'accumularsi in poche categorie della ricchezza, mentre d'altra parte è man– cato un sostanziale sviluppo sociale ed economico delle collettività produttive. La partecipazione dei lavoratori a que– st., maggiore ricchezza e la sua influen– za sui consumatori è ancora allo stato elementare. Al processo di sviluppo tec– nologico e produttivo non ha fatto ri– scontro un parallelo processo di svilup– po sociale, né lo stesso Stato è riuscito a mutare la situazione attraverso gli organismi da esso controllati, anzi que– sti si sono man mano ingigantiti sì da divenire un apparato controllore dello Stato. Basti osservare come esso riesca ad indirizzare. la politica finanziaria e del credito, come si impadronisca :1 crei organi di stampa e di formazione dell'opinione pubblica, in appoggio ad una propria politica collimante con quella di talune correnti di partito. Mutare questa situazione à quindi imperativo categorico: soltanto una mi– gliore distribuzione della ricchezza ed una elevazione dei redditi potrà creare all'interno quel mercato sano e di co– stante capacità che può garantire un sicuro avvenire alla nostra produzione automobilistica ed alle industrie colle– gate. Si tratta di una politica organica che non trascuri alcun settore ed alcu– na possibilità; dall'agricoltura - il cui reddito è il più basso in Europa pur dando da vivere a circa la metà della nostra popolazione attiva - all'indu– stria, sopratutto piccola e media gra– Yata da oneri e soggetta ad assorbimenti monopolistici, dalle strade ancora in– sufficienti, specie nelle zone meridio– nali, al sistema fiscale che occorre as– solutamente ridimensionare in rapporto sopratutto alla anzianità dei veicoli cir– colanti, e così via. Un potere d'acquisto sempre crescen– te, una pianificazione organica della economia, una concreta politica sociale lontana dalle attrazioni demagogiche, sono i cardini fondamentali di una so– cietà moderna e democratica: in essi risiedono anche i termini della soluzio– ne di un problema che presto o tardi investirà la nostra produzione automo– bilistica. 24 I NUOVI PEDANTI Se si vuole toccare con mano l'esaurimento culturale del laicismo italiano, non si ha che a leggere le rubriche culturali del « Mondo ». In essa si trovano tutta la fenomenologia delle posizioni cultu– rali che la giustizia del tempo ha ormai interamente trasformato in mere accademie. Il procedimento teorico di tali posizioni è veramente quello dell'ipse dixi-t: cioè la semplice con– statazione di una contraddizione di una tesi con le loro dottrine acquisii-e è considerata prova suffi– ciente di errore. Un esemplare saggio di questo sistema è la critica ad un articolo del prof. Del Noce sul Riso– gimento apparso sulla rivista « Humanitas » di questo gennaio. Diamo atto al « Mondo » di aver colto il valore dell'articolo, l'unica posizione che abbia affron– tato seriamente il problema di un giudizio positivo sul Risorgimento dal punto di vista cattolico: ma in genere i « pedanti » hanno vivo il senso di ciò che minaccia o non minaccia la loro rendita cul– turale. Lo scrittore laicista da qui un bel saggio del metodo di Simplicio. Citiamone un estratto: per dimostrare che il Del Noce non aveva nemmeno l' intenzione di « proporre una nuova interprazione del Risorgimento » ( !), ma di << riproporre un'ideologia che assume inevitabilmente colori reazio– nari», Turcaret dice che « basta dare un'occhiata ai giudizi che egli (Del Noce) formula sull'azioni– smo ». Cioè: basta la semplice presa d'atto che un giudizio su un certo fenomeno storico diverge da quello dato dai laicisti per dimostrare che gli argomenti che sostengono quel giudizio sono pura pro– paganda, e, specificamente, propaganda reazionaria. QJJ,estisarebbero i nostri « uomini copernicani »: sono in realtà essi soltanto dei Basilio Puoti che dell'antico grammatico napoletano hanno perso la dignità e lo stile ed hanno soltanto conservato la caricatura imbottita di presunzione e di superficialità di giudizio. b1u u ecaginobianco •

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